Due percorsi principali per diventare medico in aree di conflitto: militare e umanitario
Chi sogna di diventare medico in zone di guerra può scegliere tra due strade principali:
- Percorso militare
In questo caso si lavora come ufficiale medico nelle Forze Armate (Esercito, Marina, Aeronautica o Carabinieri), spesso nei teatri di guerra dove l’Italia è impegnata in missioni internazionali (come Kosovo, Libano, Iraq, Afghanistan, ecc.).
Come si accede:
- Superare il concorso per Allievi Ufficiali Medici presso l’Accademia di formazione sanitaria militare (Scuola di Sanità e Veterinaria Militare di Roma).
- Frequentare un percorso parallelo alla laurea in Medicina e Chirurgia, che include formazione militare, addestramento sanitario d’urgenza e medicina tattica.
- Dopo la laurea e l’abilitazione, si diventa ufficiale medico a tutti gli effetti.
Cosa si fa sul campo:
- Supporto sanitario a militari e civili
- Gestione delle emergenze mediche in ambienti ostili
- Coordinamento di operazioni sanitarie e logistiche in zone di crisi
- Percorso umanitario
Molti medici scelgono di operare attraverso ONG e organizzazioni internazionali, come:
- Medici Senza Frontiere (MSF)
- Croce Rossa Internazionale
- Emergency
- Save the Children
- OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)
Come si accede:
- Laurea in Medicina e Chirurgia con abilitazione
- Spesso è richiesta una specializzazione (medicina d’urgenza, pediatria, infettivologia, anestesia, chirurgia generale…)
- Esperienza clinica (almeno 2-3 anni)
- Buona conoscenza dell’inglese o del francese
- Capacità di lavorare in team multiculturali e sotto pressione
Molte ONG offrono formazione specifica prima delle missioni, su temi come:
- Salute pubblica e medicina tropicale
- Sicurezza in aree a rischio
- Gestione di strutture sanitarie mobili o ospedali da campo.
Requisiti personali e competenze trasversali e indispensabili
Fare il medico in un’area di conflitto richiede molto più della semplice competenza clinica. Servono:
- Resilienza psicologica
- Capacità di adattamento
- Rapidità decisionale in contesti critici
- Empatia, lucidità, autocontrollo
- Una profonda etica professionale e umanitaria
È fondamentale saper lavorare con risorse limitate, in situazioni dove l’elettricità manca, i farmaci scarseggiano, le condizioni igieniche sono minime e il pericolo è reale.
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Dove operano i medici in zone di guerra
I medici in zone di guerra lavorano in:
- Ospedali da campo o mobili
- Cliniche rurali
- Centri per sfollati o rifugiati
- Pronto soccorso di guerra
- Ambulatori allestiti in scuole, tende o rifugi improvvisati
Ogni missione può durare da pochi mesi a più di un anno, a seconda dell'organizzazione e della disponibilità.
Come iniziare: suggerimenti pratici per aspiranti medici umanitari
Per intraprendere questo percorso non bastano passione e motivazione: servono passi concreti che aiutino a costruire competenze, esperienza e consapevolezza. Ecco alcuni suggerimenti pratici per iniziare:
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Studia medicina con impegno e cerca di acquisire esperienza anche durante gli studi, magari come volontario in ambito socio-sanitario.
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Partecipa a corsi di medicina tropicale, medicina d’urgenza o catastrofi umanitarie.
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Valuta tirocini o esperienze con Croce Rossa, Protezione Civile o in Paesi in via di sviluppo.
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Inizia con ONG più piccole, per poi crescere e ambire a ruoli di maggiore responsabilità.
Diventare medico in zone di guerra significa scegliere un mestiere di frontiera, dove ogni giorno si lavora per salvare vite e ridare dignità a chi vive l’inferno del conflitto. È una strada impegnativa, faticosa e a volte pericolosa, ma anche profondamente umana, trasformativa e necessaria.
Chi sceglie di intraprenderla non lo fa solo per professione, ma per vocazione.