Italia maglia nera di spiagge libere

La riduzione delle spiagge libere in Italia solleva allarmi ambientali: erosione costiera, accesso limitato e impatti su biodiversità e paesaggio marino.

In Italia il tema degli stabilimenti balneari è sempre più acceso: prezzi elevati, spiagge vuote e difficoltà di accesso a un bene comune come il mare. Solo il 41% delle coste è sabbioso e balneabile e, considerando le spiagge effettive, in alcune regioni la privatizzazione arriva al 70%. L’Italia è “maglia nera” del Mediterraneo, con percentuali di spiagge libere molto inferiori rispetto a Grecia, Croazia, Spagna e Francia.

Il nodo principale sono le concessioni balneari, che restano nelle stesse mani da decenni con canoni bassi, mentre l’UE chiede gare pubbliche trasparenti. A peggiorare la situazione interviene l’erosione costiera dovuta ai cambiamenti climatici, che rischia di far scomparire molte spiagge nei prossimi decenni. Un segnale di rottura arriva dalla Sicilia, che ha imposto lo smantellamento di recinzioni e tornelli che impediscono l’accesso alla battigia. La misura ha suscitato proteste tra i gestori, ma per molti cittadini rappresenta un passo verso la difesa del mare come bene comune.

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Di: Gloria Frezza, giornalista professionista

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