Infermiere di Famiglia e Comunità, cosa fa e come diventarlo
21/03/2023
La Riforma dell’assistenza territoriale rende l’Infermiere di Famiglia e Comunità una figura centrale nel prossimo futuro del Ssn. Ma come fare per diventarlo?

Sommario
La popolazione dell’Unione europea sta invecchiando ormai da diverso tempo e l’Italia non è di certo esclusa da questo processo. Stando ad un recente approfondimento dell’Istat (Istituto nazionale di statistica), tra il 2001 e il 2020 la quota degli ultraottantenni è quasi raddoppiata e sono aumentati, in generale, la quota della popolazione anziana, l’indice di dipendenza degli anziani e l’età mediana. Osservando la quota di persone di 65 anni e più sulla popolazione totale, nel 2001 l’Italia aveva la quota più alta (23 %) mentre Paesi come l’Irlanda (14 %) e il Lussemburgo (15%) avevano quelle più basse.
Nel periodo 2001-2020 si è potuto inoltre osservare un aumento della quota di persone di 65 anni e più in tutti gli Stati membri. Discorso analogo, anche se in senso opposto, per quanto riguarda i giovani sotto i 20 anni: la quota nella popolazione Ue di bambini e adolescenti è diminuita nell’ultimo ventennio e, anche in questo caso, l’Italia spicca per avere una delle medie più basse: nel 2020 la quota di bambini di età inferiore ai 14 era più alta in Irlanda (20%) e più bassa in Italia (13%). Discorso analogo per quanto riguarda la quota di persone tra i 15 e i 19 anni nel 2020.
Cosa comporta tutto ciò? Che le esigenze di salute della popolazione stanno cambiando ormai da diversi anni e si continuerà su questa strada. Secondo l’Iss (Istituto superiore di sanità), “parallelamente all’aumentata aspettativa di vita, si è verificata una transizione epidemiologica nella patologia emergente: da una situazione in cui erano prevalenti le malattie infettive e carenziali, si è passati a una preponderanza di quelle cronico-degenerative. Ciò significa che l’assistenza sanitaria deve stare al passo per offrire un servizio adeguato alle necessità dei cittadini e tale da non disperdere inutilmente le risorse che vengono stanziate per questo scopo”, in particolare, quelle in arrivo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
L’assistenza territoriale
La Riforma dell’assistenza territoriale è regolata dal decreto interministeriale del 23 maggio 2022, pubblicato nella GURI Serie Generale n. 144 del 22 giugno 2022. Questa definisce un nuovo modello organizzativo del Servizio sanitario nazionale che mira a una sanità più vicina alle persone e al superamento delle disuguaglianze. Obiettivi della riforma sono:
- Definire un nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza primaria in grado di individuare standard strutturali, tecnologici e organizzativi uniformi su tutto il territorio nazionale, per garantire a cittadini e operatori del Servizio Sanitario Nazionale il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza – LEA.
- Facilitare l’individuazione delle priorità di intervento in un’ottica di prossimità e di integrazione tra le reti assistenziali territoriali, ospedaliere e specialistiche.
- Favorire la continuità delle cure per coloro che vivono in condizioni di cronicità, fragilità o disabilità, che comportano il rischio di non autosufficienza anche attraverso l’integrazione tra il servizio sociale e quello sanitario.
- Disegnare un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario ambientale e climatico.
- Allinearsi agli standard qualitativi di cura dei migliori Paesi europei.
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Tra i punti chiave di questa riforma troviamo:
- Casa della Comunità;
- Centrale operativa 116117;
- Centrale Operativa Territoriale- COT;
- Unità di continuità assistenziale;
- Assistenza domiciliare;
- Ospedale di comunità;
- Rete delle cure Palliative;
- Servizi per la salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie;
- Telemedicina;
- Infermiere di Famiglia e Comunità.
Vediamo dunque chi è l’infermiere di Famiglia e Comunità, cosa è chiamato a fare e, soprattutto, come diventarlo.
L’Infermiere di Famiglia e Comunità, com’è nato e cosa fa
Introdotto nel 1998 in Europa attraverso il documento “Health21” dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), e in Italia con la legge n.77 del 17 luglio 2020 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19), l’Infermiere di Famiglia e Comunità è “la figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza infermieristica, ai diversi livelli di complessità, in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera. Non solo si occupa delle cure assistenziali verso i pazienti, ma interagisce con tutti gli attori e le risorse presenti nella comunità per rispondere a nuovi bisogni attuali o potenziali”.
