Il caso Livorno riaccende l’allarme melanoma: tra le cause, anche smog e Pfas
Cresce l’incidenza dei tumori cutanei: a Livorno oltre 400 melanomi all’anno e correlazioni con l’inquinamento atmosferico e i SIN. Prevenzione e screening urgenti.
26 Giugno 2025, 13:36

Sommario
Nel 2024 a Livorno sono stati registrati oltre 400 nuovi casi di melanoma, un dato drammaticamente superiore rispetto alla media italiana e a quella regionale toscana. Lo ha evidenziato il dermatologo Giovanni Bagnoni in un’intervista al Tirreno, indicando come questa città costiera abbia un tasso di incidenza dei tumori cutanei sorprendentemente elevato. Un’anomalia che, secondo gli esperti, non può più essere attribuita esclusivamente alla sovraesposizione solare.
Cos’è il melanoma?
È un tumore maligno che origina dai melanociti, le cellule responsabili della produzione di melanina nella pelle, e può diffondersi rapidamente se non diagnosticato tempestivamente. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, si registrano circa 12 000–13 000 nuovi casi di melanoma cutaneo l’anno; recenti dati stimano circa 12 900 diagnosi nel 2024, con un trend in aumento del +17 % negli ultimi dieci anni.
Il ruolo dell’inquinamento ambientale
A confermare i sospetti che l’unico responsabile non sia il sole è il professor Claudio Spinelli, ordinario di Chirurgia pediatrica e infantile all’Università di Pisa, autore di oltre 600 pubblicazioni scientifiche. Secondo Spinelli, ci sono forti correlazioni tra l’inquinamento ambientale e lo sviluppo di melanomi, in particolare per quanto riguarda idrocarburi policiclici aromatici (IPA), metalli pesanti e Pfas. Questi composti, derivati da attività industriali e dai siti inquinati (SIN), potrebbero agire come fattori scatenanti e acceleranti dei tumori cutanei, soprattutto nei più giovani.
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Il caso Livorno: incidenza più alta del Queensland, in Australia
Incredibilmente, il tasso di melanomi registrato a Livorno supera quello dello stato australiano del Queensland, noto per avere la più alta incidenza mondiale. Uno studio pubblicato nel 2019 su Pediatric Surgery International, condotto insieme all’ospedale di Livorno, riportava già un tasso di 97 casi per milione di abitanti tra il 2006 e il 2016, rispetto agli 87 del Queensland. I dati più recenti – 400 casi nel 2024 contro i 12 del 1993 – mostrano un trend in continuo e preoccupante aumento.
Sole, clima e ozono: una concausa, non l’unica
«Non possiamo più pensare che tutto dipenda solo dall’abitudine di prendere il sole», afferma Spinelli. Anche altre città costiere toscane, infatti, come Pisa o Viareggio condividono con Livorno lo stesso clima e le stesse abitudini, ma non presentano un’incidenza altrettanto alta. Il professor Spinelli sottolinea come le radiazioni UV, aumentate negli ultimi decenni a causa dell’assottigliamento dello strato di ozono, contribuiscano a danneggiare il DNA delle cellule cutanee. Tuttavia, l’esposizione agli inquinanti ambientali sembra essere la variabile chiave che differenzia Livorno dalle altre località.
I pericoli nascosti dell’industria
Livorno è storicamente sede di insediamenti industriali e petrolchimici, che rilasciano sostanze tossiche nell’ambiente. Gli IPA, così come i ftalati, la diossina e metalli pesanti (mercurio, piombo, arsenico, cadmio), sono stati identificati come interferenti endocrini, capaci di favorire lo sviluppo di neoplasie ormono-dipendenti, tra cui anche il melanoma. Queste sostanze non si limitano all’ambiente industriale, ma possono essere assorbite attraverso l’acqua, l’aria e la catena alimentare.
Pfas: gli inquinanti eterni
Tra i più insidiosi ci sono i Pfas (sostanze perfluoroalchiliche), utilizzate in vari processi industriali e praticamente indistruttibili nell’ambiente. Non esistendo in natura, questi composti resistono alla degradazione e si accumulano nel corpo umano. In Toscana, i Pfas sono stati ritrovati nelle acque reflue di distretti tessili, conciari e florovivaistici, contaminando falde, coltivazioni e animali. Il loro potere cancerogeno è ormai riconosciuto dalla scienza.
Un appello urgente: prevenzione e screening
Il legame tra tumori della pelle e inquinamento richiede misure urgenti di prevenzione, monitoraggio e bonifica ambientale. Secondo Spinelli, servono screening dermatologici precoci, in particolare tra i più giovani, e un’attenta mappatura epidemiologica per individuare i cluster territoriali ad alto rischio. Allo stesso tempo, la politica è chiamata a intervenire per limitare l’impatto dell’inquinamento ambientale, tutelare la salute pubblica e assicurare trasparenza e informazione ai cittadini.