Gestione del paziente, guida alla prevenzione delle criticità legali

Scopri l'importanza di una corretta gestione dei pazienti nello studio medico e dei relativi aspetti legali connessi. Approfondimenti sulla privacy, la responsabilità professionale e il rapporto medico-paziente, le disposizioni etiche e deontologiche per un corretto rapporto medico-paziente.

Il cuore di uno studio medico è rappresentato dai pazienti, che si rivolgono al medico con fiducia per risolvere i loro problemi di salute: sulle spalle del professionista sanitario e di tutto il suo staff pesa la responsabilità di garantire benessere e sicurezza dei pazienti durante tutto il percorso di assistenza e cura. La gestione del paziente, dei suoi bisogni e dei suoi diritti, perciò, rappresenta un aspetto irrinunciabile della prestazione medica e va ad affiancarsi alle operazioni di diagnosi, terapia e cura normalmente erogate.

I diritti del paziente sono molteplici, e il titolare di uno studio medico deve curarli con la stessa attenzione che dedica alla loro salute, per due motivi fondamentali:

  • rafforzare il rapporto fiduciario medico-paziente,
  • evitare il rischio di essere coinvolti in procedimenti giudiziari o amministrativi, che rappresentano per il medico un pensiero assillante dal punto di vista morale e una spesa ingente dal punto di vista economico.

Scopriamo insieme gli aspetti più importanti da “curare” nella gestione dei pazienti all'interno dello studio medico.

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Scopri l'importanza di una corretta gestione dei pazienti nello studio medico e dei relativi aspetti legali connessi. Approfondimenti sulla privacy, la responsabilità professionale e il rapporto medico-paziente, le disposizioni etiche e deontologiche per un corretto rapporto medico-paziente. 

La corretta gestione dei pazienti: disposizioni etiche e deontologiche

Il professionista sanitario, nell'esercizio delle sue funzioni, deve attenersi al rispetto delle regole deontologiche, le quali recano, tra l'altro, apposite norme in materia di rapporti tra il medico e il paziente, che nella nuova definizione del codice deontologico viene definito “cittadino”, al fine di sottolineare un'universalità di principi fondamentali.

La corretta gestione del paziente non può prescindere dal rispetto delle regole comportamentali dettate dal codice deontologico medico.

Nei rapporti con il cittadino il medico deve improntare la propria attività professionale al rispetto dei diritti fondamentali della persona, garantendo impegno e competenza professionale, evitando di assumere obblighi che non sia in condizione di soddisfare. Se il medico si trova di fronte a una situazione clinica rispetto alla quale non è in grado di provvedere in maniera efficace, deve essere in grado di indicare al paziente quali sono le specifiche competenze richieste per studiare e curare la patologia.

Il medico, nell'affrontare i problemi diagnostici dei pazienti, deve agire con il massimo scrupolo, dedicando tutto il tempo necessario per un colloquio approfondito e per un esame obiettivo adeguato, avvalendosi di tutte le indagini che ritenga necessarie. Nel caso di prescrizioni diagnostiche, terapeutiche o riabilitative, il medico deve fornire tutte le informazioni in termini comprensibili e documentati, verificando – per quanto possibile, la corretta esecuzione delle terapie.

Il medico, se richiesto, deve sempre prestare la propria opera professionale, a meno che ciò non contrasti con la sua coscienza o con il suo convincimento clinico: in tal caso, il medico può rifiutare di eseguire la prestazione professionale, salvo che tale comportamento non danneggi in maniera grave e immediata la salute del paziente. Il sanitario, inoltre, deve garantire al proprio assistito la continuità delle cure, e in caso di sua indisponibilità, impedimento o del venir meno del rapporto fiduciario, deve comunque assicurare la propria sostituzione, informando il paziente. Se il medico assiste un malato ritenuto inguaribile, non può abbandonarlo ma deve proseguire con l'assistenza, anche al solo scopo di lenirne le sofferenze fisiche e psichiche.