Secondo la Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche), “l’infermiere di famiglia può gestire i processi infermieristici in ambito familiare e di comunità di riferimento e opera in collaborazione con il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta, il medico di comunità e l’équipe multiprofessionale per aiutare individuo e famiglie a trovare le soluzioni ai loro bisogni di salute e a gestire le malattie croniche e le disabilità”.
Ed è sempre la Federazione a indicare le dieci funzioni che descrivono questo tipo di professionista:
- Valutare lo stato di salute e i bisogni della persona nelle diverse fasi della vita (adulta, infanzia, adolescenza), del contesto familiare e conoscere quelli di comunità;
- Promuovere e partecipare ad iniziative di prevenzione e promozione della salute rivolte alla collettività;
- Promuovere interventi informativi ed educativi rivolti ai singoli, alle famiglie e ai gruppi, atti a promuovere modificazioni degli stili di vita;
- Presidiare e facilitare i percorsi nei diversi servizi utilizzando le competenze presenti nella rete;
- Pianificare ed erogare interventi assistenziali personalizzati alla persona e alla famiglia, anche avvalendosi delle consulenze specifiche degli infermieri esperti (es. wound care, stomie e nutrizione artificiale domiciliare, ventilazione domiciliare, cure palliative ed altre);
- Promuovere l’aderenza ai piani terapeutici e riabilitativi;
- Partecipare alla verifica e monitoraggio dei risultati di salute;
- Sostenere i percorsi di continuità assistenziale tra sociale e sanitario, tra ospedale e territorio e nell’ambito dei servizi territoriali sanitari e sociosanitari residenziali e semi-residenziali;
- Garantire le attività previste per la realizzazione degli obiettivi della nuova sanità di iniziativa;
- Partecipare nell’integrazione professionale al perseguimento dell’appropriatezza degli interventi terapeutici e assistenziali, contribuendo alla relazione di cura, al rispetto delle volontà del paziente espresse nella pianificazione delle cure, anche in attuazione della Legge 219/17 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento).
Secondo l’Oms, questo nuovo tipo di infermiere è colui che aiuta gli individui ad adattarsi a malattia e disabilità cronica trascorrendo buona parte del suo tempo a lavorare a domicilio della persona assistita e della sua famiglia, con l’obiettivo di mantenere e migliorare l’equilibrio e lo stato di salute della famiglia, nella comunità, aiutandola a evitare o gestire le minacce alla salute. Oggetto dell’assistenza dell’Infermiere di famiglia è l’intera comunità. L’Infermiere di Famiglia e Comunità svolge dunque il suo ruolo nel contesto di cui fanno parte la rete dei servizi sanitari e sociosanitari, le scuole, le associazioni e i vari punti di aggregazione.
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Come diventare Infermiere di Famiglia e Comunità
Un infermiere può lavorare per enti pubblici (come Asl o strutture di cura) ed enti privati (come cliniche specialistiche e ambulatori) ma anche come libero professionista e, di conseguenza, può collaborare con diverse realtà territoriali.
Ma come si diventa Infermiere di Famiglia e Comunità? L’attuale percorso formativo universitario infermieristico si articola in Laurea in Infermieristica (triennale e abilitante alla professione), Master di I livello, Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e ostetriche (biennale), Master di II livello e Dottorato di Ricerca.
Un laureato in infermieristica può scegliere tra varie specializzazioni:
- pediatrica;
- geriatrica;
- psichiatrica;
- di sanità pubblica
- di area critica-emergenziale
Esistono però anche master specifici proprio per chi vuole intraprendere la carriera da Infermiere di Famiglia e Comunità. Un infermiere regolarmente iscritto all’albo, con formazione universitaria e percorsi post-laurea, può dunque partecipare a bandi pubblici o selezioni interne ai distretti nei quali si è già in servizio.
Requisiti preferenziali per la valutazione dei curriculum dei candidati sono in genere: esperienza in ambito territoriale, assistenza domiciliare, ambulatori territoriali, cure palliative territoriali, salute mentale, nei servizi di integrazione ospedale-territorio e di presa in carico di soggetti fragili e percorsi di master di primo livello di Infermiere di Famiglia e Comunità o equivalenti.
Arnaldo Iodice, giornalista