Riserva ovarica: come consigliare le pazienti

La nuova campagna del Ministero sulla riserva ovarica e come consigliare le pazienti. Intervista esclusiva con esperti del settore.

Sommario

  1. Ma cos'è la riserva ovarica?
  2. Una campagna per la cultura della prevenzione
  3. Come consigliare le pazienti sulla riserva ovarica: indicazioni pratiche per ginecologi e ostetriche

La fertilità femminile è oggi al centro del dibattito medico e sociale, soprattutto alla luce della tendenza sempre più diffusa a posticipare la maternità. In questo contesto diventa fondamentale parlare di riserva ovarica, un parametro biologico che indica la quantità di ovociti disponibili nelle ovaie e che può offrire informazioni cruciali sulla capacità riproduttiva di una donna. 

Proprio per aumentare la consapevolezza delle donne in età fertile, il Ministero della Salute ha avviato una nuova campagna informativa sulla riserva ovarica, rivolta in particolare alle under 35, ma utile a tutte le donne che desiderano pianificare consapevolmente il proprio futuro riproduttivo. 

Ma cos'è la riserva ovarica?

È la “dotazione” di ovociti che ogni donna possiede dalla nascita – un patrimonio finito e non rigenerabile – che tende a ridursi con l’età sia in quantità che in qualità. Dopo i 30 anni inizia un lento ma progressivo calo, che accelera sensibilmente oltre i 35, rendendo più difficile il concepimento e aumentando il rischio di anomalie genetiche negli embrioni. 

Oggi è possibile valutare la riserva ovarica tramite specifici esami, tra cui il più diffuso è il dosaggio dell’ormone antimulleriano (AMH), un test del sangue semplice e affidabile. A questo si affiancano strumenti come l’ecografia transvaginale per il conteggio dei follicoli antrali (AFC) e il dosaggio di FSH ed estradiolo nei primi giorni del ciclo mestruale. 

Una campagna per la cultura della prevenzione

Con questa campagna, il Ministero intende promuovere una cultura della prevenzione nella fertilità, offrendo alle donne la possibilità di conoscere in anticipo il proprio potenziale riproduttivo e valutare con maggiore consapevolezza opzioni come la preservazione della fertilità (congelamento ovociti), percorsi PMA o semplicemente il giusto momento per iniziare a pianificare una gravidanza. 

In questo scenario, il ruolo del ginecologo e degli operatori sanitari è fondamentale: sono loro a dover tradurre i messaggi della campagna in un confronto empatico e informativo con le pazienti. Come farlo nel modo giusto, evitando allarmismi ma offrendo strumenti concreti? 

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Come consigliare le pazienti sulla riserva ovarica: indicazioni pratiche per ginecologi e ostetriche

Per ginecologi e ostetriche, il tema della riserva ovarica rappresenta oggi un elemento chiave nella prevenzione ginecologica e nella pianificazione della fertilità

Il primo passo è contestualizzare il discorso all’interno della normale visita ginecologica, in particolare tra i 25 e i 35 anni, ovvero quando l’informazione può ancora tradursi in una possibilità di scelta concreta. È utile spiegare che la riserva ovarica non è un indice di fertilità immediata, ma un parametro che può aiutare a comprendere il proprio orizzonte riproduttivo, orientando eventualmente percorsi come la conservazione ovocitaria o la valutazione di un supporto specialistico.

  • Personalizzare l’informazione: ogni paziente ha una storia, un progetto di vita e un livello di consapevolezza diversi. Il ruolo del medico è aiutare a decifrare le opzioni possibili, non imporre scelte.
  • Usare un linguaggio semplice e neutro, evitando termini allarmistici come “infertilità” o “rischio” se non sono giustificati. È preferibile parlare di “consapevolezza” e “pianificazione”.
  • Proporre il test dell’AMH (ormone antimulleriano) come un’opportunità conoscitiva, non come un obbligo. Può essere particolarmente indicato in pazienti con familiarità per menopausa precoce, cicli irregolari o patologie ovariche.
  • Collegare la riserva ovarica al concetto di salute riproduttiva globale, sottolineando che la fertilità è un aspetto della salute femminile, non solo una funzione biologica.
  • Promuovere il dialogo continuo, offrendo la possibilità di approfondire l’argomento nel tempo e con strumenti affidabili (materiali ministeriali, incontri informativi, referenze specialistiche).

Parlare di riserva ovarica non significa spingere alla maternità precoce, ma guidare le pazienti verso una scelta informata e libera, nel rispetto della loro autonomia e del loro tempo di vita. Il ginecologo e l’ostetrica diventano così alleati della consapevolezza, in una medicina sempre più preventiva, educativa e orientata alla persona.

 

Di: Cristina Saja, giornalista e avvocato

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