Dagli allevamenti alla tavola: come si diffonde la resistenza agli antibiotici

Scopri i dati aggiornati del report AMR sull’antibiotico-resistenza negli animali destinati al consumo alimentare e le implicazioni per la salute pubblica.

Sommario

  1. Il Report AMR 2025: un decennio di dati per capire dove siamo
  2. I principali risultati: tendenze, miglioramenti e criticità
  3. Le cause: come nasce la resistenza negli allevamenti
  4. Le misure di contrasto: un impegno a più livelli
  5. Cosa ci dice il Report AMR 2025: progressi e sfide future
  6. Un impegno collettivo

Negli ultimi decenni, l’antibiotico-resistenza (AMR) è diventata una delle maggiori minacce per la salute pubblica globale. Spesso si pensa all’abuso di antibiotici in ambito umano, ma una parte rilevante del problema nasce anche dall’uso di antimicrobici negli animali destinati alla produzione alimentare.

In allevamento, infatti, gli antibiotici vengono utilizzati non solo per curare infezioni, ma anche – in alcuni casi – per prevenire malattie o favorire la crescita degli animali. Questo uso estensivo può favorire lo sviluppo di batteri resistenti che, attraverso la catena alimentare o l’ambiente, possono arrivare fino all’uomo. Per questo motivo, dal 2014 l’Italia svolge un’attività sistematica di sorveglianza e monitoraggio dell’AMR negli animali destinati alla produzione di alimenti, con l’obiettivo di avere dati aggiornati per intervenire tempestivamente.

Il Report AMR 2025: un decennio di dati per capire dove siamo

Il Ministero della Salute ha recentemente pubblicato la Relazione sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali negli animali destinati alla produzione di alimenti e nelle carni derivate (2014–2023).
Questa relazione è il risultato di un monitoraggio continuo, realizzato in collaborazione con il Centro di Referenza Nazionale per l’Antibiotico-Resistenza (CRN-NRL-AR) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana.

Il piano di sorveglianza segue standard europei (Decisioni UE 2013/652 e 2020/1729), garantendo la comparabilità dei dati tra i diversi Stati Membri. I campioni vengono raccolti in modo rappresentativo su diverse specie animali: polli e tacchini (in anni pari), suini e bovini di età inferiore ai 12 mesi (in anni dispari). Vengono analizzati sia batteri commensali, come Escherichia coli, che zoonotici, come Salmonella e Campylobacter, capaci di causare infezioni nell’uomo.

I principali risultati: tendenze, miglioramenti e criticità

Il quadro che emerge dal report mostra luci e ombre.

Segnali positivi: calo della multiresistenza nel pollame

Uno dei dati più incoraggianti riguarda il E. coli commensale isolato da polli e tacchini: tra il 2016 e il 2020 si osserva un calo costante dei ceppi multiresistenti (MDR) e un aumento significativo degli isolati completamente suscettibili (Full Susceptible, FS). Questo trend indica che le politiche di riduzione e uso prudente degli antibiotici in avicoltura stanno dando risultati concreti.

Stabilità nei suini e bovini, ma con aree di attenzione

Per quanto riguarda suini e bovini giovani, la situazione è più stabile: anche qui si nota una leggera diminuzione della multiresistenza, con un picco di ceppi completamente suscettibili nei bovini nel 2021. Tuttavia, l’andamento è meno netto rispetto a quello registrato nel pollame.

Un dato che merita attenzione è la segnalazione, seppur sporadica, di isolati produttori di carbapenemasi nei bovini. I carbapenemi sono antibiotici di ultima linea, riservati al trattamento di infezioni gravi nell’uomo, per cui la comparsa di resistenze a questi farmaci in ambito zootecnico rappresenta un serio campanello d’allarme.

Zoonosi sorvegliate speciali: Salmonella e Campylobacter

Accanto a E. coli, la relazione dedica attenzione a batteri zoonotici come Salmonella spp. e Campylobacter spp. Questi microrganismi possono essere trasmessi all’uomo attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta e sono tra le principali cause di infezioni alimentari.
Anche in questo caso, si registrano livelli di resistenza significativi, soprattutto verso fluorochinoloni e tetracicline, classi di antibiotici largamente usate in veterinaria.

Le cause: come nasce la resistenza negli allevamenti

Il fenomeno della resistenza agli antimicrobici negli animali è multifattoriale. Un ruolo centrale è giocato dall’uso scorretto o eccessivo di antibiotici: somministrazioni non necessarie, dosaggi inadeguati, automedicazione da parte degli allevatori o uso di farmaci ad ampio spettro senza indicazioni precise.
Anche le condizioni di allevamento hanno un impatto significativo: sovraffollamento, igiene inadeguata e stress animale aumentano la probabilità di infezioni e, di conseguenza, la necessità di interventi farmacologici.

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Le misure di contrasto: un impegno a più livelli

L’Italia ha da tempo avviato strategie di contenimento basate su un approccio One Health, che integra salute umana, animale e ambientale. Il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2022–2025 rappresenta il cuore di questa strategia.
Tra le misure principali:

  • Uso prudente degli antibiotici, con indicazioni precise sulle molecole da evitare o limitare, in particolare quelle di importanza critica per la salute umana.
  • Miglioramento delle pratiche di biosicurezza negli allevamenti, per ridurre il rischio di infezioni e, quindi, la necessità di trattamenti antibiotici.
  • Sorveglianza continua, con raccolta dati capillare a livello nazionale e regionale.
  • Formazione e informazione mirate a veterinari, allevatori e operatori del settore agroalimentare.
  • Integrazione dei dati provenienti da ambiente, salute umana e animale, per avere una visione completa del fenomeno.

Cosa ci dice il Report AMR 2025: progressi e sfide future

In sintesi, i dati aggiornati al 2023 offrono un quadro di parziale miglioramento, soprattutto in alcuni settori come l’avicoltura, dove la riduzione della multiresistenza è significativa. Tuttavia, la situazione richiede ancora grande attenzione, specialmente per le specie zootecniche in cui la resistenza si mantiene su livelli stabili o emergono segnali di allerta, come i ceppi produttori di carbapenemasi.

La sfida principale resta quella di bilanciare le esigenze produttive con la tutela della salute pubblica, garantendo carni sicure e sane senza compromettere l’efficacia degli antibiotici per la cura delle infezioni umane.

Un impegno collettivo

L’antibiotico-resistenza non è un problema confinato agli allevamenti o al settore veterinario: riguarda tutti noi. Il monitoraggio costante, l’uso responsabile dei farmaci e l’adozione di pratiche zootecniche più sostenibili sono passi fondamentali per preservare la salute di animali, ambiente e persone.

Il Report AMR 2025 ci ricorda che solo con una visione integrata e azioni concrete sarà possibile contenere un fenomeno complesso, garantendo un futuro in cui gli antibiotici restino strumenti preziosi ed efficaci per la cura delle infezioni.

Di: Cristina Saja, giornalista e avvocato

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