Virus respiratorio sinciziale, i pediatri avvertono: "Un flagello per i più piccoli"

In una video-intervista, il pediatra di famiglia Carlo Alfaro spiega perché il virus respiratorio sinciziale rappresenti una minaccia per i bambini più piccoli e illustra le nuove strategie di prevenzione

Sommario

  1. La gravità dipende dall’età
  2. Alta contagiosità e costi sociali
  3. La prevenzione fa la differenza

Ogni anno con l'arrivo della stagione autunnale i pediatri si ritrovano alle prese con un aumento di virus respiratori e tra questi sicuramente il più temuto è il virus respiratorio sinciziale. Perché è così pericoloso? In una video-intervista risponde Carlo Alfaro, pediatra di famiglia e probiviro della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza.  

La gravità dipende dall’età

"Il virus respiratorio sinciziale è un flagello per i bambini piccoli e soprattutto per i bambini nel primo anno di vita: più sono piccoli, più la gravità e l'impatto del virus aumentano. Nei lattanti può causare bronchiolite o polmonite che in molti casi necessitano di ricovero e, talvolta, anche di terapia intensiva. Nei bambini più grandi o negli adulti, invece, si manifesta come un raffreddore o un’influenza", spiega il pediatra. 

Alta contagiosità e costi sociali

"Il virus è altamente contagioso, sia per via diretta attraverso secrezioni respiratorie, starnuti, tosse e saliva, sia per via indiretta tramite oggetti e superfici contaminate - chiarisce Alfaro - . Potete ben immaginare i costi: visite, accessi in pronto soccorso, ricoveri, terapie intensive, assenze dei genitori dal lavoro e stress familiare. Senza dimenticare che, seppur rara, esiste anche una mortalità correlata". 

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La prevenzione fa la differenza

Fino a poco tempo fa, la prevenzione era legata solo a igiene e protezione. Ma le cose sono cambiate: "Nel 2023 l’Aifa ha approvato un nuovo anticorpo monoclonale, il nirsevimab, che rappresenta una grande novità - afferma il pediatra -. Si somministra una sola volta a inizio stagione epidemica e protegge per circa cinque mesi, riducendo i ricoveri fino all’80% e quelli in terapia intensiva fino al 90%”. Altrettanto utile è vaccinare le donne in gravidanza. "Serve una campagna di sensibilizzazione: i genitori devono essere consapevoli dell’importanza di questa protezione e aderire con fiducia, grazie al counseling dei pediatri", conclude Alfaro. 

Di: Isabella Faggiano, giornalista professionista

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