La riforma in discussione (ancora in fase di eaborazione) per la medicina territoriale prevede che i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, attualmente convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) come liberi professionisti, possano essere trasformati in medici dipendenti del SSN. In questo scenario, i loro rapporti previdenziali verrebbero gestiti non più dall’Enpam, ma dal sistema contributivo del INPS.
Perché l’Enpam è preoccupata
Secondo le stime fornite dall’Enpam stessa, questo passaggio avrebbe un impatto significativo sulle sue entrate contributive. Attualmente, i medici di medicina generale versano all’Enpam un’aliquota contributiva attorno al 26% (divisa tra Azienda sanitaria e medico) per la loro attività convenzionata. L’Enpam stima che in caso di passaggio, potrebbe perdere circa il 40% dei contributi totali, pari a circa 1,8 miliardi di euro all’anno – su un totale di circa 3,7 miliardi – che derivano proprio da questa categoria. Il patrimonio dell’Enpam è consistente (circa 27 miliardi di euro a fine 2024). L’Enpam avverte che, se questa parte importante del bacino contribuente venisse a mancare, la sostenibilità dell’ente previdenziale per medici e odontoiatri liberi professionisti potrebbe essere messa a rischio.
Cosa cambia per i medici
Dal punto di vista del medico, i cambiamenti principali riguarderebbero: il passaggio da regime di libera professione convenzionata a rapporto di lavoro pubblico/dipendente: ciò comporterebbe contributi versati all’INPS anziché all’Enpam; possibili differenze nella contribuzione, nel futuro trattamento pensionistico e negli oneri amministrativi; potenziali implicazioni per la carriera, il carico di lavoro, la governance del rapporto con il SSN.
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Le questioni aperte
Alcuni degli aspetti ancora da chiarire sono:
- Quale sarà la decorrenza effettiva del cambio di regime e se sarà retroattivo o solo per nuovi contratti?
- Quali condizioni saranno fissate per proteggere i medici già in convenzione o in pensionamento?
- Come verranno armonizzati i sistemi previdenziali (ENPAM vs INPS) in termini di diritti acquisiti, parametri contributivi e anno di pensionamento?
- Quali garanzie verranno messe in campo per l’Enpam e per gli iscritti affinché non vi sia un impoverimento del fondo o una penalizzazione per liberi professionisti?
Perché questo passaggio è contestato
Le ragioni del contendere sono molteplici. Per l’Enpam, è un problema di equilibrio finanziario: perdere una quota contributiva così elevata significa diminuire le entrate che oggi permettono di garantire pensioni e prestazioni ai medici iscritti.
Inoltre, per i medici, un cambiamento del regime previdenziale implica incertezza e potenziali penalizzazioni, ad esempio se le condizioni INPS risultassero meno favorevoli di quelle attuali. A livello sistemico, la riforma del rapporto dei medici di famiglia con il SSN è vista da alcuni come elemento di modernizzazione della medicina territoriale, ma da altri come potenziale riduzione dell’autonomia professionale.
Dunque, la riforma che ipotizza il passaggio della previdenza dei medici convenzionati dall’Enpam all’Inps rappresenta un cambiamento rilevante per la professione medica. Le modifiche riguardano tanto il modello di lavoro (libera professione vs dipendenza), quanto il sistema previdenziale (ENPAM vs INPS) e le garanzie pensionistiche dei medici. È fondamentale che il passaggio venga gestito con trasparenza, salvaguardando i diritti degli iscritti e assicurando la sostenibilità dell’ente previdenziale.