Lavoro notturno: vista compromessa, affaticamento estremo, infezioni e rischi oncologici per gli infermieri

Nuove evidenze scientifiche confermano i rischi del lavoro notturno per i sanitari: dalla vulnerabilità alle infezioni fino a squilibri ormonali e genetici. L’analisi si basa su quattro studi internazionali su infermieri/e turnisti che documentano alterazioni del sonno, della vista, del sistema immunitario e dei ritmi circadiani

Sommario

  1. Impatti del lavoro notturno sulla salute degli infermieri/e turnisti/e
  2. Rischio oncologico e alterazioni dei ritmi circadiani
  3. Sintomi e manifestazioni cliniche legati al lavoro notturno
  4. Strategie di mitigazione e protezione

Il lavoro notturno, indispensabile in molte realtà sanitarie, può compromettere profondamente l’equilibrio fisiologico dei sanitari, in particolare degli infermiere/e turnisti/e. Non riguarda solo stanchezza o sonno frammentato: i turni notturni influenzano il ritmo circadiano, alterando la secrezione ormonale, il sistema immunitario, il metabolismo e persino la salute visiva.

L’esposizione prolungata ai turni notturni può provocare insonnia persistente, affaticamento cronico, cali di concentrazione, maggiore vulnerabilità alle infezioni e squilibri ormonali e genetici, con conseguenze potenzialmente gravi a lungo termine. Gli studi più recenti, analizzati da Nurse24, confermano questi effetti e suggeriscono strategie concrete di prevenzione.

Impatti del lavoro notturno sulla salute degli infermieri/e turnisti/e

Le evidenze scientifiche più recenti analizzano diverse dimensioni del rischio legato ai turni notturni, fornendo un quadro completo delle conseguenze sulla salute dei sanitari. Gli studi considerati includono ricerche internazionali, sia cliniche sia bioinformatiche, che hanno coinvolto infermieri/e turnisti/e in vari contesti e paesi.

Uno studio ungherese su 35 infermieri/e turnisti/e con circa 19 anni di esperienza ha osservato alterazioni della cornea, tra cui variazioni nello spessore, nella curvatura e nell’idratazione, insieme a un aumento dell’astigmatismo. Queste modifiche possono compromettere la capacità visiva, con possibili ricadute sulla sicurezza e sull’efficienza durante i turni notturni.

Uno studio prospettico norvegese, condotto su 1.335 infermieri/e (90,4% donne, età media 41,9 anni), ha valutato la relazione tra debito di sonno, turni notturni e frequenza di infezioni. Le infermiere con un debito di sonno superiore a 2 ore o con più di 20 turni notturni all’anno mostravano:

  • Raffreddore: rischio aumentato fino al 149%;
  • Bronchiti e polmoniti: rischio aumentato fino al 288%;
  • Infezioni gastrointestinali: rischio aumentato fino al 145%.

Questo studio evidenzia un chiaro legame dose-dipendente tra privazione di sonno, esposizione al lavoro notturno e compromissione del sistema immunitario.

Rischio oncologico e alterazioni dei ritmi circadiani

Le analisi scientifiche hanno documentato che l’esposizione ai turni notturni altera i ritmi circadiani, con effetti misurabili sui livelli di cortisolo e melatonina, interferendo con il sonno e aumentando lo stress fisiologico negli infermieri/e turnisti/e. Questo disallineamento biologico può avere conseguenze significative, aumentando la vulnerabilità a patologie croniche e oncologiche.

Il rischio oncologico è stato analizzato in due studi pubblicati su riviste internazionali:

  • Studio bioinformatico (International Journal of Molecular Sciences): l’analisi dei tessuti delle infermiere turniste ha evidenziato alterazioni nei cosiddetti “geni clock”, responsabili della regolazione dei ritmi circadiani. Alcuni geni che favoriscono la crescita cellulare risultavano iperattivi, mentre altri geni protettivi mostravano una ridotta attività. Questo squilibrio genetico è associato a un aumento del rischio di tumore al seno.
  • Studio clinico (FASEB Journal): il confronto tra infermiere diurne e notturne ha mostrato una perdita del picco mattutino di cortisolo, un disallineamento rispetto alla melatonina e una compromissione della sincronizzazione dei geni circadiani. Questo doppio squilibrio, genetico e ormonale, può favorire lo sviluppo dei tumori della mammella, in particolare dei sottotipi più sensibili agli estrogeni.

In sintesi, questi quattro studi internazionali documentano come i turni notturni possano alterare sonno, vista, sistema immunitario e ritmi ormonali, evidenziando rischi concreti per la salute degli infermieri/e. L’IARC classifica il lavoro notturno come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” fin dal 2019.

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Sintomi e manifestazioni cliniche legati al lavoro notturno

Gli infermieri/e turnisti/e possono manifestare una serie di sintomi che spesso si sovrappongono, generando uno stress fisiologico continuo. Tra i più comuni si osservano:

  • Insonnia e sonno frammentato, con difficoltà a recuperare energie e sensazione di stanchezza persistente;
  • Affaticamento cronico e cali di concentrazione, che possono aumentare il rischio di errori operativi;
  • Problemi visivi, come alterazioni corneali e astigmatismo, con possibili ripercussioni sulle performance lavorative;
  • Maggiore vulnerabilità alle infezioni, sia respiratorie sia gastrointestinali, legata al debito di sonno e alla compromissione del sistema immunitario;
  • Squilibri ormonali e genetici, che possono aumentare il rischio di patologie oncologiche, in particolare tumori della mammella, e influire sul metabolismo e sull’equilibrio energetico generale.

Questi effetti spesso si combinano, creando uno stress biologico e fisiologico continuo che può influire sulla salute nel lungo periodo.

Strategie di mitigazione e protezione

Per ridurre i rischi legati ai turni notturni, gli studi suggeriscono diverse strategie pratiche e operative, tra cui:

  • Gestione dei cicli di riposo: pianificare pause adeguate e periodi di recupero per permettere la risincronizzazione dei ritmi circadiani e favorire il recupero fisiologico. Ambienti di riposo silenziosi e bui, brevi sonnellini programmati e tecniche di rilassamento contribuiscono a migliorare la qualità del sonno;
  • Screening periodici: effettuare controlli visivi, metabolici, ginecologici e oncologici permette di individuare precocemente eventuali alterazioni dovute al lavoro notturno e di intervenire tempestivamente;
  • Educazione e formazione: fornire informazioni su gestione del ritmo circadiano, esposizione alla luce, alimentazione equilibrata, attività fisica e igiene del sonno aiuta gli infermieri/e a gestire meglio i turni notturni e a ridurne l’impatto sulla salute;
  • Ottimizzazione dei turni: ridurre i “quick return”, limitare i turni consecutivi e pianificare recuperi adeguati contribuisce a preservare l’equilibrio fisico e mentale, migliorando il sonno, le performance e il benessere generale.

Il lavoro notturno non è solo una questione organizzativa: è una variabile biologica con effetti concreti sulla salute. La consapevolezza dei rischi, l’adozione di politiche di prevenzione mirate e la formazione continua sono fondamentali per proteggere gli infermieri/e turnisti/e lungo tutta la carriera.

Di: Viviana Franzellitti, giornalista

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