Al Senato si torna a parlare di un’innovazione che potrebbe cambiare in modo significativo il futuro dell’angiografia: l’impiego dell’anidride carbonica (CO₂) come mezzo di contrasto alternativo allo iodio, in una conferenza stampa promossa dalla Senatrice Elena Murelli (Lega).
Mezzo di contrasto iodato in angiografia: i rischi attuali
Attualmente è necessario iniettare il mezzo di contrasto iodato per rendere ben visibili le arterie sia a livello addominale che negli arti inferiori, così da poter trattare per via endovascolare le patologie arteriose, ottenendo una radiografia precisa dell'albero arterioso. Vengono, inoltre, monitorate le fasi di intervento e verificata la buona riuscita immediatamente. Ad oggi, però, il mezzo di contrasto iodato può, in alcuni casi, portare danni renali, fino addirittura alla dialisi per alcuni pazienti particolarmente fragili. Se le procedure sono complesse, inoltre, è proporzionale l'aumento di uso del mezzo di contrasto e dunque dei rischi.
La proposta innovativa della CO2 che riduce i rischi renali
La CO₂, per contro, non danneggia i reni e riduce il rischio di reazioni avverse, rendendo possibili procedure a “zero-contrast” che eliminano del tutto l’utilizzo di iodio senza compromettere la qualità diagnostica. Durante la conferenza è stato mostrato in diretta un caso clinico dal Policlinico Sant’Orsola di Bologna: un paziente con aneurisma dell’aorta addominale trattato con successo proprio con questa tecnica. Anche la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza ha introdotto l’utilizzo dell’anidride carbonica (CO₂) come mezzo di contrasto alternativo allo iodio per interventi endovascolari sulle arterie. Secondo i medici della struttura, l’approccio endovascolare mini-invasivo consente interventi complessi con micro-accessi, riducendo incisioni e complicanze intra e perioperatorie. La CO₂, eliminata rapidamente attraverso la respirazione, aumenta la sicurezza e amplia le possibilità terapeutiche, offrendo nuove opportunità anche a pazienti fragili fino ad oggi esclusi dalle procedure chirurgiche.
Formazione e accesso: le questioni da risolvere
Il mondo clinico ha accolto con favore l’innovazione. Stefano De Lillo, vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma, l’ha definita un’opportunità preziosa per i pazienti più vulnerabili, e ha sottolineato la necessità di informare e formare i medici a riguardo. Mauro Gargiulo, professore ordinario di Chirurgia Vascolare a Bologna, ha spiegato come la CO₂ abbia già modificato la pratica quotidiana, riducendo i danni renali post-operatori e la mortalità correlata. Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, ha parlato di un esempio concreto di medicina personalizzata che aumenta la sicurezza delle cure.
Oltre agli aspetti clinici, resta però il nodo dell’accesso. Secondo Angela Deni di Confindustria Dispositivi Medici, per consentire una reale diffusione servono tariffe aggiornate, procedure di acquisto più orientate al valore e percorsi di formazione adeguati. Una posizione condivisa da Sebastiano Zannoli, presidente di Angiodroid, che ha ribadito l’importanza di un dialogo continuo tra istituzioni, clinici e industria per favorire l’ingresso di soluzioni innovative nella pratica ospedaliera.