Formazione ECM, pochi mesi alla scadenza. Gli Ordini dei medici e degli infermieri: "Saremo costretti ad applicare sanzioni"

Sommario

  1. Foschi (Cic): “Sistema formativo intervenga per favorire l’integrazione delle conoscenze in una prospettiva di cura”
  2. Clarizia (Opi Pordenone): “ECM e formazione fanno la differenza. Saremo costretti ad applicare le sanzioni”
  3. Mona (Opi Caserta): “Formazione fondamentale anche sull’aspetto delle assicurazioni”

Gli ultimi anni sono stati molto duri per il personale sanitario a causa della pandemia da Covid-19. E ciò è avvenuto, in particolare, perché il Sars-Cov-2 era un virus nuovo. Ed è per questo che una delle strade percorse nella lotta al contagio è stata quella della formazione del personale sanitario. A tal proposito, mancano ormai pochi mesi al termine del triennio formativo ECM. La formazione continua in medicina è ormai considerata una parte essenziale del lavoro dei professionisti sanitari. Ma che lezione abbiamo tratto da questi ultimi due anni? Bisogna puntare con forza ancora maggiore sulla strada della formazione per evitare di ritrovarci in situazioni come quella che abbiamo vissuto?

Foschi (Cic): “Sistema formativo intervenga per favorire l’integrazione delle conoscenze in una prospettiva di cura”

“La pandemia ci ha posto di fronte ad una sfida clinica, scientifica e organizzativa molto impegnativa – spiega Diego Foschi, presidente del Collegio italiano chirurghi (Cic) – cui ricercatori e professionisti hanno risposto in modo esemplare. Nel giro di soli due anni sono stati compiuti progressi notevoli in ogni campo della medicina Covid correlata”. Oggi abbiamo a disposizione un “enorme patrimonio di conoscenze, fatto di oltre 260.000 pubblicazioni ed è ovvio che non basta metterle a disposizione della comunità professionale. Bisogna anche organizzarle in modo da renderle facilmente usufruibili secondo un ordine di priorità che varia da una branca professionale all’altra. Per questo è necessario che il nostro sistema formativo – continua Foschi – intervenga per favorire l’integrazione delle conoscenze in una prospettiva di cura, così come è avvenuto nel recente passato e avverrà nel prossimo futuro. Le iniziative rivolte al personale sono state tempestive e hanno dimostrato una grande capacità d’impatto, modificando rapidamente gli algoritmi di cura. Certamente ci sono stati errori, inevitabili di fronte al rapidissimo evolvere dell’epidemiologia dell’infezione Sars-CoV-2, al mutevole quadro delle conoscenze e alla necessità di adeguare in tempo reale conoscenza e pratica, ma nell’insieme il rapido scambio delle informazioni e l’immediata ricaduta formativa hanno consentito di contenere i danni del Covid-19”. Secondo il presidente di Cic “di grande aiuto è stato l’adeguamento in tempi molto stretti dei sistemi informatici e il loro progressivo arricchimento che hanno consentito una rapidità e una completezza di scambi d’informazione, impossibile in epoca pre-Covid e destinata a rimanere nel tempo. La possibilità di facilitare formazione e aggiornamento rimarrà come eredità futura. In questo contesto è opportuno sottolineare l’importanza di una certificazione della qualità degli eventi, dei docenti e dei processi formativi che il nostro sistema di formazione ECM ha garantito e garantisce. È necessario proseguire su questa strada per un futuro formativo adeguato alle necessità dei tempi”. 

Clarizia (Opi Pordenone): “ECM e formazione fanno la differenza. Saremo costretti ad applicare le sanzioni”

Infermieri formati per assicurare ai pazienti il miglior trattamento possibile. È il pensiero del presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (OPI) di Pordenone Luciano Clarizia, a capo del coordinamento Friuli Venezia-Giulia: “Credo che una delle cose più dure che affronteremo nei prossimi anni – ribadisce Clarizia – sia quella mancanza di attrattività verso la professione infermieristica che sta portando sempre più ad avere numeri bassi di colleghi o di futuri colleghi; quindi, di chi si iscrive e parte con la formazione universitaria. Bisogna trovare delle soluzioni, a livello contrattuale, economico e non solo. Anche di futuro della professione per avvicinare a questo tipo di formazione. Certamente l’ECM e la formazione fanno la differenza. Se noi diamo queste informazioni ai giovani e facciamo loro comprendere che noi infermieri siamo portati non solo a finire un percorso di studi, ma a mantenere una continuità importante nella formazione per tutta la vita”.

Ma con la scadenza del triennio formativo anche gli ordini daranno importanza alle segnalazioni e, dopo l’ennesimo invito a mettersi in pari, si dovrà procedere a sanzionare. “Saremo costretti purtroppo ad applicare le sanzioni – dice Clarizia – io comprendo le difficoltà, perché alcune sono anche giuste. È pur vero che c’è la possibilità di fare formazione Ecm a distanza anche se non si riesce ad essere presente, a mali estremi estremi rimedi faccio a distanza e mi aggiorno lo stesso. Volendo si può e si deve fare”, conclude.

Mona (Opi Caserta): “Formazione fondamentale anche sull’aspetto delle assicurazioni”

Gennaro Mona, presidente OPI Caserta e presidente del coordinamento Campania-Basilicata-Molise, sottolinea come la formazione “è fondamentale anche sull’aspetto delle assicurazioni”. Mona fa riferimento alla Legge Gelli-Bianco, che prevede la perdita della copertura assicurativa nelle cause se non si è adempiuto almeno al 70% dei crediti formativi richiesti. «Le assicurazioni – argomenta Mona – cercano di trovare il cavillo per non coprire, e quindi se non si è adempiuto all’obbligo formativo ci si ritrova in una situazione in cui si rischia di non essere coperti dall’assicurazione. Io parto dal presupposto che la formazione è un obbligo morale per il professionista, altrimenti non garantiremo mai il sistema salute».  

Oltre alle sanzioni si potrebbe arrivare anche alla sospensione, come previsto dagli ordini. Il presidente OPI Caserta ricorda però che alcuni potrebbero non aver avuto modo di formarsi anche per mancanza di tempo dedicato, e garantito, dal proprio lavoro. «Il posto di lavoro è sacrosanto: noi dobbiamo mettere in condizione il professionista di formarsi – risponde Mona –. Ci tengo a ribadire che nella sanità pubblica si ha diritto a 8 giorni di formazione, mentre nel privato non sono previsti. Le FAD vanno bene e possono dare la possibilità di raggiungere i crediti, ma a volte servono corsi da fare in presenza».

Di: Redazione Consulcesi Club

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