Inquinamento dell’aria: Vicenza si conferma tra le peggiori in regione

Prosegue l’allarme smog anche a Vicenza, che peggiora le sue concentrazioni di inquinamento atmosferico nel 2023 come nei primi mesi del 2024.

1 Marzo 2024, 09:47

Inquinamento dell’aria: Vicenza si conferma tra le peggiori in regione

L’allarme smog persiste a Milano e in diverse città della Pianura Padana, comprese diverse località nel Veneto come Vicenza. Anche qui infatti, i primi due mesi del 2024 hanno visto livelli di inquinamento dell’aria tali da far scattare misure anti-smog per diversi giorni consecutivi.

Non solo, le rilevazioni annuali di Legambiente contenute nel recente “Mal’Aria di città 2024”, confermano il passo troppo lento del capoluogo veneto che, anche nel 2023, si classifica tra le più distanti dai nuovi obiettivi sulla qualità dell’aria Ue, nonché dai più sicuri limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Alla luce degli elevati livelli di inquinamento che si continuano a registrare nelle città padane, Legambiente ribadisce la necessità di incrementare gli sforzi a tutela dell’atmosfera, attraverso una serie di azioni sinergiche. In particolar modo in Veneto, suggeriscono inoltre dall’associazione, è fondamentale guardare alla transizione ecologica del comparto agricolo e zootecnico.

Inquinamento dell’aria a Vicenza 2024

Secondo quanto emerge dai bollettini quotidiani pubblicati dall’agenzia regionale che si occupa della qualità dell’aria, il nuovo anno anche per Vicenza è iniziato con livelli di inquinamento preoccupanti. Nel mese di gennaio 2024, le emissioni di PM10 si confermano troppo elevate e in peggioramento rispetto allo scorso anno.

Secondo la legge 155/2010, il PM10 non deve superare i 50 microgrammi per metro cubo (mg/mc) di concentrazione media giornaliera, e gli sforamenti di tale soglia devono essere contenuti entro i 35 giorni l’anno. Tuttavia, Vicenza, nel solo mese di gennaio 2024, ha registrato 18 giorni di sforamento, contro i 5 totalizzati nello stesso periodo dell’anno precedente. Anche nel mese di febbraio, la qualità dell’aria è risultata spesso scarsa, con molteplici giorni da bollino arancione nel territorio comunale che hanno fatto scattare limitazioni alla circolazione dei veicoli, al riscaldamento domestico e altri blocchi volti a contenere i livelli di smog.

 

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A Vicenza il PM10 oltre i limiti

Sempre in relazione alla concentrazione di PM10, secondo il nuovo rapporto Legambiente Mal’Aria di Città 2024, dei 98 capoluoghi di provincia di cui si è potuto risalire al dato per questo inquinante, nessuna nel corso del 2023 ha superato il limite normativo previsto per la concentrazione media annua, pari a 40 μg/mc. 

Un fenomeno che, come ricordano anche da Legambiente Veneto, si verifica “ormai da anni”. Tuttavia, l’analisi del valore medio annuale delle città dal 2019 al 2023 rivela che, “di fatto, negli ultimi cinque anni i valori registrati sono rimasti sostanzialmente stabili”, confermando la distanza delle città di tutti i territori di pianura del Veneto da “livelli capaci di garantire il benessere e la salute dei cittadini suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità oltre che dai nuovi limiti normativi” di recente approvati dall’UE, previsti per il 2030.

Con un valore medio pari a 32 mg/mc, pressoché in linea con quello registrato negli anni precedenti, Vicenza (insieme a Padova e Verona), si conferma al primo posto per i livelli di concentrazioni annuali di questo inquinante. Seguita subito dopo da Venezia e Cremona (con 31 mg/mc), Rovigo, Treviso, Torino, Cagliari, Brescia e Mantova (con 30 μg/mc di media annua). Con tale valore, inoltre, Vicenza si conferma ancora distante dalla nuova soglia annua di 20 mg/mc prevista dalla nuova Direttiva Ue per il PM10, come anche dal valore guida OMS pari a 15 mg/mc.

Non solo, l’allarme smog a Vicenza è confermato anche dai 53 giorni registrati dalla centralina Ferrovieri per gli sforamenti di PM10. La città, infatti, si assesta al sesto posto della classifica generale dei capoluoghi di provincia per numero di superamenti della soglia limite giornaliera di polveri sottili (PM10). La città veneta non solo va ben oltre il limite attuale (di 35 giorni), ma si conferma lontana dalle più stringenti indicazioni OMS (che suggeriscono di non superare i 3 giorni) e il nuovo limite previsto dalla Direttiva Ue sulla qualità dell’aria, pari a 18 giornate l’anno.

Secondo le analisi di Legambiente, per raggiungere gli obiettivi previsti entro il 2030, Vicenza deve ridurre del 37% le sue concentrazioni di PM10, mentre la città presenta una riduzione media annua per questo inquinante pari a circa 3%.

