Artrite reumatoide: il ruolo del podologo nell’équipe di cura multidisciplinare

Nel mondo 23,7 milioni di persone soffrono di artrite reumatoide, circa 300mila in Italia. La remissione clinica della malattia è l’obiettivo numero uno da raggiungere grazie alla presa in carico del paziente da parte di un équipe multidisciplinare che preveda la presenza del podologo, in grado di limitare le conseguenze dolorose della patologia sui piedi

Sommario

  1. Il ruolo del podologo
  2. I sintomi dell’artrite reumatoide
  3. I trattamenti podologici
  4. La remissione dell’artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria cronica immuno-mediata che provoca dolore, rigidità, gonfiore e perdita di funzionalità articolare. Nel mondo ne soffrono 23,7 milioni di persone e circa 300mila in Italia, con 5mila nuove diagnosi ogni anno. Colpisce le articolazioni, causando un doloroso gonfiore. “Importanti manifestazioni possono comparire agli arti, in particolar modo ai piedi con deviazioni sia delle dita che della caviglia”, dice Valerio Ponti, presidente dell’Associazione italiana podologi (Aip).

Per questo, appare di fondamentale importanza la presenza del podologo nell’équipe multidisciplinare che prende in carico il paziente affetto da questa patologia. Sebbene possa manifestarsi inizialmente in qualsiasi articolazione, l’artrite reumatoide insorge tipicamente nelle piccole articolazioni della mano e del piede. Le persone con artrite reumatoide sperimentano episodi di intensa attività di malattia, chiamati flare, alternati a episodi di relativa remissione, ossia quando il dolore e il gonfiore scompaiono.

I sintomi dell’artrite reumatoide

I sintomi dell’artrite reumatoide di solito compaiono in entrambi i piedi e la difficoltà nel salire le scale è tra i primi segni che indicano un coinvolgimento della caviglia. Più la malattia andrà avanti, più camminare e stare in piedi potrà diventare doloroso. “L’avanzamento dell’artrite reumatoide, di solito, compromette l’allineamento del piede, causando delle deformità, come alluce valgo, borsiti, dita a martello, dolore sotto la pianta del piede (metatarsalgia)”, dice Ponti. Quando tutti questi disturbi si presentano contemporaneamente, risultano piuttosto invalidanti e rendono complesse anche le azioni quotidiane più semplici, come indossare le scarpe.

I trattamenti podologici

Il plantare, da inserire in una calzatura predisposta, è tra le principali terapie che il podologo può suggerire a chi è affetto da artrite reumatoide. Il plantare, pur non essendo in grado di correggere la forma del piede, potrà ridurre al minimo la pressione delle ossa prominenti del piede, facendo diminuire il dolore ed anche la formazione di calli, soprattutto quando la deformità riguarda la parte anteriore e centrale del piede. “Il podologo offre anche consigli pratici sulla tipologia di calzature da prediligere, meglio chiusure a strappo con velcro, piuttosto che lacci – sottolinea il presidente Aip – e sulla suola, che se rigida garantisce maggiore stabilità di appoggio ed evita le cadute”.

Il podologo nel SSN

Nonostante la comprovata necessità dei trattamenti podologici per i pazienti affetti da artrite reumatoide, ad oggi questi sono raramente offerti in convenzione con il SSN. “Alcune Regioni, più virtuose, li garantiscono a pazienti diabetici. Per tutti gli altri le prestazioni, invece – sottolinea Ponti -, sono erogate in regime libero-professionale”. Eppure, una volta che il podologo avrà preso in carico il paziente dovrà continuare a seguirlo lungo tutto il corso della sua vita: “A seconda dello stadio di avanzamento della patologia i controlli saranno più o meno ravvicinati”, spiega il professionista. Oltre allo stato del piede del paziente, il podologo si occuperà anche del monitoraggio dello stato di usura delle calzature, soprattutto del tacco che se consumato dovrà essere tempestivamente sostituito.

La remissione dell’artrite reumatoide

La remissione clinica, ovvero l’assenza di segni e sintomi e dell’attività infiammatoria della malattia, deve essere l’obiettivo prioritario nel trattamento dell’artrite reumatoide. La patologia ha un impatto significativo sulla qualità di vita dei pazienti che mostrano livelli notevolmente ridotti di funzionalità fisica, sociale ed emotiva. Tra il 40% e l’80% dei pazienti soffre di affaticamento che potrebbe provocare depressione. La rigidità mattutina grave può avere un elevato impatto sullo svolgimento della normale vita lavorativa. “Di conseguenza, i pazienti in remissione avranno una migliore qualità di vita, maggiore funzionalità fisica e – conclude Ponti – superiore capacità lavorativa, rispetto ai pazienti con bassa attività di malattia”.

Di: Isabella Faggiano

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