Negli ultimi anni alcune aziende hanno iniziato a proporre ai genitori un servizio singolare: conservare le cellule staminali ricavate dai denti da latte dei loro figli. La promessa è allettante: si tratterebbe di un investimento per la salute futura, una sorta di “assicurazione biologica” da usare qualora insorgessero malattie gravi.
In Gran Bretagna tre società (BioEden, Future Health Biobank e Stem Project) pubblicizzano attivamente questa pratica, spingendo i genitori a pagare migliaia di sterline tra costi iniziali e tariffe annuali di conservazione. Le loro campagne descrivono i dentini come una preziosa fonte di cellule giovani e vitali, in grado di essere un giorno utilizzate per trattare patologie complesse come diabete, autismo o Parkinson.
Tuttavia, un’inchiesta del British Medical Journal ha sollevato dubbi profondi sull’effettiva validità scientifica di tali affermazioni, denunciando il rischio che queste aziende possano sfruttare le speranze dei genitori più vulnerabili.
Come funziona la conservazione e perché attira i genitori
Il procedimento, noto come “dental pulp cell banking”, consiste nel prelevare il dente caduto, inviarlo a un laboratorio e ricavare dal tessuto interno le cellule staminali. Queste vengono coltivate fino a raggiungere una quantità ritenuta sufficiente, poi congelate in azoto liquido e mantenute in condizioni di crioconservazione.
Dal punto di vista tecnico, si tratta di un processo sofisticato che richiama alla mente pratiche più note come la conservazione del sangue cordonale. I costi sono però proibitivi: circa 1900 sterline iniziali e un canone annuale di 95 sterline. Nonostante ciò, molti genitori scelgono questa opzione spinti dall’idea di garantire ai figli un futuro più sicuro. Le aziende alimentano questa percezione sottolineando che i dentini contengono cellule “più giovani” e dunque più adatte a rigenerare i tessuti.
In realtà, come sottolineano gli esperti, non esistono prove scientifiche solide che i campioni prelevati e congelati possano davvero avere un impiego terapeutico negli anni a venire. L’attrattiva, dunque, si fonda più su un immaginario di speranza che su evidenze concrete.
Cure miracolose o promesse azzardate?
Il nodo centrale della controversia riguarda le affermazioni, spesso esagerate, diffuse dalle aziende. Alcune pubblicità lasciano intendere che le cellule da denti siano già utilizzate per trattamenti sperimentali contro diabete e autismo. Proprio quest’ultimo riferimento ha suscitato reazioni indignate: secondo la National Autistic Society britannica, è “pericoloso e moralmente inaccettabile” far credere ai genitori che l’autismo possa essere curato con cellule staminali, poiché non si tratta di una malattia ma di una condizione neurologica.
Sul fronte del diabete, la situazione è più complessa: esistono studi sperimentali che hanno dato risultati promettenti, ma non riguardano cellule derivate da denti da latte, bensì da altre fonti, come il tessuto adiposo o embrionale. Nonostante ciò, le aziende riportano testimonianze di pazienti che dichiarano miglioramenti dopo trattamenti privati in cliniche all’estero, senza chiarire che tali procedure non rientrano in trial clinici regolamentati.
Gli esperti avvertono: siamo ancora lontani dall’avere prove che giustifichino l’uso di cellule dentali per terapie reali, e il rischio è che i genitori vengano convinti a investire ingenti somme in qualcosa che oggi non ha basi certe.
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La necessità di chiarezza e regolamentazione
Di fronte a questo scenario, emerge un vuoto informativo e regolatorio. I laboratori che conservano i campioni sono formalmente ispezionati dalle autorità, ma la comunicazione pubblicitaria resta in larga parte incontrollata.
L’Advertising Standards Agency britannica ha già ricevuto segnalazioni e ha avviato verifiche sulle affermazioni dei siti web, mentre gli esperti chiedono linee guida chiare e indipendenti, simili a quelle già esistenti per il banking del sangue cordonale. Il problema principale, infatti, è che la quasi totalità delle informazioni disponibili ai genitori proviene dalle stesse aziende che vendono il servizio, con un evidente conflitto di interessi.
Mancano fonti imparziali che spieghino non solo i potenziali benefici, ma anche i limiti, i rischi e le incognite scientifiche. L’entusiasmo per le cellule staminali è comprensibile, e la ricerca medica in questo campo continua a fare progressi significativi. Tuttavia, finché non ci saranno prove concrete dell’efficacia delle cellule derivate dai dentini, è necessario frenare gli entusiasmi e proteggere i genitori da campagne pubblicitarie che rischiano di trasformare la speranza in una costosa illusione.