Per l’anno accademico 2025/2026 il MUR ha fissato 1.774 posti a bando per il corso di laurea in Odontoiatria, con un incremento di 239 unità rispetto all’anno precedente. Secondo la CAO, il fabbisogno reale sarebbe di appena 970 professionisti, quasi la metà.
A conferma di questa criticità, il presidente della CAO nazionale, Andrea Senna, ha inviato una lettera ufficiale al ministro Bernini in cui denuncia lo squilibrio tra formazione e fabbisogno reale. Nella lettera, Senna sottolinea come la programmazione inadeguata da oltre dieci anni alimenti la pletora odontoiatrica, con rischi concreti per il futuro della professione. Questa sproporzione genera un effetto valanga: troppi ingressi, mercato saturo, condizioni di lavoro più difficili e possibile abbassamento della qualità delle prestazioni.
L’allarme di Senna, presidente CAO: “Così formiamo disoccupati”
Nella lettera inviata al ministro, il presidente della CAO nazionale sottolinea che 1.774 posti sono il doppio del necessario. Continuando su questa strada, i giovani laureati rischiano di entrare in un mercato sovraffollato, con alta concorrenza, stipendi ridotti e difficoltà ad avviare studi autonomi.
Il fenomeno della pletora odontoiatrica, infatti, secondo Senna è ormai una realtà: in Italia il numero di odontoiatri per abitante supera la media europea. Ogni anno la forbice tra domanda e offerta cresce, rendendo sempre più difficile l’inserimento dei nuovi professionisti.
Un effetto valanga sul mercato del lavoro
I numeri mostrano chiaramente la sproporzione: con i contingenti attuali, ogni anno vengono ammessi oltre 800 studenti in più rispetto al fabbisogno stimato. Nel giro di un decennio, questo squilibrio si traduce in migliaia di professionisti in eccesso, senza un corrispondente aumento della domanda.
Le conseguenze sono pesanti: concorrenza al ribasso, margini economici ridotti, qualità delle prestazioni che rischia di calare e spreco di risorse pubbliche, dal momento che la formazione universitaria è sostenuta anche dalla collettività. Molti dei giovani formati in Italia scelgono infatti di emigrare in Paesi come Francia o Germania, dove la professione è più regolata e le opportunità occupazionali maggiori.
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Ripensare il futuro della professione
Per la CAO nazionale è urgente rivedere la programmazione dei posti, calibrandola su dati epidemiologici, pensionamenti, flussi migratori e reali necessità del Servizio Sanitario Nazionale. L’obiettivo non è ridurre il diritto allo studio, ma evitare di generare nuove generazioni di professionisti destinati alla precarietà.
Il rischio, come sottolinea Senna, è che senza un cambio di rotta l’effetto valanga comprometta la sostenibilità della professione, la qualità delle cure e la valorizzazione dei giovani formati in Italia. Una sfida che non riguarda solo le aule universitarie, ma il futuro stesso della sanità odontoiatrica.