Se il medico si trova di fronte a un paziente sano di mente che rifiuta di nutrirsi in maniera volontaria e consapevole, ha il dovere di informarlo sulle possibili conseguenze che tale decisione può avere sul suo stato di salute. Se il paziente è consapevole delle conseguenze della sua scelta, il medico non deve assumere alcuna iniziativa costrittiva né collaborare a manovre di nutrizione artificiale coattiva, ma il dovere di continuare ad assistere il paziente.

La scelta del medico per il paziente è libera e fiduciaria, perciò è vietata, nel rapporto medico-paziente, qualunque condotta che possa influire su tale scelta, compresi eventuali accordi tra medici per orientare le scelte dei cittadini. Nell'ipotesi in cui il paziente dia prova di non avere più fiducia nel medico, questi può rinunciare a proseguire all'ulteriore trattamento sanitario, dandone tempestivo avviso e garantendo comunque la sua assistenza sanitaria sino al subentro di altro collega che lo sostituisca; il medico dovrà fornire al nuovo collega subentrato tutte le informazioni e la documentazione utili alla prosecuzione delle cure, previo consenso scritto del paziente.

I doveri verso i pazienti

I doveri verso pazienti minori, anziani e disabili 

Il medico ha il dovere di proteggere il minore, l'anziano e il disabile, specialmente quando ritenga che l'ambiente – familiare o extrafamiliare – nel quale vivono non sia sufficientemente sollecito alla cura della loro salute, o peggio sia sede di maltrattamenti, violenze o abusi sessuali; sono sempre fatti salvi gli obblighi di referto e di denuncia all'autorità giudiziaria nei casi previsti dalla legge.

Il medico ha il dovere di attivarsi e adoperarsi affinché il minore possa fruire di tutto ciò che è necessario per un armonico sviluppo psico-fisico e affinché allo stesso, ovvero all'anziano e al disabile, siano garantite qualità e dignità di vita, specialmente nelle particolari e delicate casistiche in cui si assista a una manifesta incapacità di intendere e di volere non ancora legalmente dichiarata.

Al fine di garantire le miglior tutele per il minore, per il disabile o l'anziano, il medico, nei casi in cui i legali rappresentanti di questi soggetti si oppongano alle cure e alle tutele richieste dalla legge, deve ricorrere con tempestività all'autorità giudiziaria territorialmente competente.

I doveri verso i pazienti privi della libertà personale 

Può capitare che il sanitario debba assistere pazienti ristretti, privati della libertà personale, che si trovino in carcere o agli arresti domiciliari: nei loro confronti il medico ha l'obbligo del rigoroso rispetto dei diritti della persona. Lo stato di reclusione del paziente non comporta, perciò, per il medico alcuna modifica dei doveri di rispetto dei diritti e della dignità dell'assistito; il normale rapporto medico-paziente, improntato alla difesa e al rispetto della vita, e della salute fisica e psichica dell'uomo, nonché al sollievo della sofferenza, non dovrà perciò essere in alcun modo condizionato o subire modifiche dettate dallo stato di detenzione del paziente.

Nell'ipotesi in cui si renda necessario un trattamento sanitario obbligatorio, il medico non deve porre in essere o autorizzare delle misure coattive, salvo i casi in cui ciò sia effettivamente necessario e comunque nei limiti previsti dalla legge.

Il professionista sanitario deve tutelare la vita umana e i propri pazienti, e nel gestire il rapporto con loro ha il dovere di non collaborare, partecipare o presenziare ad atti esecutivi di pena di morte, ad atti di tortura, a trattamenti crudeli, disumani o degradanti; deve inoltre astenersi, poiché vietato, dalla pratica di qualsiasi forma di mutilazione sessuale femminile. 

La gestione dei rapporti medico-paziente, in qualunque contesto, dovrà avere sempre come faro la tutela della libertà, della dignità e dell'integrità della persona umana, ed essere improntata al mantenimento e rafforzamento del rapporto fiduciario tra il malato e il sanitario.

Di: Manuela Calautti, avvocato

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