Preoccupa anche il PM2.5

“Tra i vari inquinanti presenti nell’aria, il particolato PM2.5 è tra i più dannosi per la salute umana”, ricordano da Legambiente. A causa delle sue dimensioni estremamente piccole, inferiori a 2,5 micrometri, questo particolato può penetrare profondamente nei polmoni. Secondo le stime dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2021 in Europa sono state registrate circa 253 mila morti premature attribuibili al PM2.5, e l’Italia si posiziona al secondo posto in questa triste classifica, con 46.800 morti.

Nel report Mal’Aria di città 2024, tutte le 141 centraline analizzate (su 87 città), rispettano il limite notmativo attuale di 25 mg/mc di media annua. Tuttavia, come ribadiscono da Legambiente, “nel 2023, nes­suna città ha mostrato livelli di PM2.5 al di sotto della soglia per la tutela della salute stabilita dall’OMS (5 μg/mc)”. “Tale dato – aggiungono questi – è particolarmente allarmante se si considerano gli effetti alta­mente negativi che tale inquinante ha sulla salute umana e sull’ambiente”.

Non solo, vi sono alcune città che presentano concentrazioni “sul filo del limite normativo”. Tra queste spicca Vicenza, che insieme a Treviso e Verona è tra le città venete nella lista delle prime nove per i livelli di PM2.5, oltre a Padova, Cremona, Bergamo, Brescia, Pavia e Piacenza.

Le concentrazioni di biossido di azoto

Va meglio invece l’inquinamento da biossido di azoto (NO2). Secondo gli ultimi dati relativi a questo inquinante, e contenuti nell’altro grande rapporto annuale di Legambiente “Ecosistema Urbano 2023”, Vicenza nel 2022 ha registrato una media annua pari a 25 mg/mc, risultando così entro la soglia attuale pari a 40 mg/mc, ma ancora oltre, seppur meno rispetto agli altri inquinanti, la nuova Direttiva Ue di 20 mg/mc. Anche per il biossido di azoto, l’OMS indica soglie molto inferiori a quelle registrate attualmente in Italia, pari a 10 mg/mc di media annua.

Peggiora l’inquinamento da ozono

Gli ultimi dati disponibili sull’inquinamento da ozono (contenuti nel report annuale Ecosistema Urbano) relativo alle principali città italiane rivelano una situazione in netto peggioramento a Vicenza. La città veneta infatti, nel 2022 ha registrato 76 giorni di superamento della media mobile (sulle 8 ore di 120 mg/mc), contro i 62 registrati nel 2021, i 51,5 del 2020, e dei 55,5 del 2019, ultimo anno pre-Covid.

Una condizione allarmante, in linea con quanto rilevato a livello regionale anche da Arpa Veneto. Nel 2022, delle 31 stazioni attive nella regione “tutte hanno registrato superamenti dell’obiettivo a lungo termine (OLT) e 22 stazioni hanno registrato superamenti della soglia di informazione (SI)”, scrivono infatti dall’Agenzia. Tra queste, “la frequenza maggiore di superamenti della SI e dell’OLT si è verificata presso le stazioni di Background rurale (BR) di Vicenza e Verona”.

 Cosa fare per ridurre l’inquinamento dell’aria in Veneto

Come scrive Legambiente Veneto in una recente nota stampa, “i dati riportati nel nuovo report Mal’aria di CIttà 2024, parlano chiaro” sull’allarme inquinamento a Vicenza come nel resto della Regione. “Nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città, e tutti i territori di pianura del Veneto, faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria”, avvertono infatti questi.

“Per ottenere aria pulita – ribadiscono quindi dall’associazione – bisogna proseguire nel percorso di ripensamento della mobilità urbana in tutto il territorio regionale, implementando ovunque le zone a basse e zero emissioni, ridisegnando lo spazio pubblico urbano con Città a 30 km/h e strade scolastiche, investendo massicciamente nel trasporto pubblico locale e nell’ampliamento di reti ciclo-pedonali, oltre che nell’elettrificazione di tutti i veicoli e relative infrastrutture di ricarica dei mezzi”.

In particolar modo in Veneto, Legambiente chiede di accendere i riflettori sul comparto agricolo e zootecnico, attualmente tra le principali fonti di inquinamento atmosferico nella regione.

“Il Veneto è al primo posto in Italia per allevamenti di conigli e avicoli e al terzo per bovini – ricordano da Legambiente – Secondo i dati ufficiali, al 31 dicembre 2019 risultavano 971 aziende ed industrie che dovrebbero essere soggette alla strategia europea di prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento, di queste 450, il 46%, sono allevamenti”.

Non solo, l’incontrollato spandimento di reflui zootecnici nel Veneto, “che dal primo febbraio sono tornati ad invadere il territorio regionale” nonostante le restrizioni dovute allo stato di allerta PM10, insieme a abbruciamenti all’aperto di residui agricoli, stanno contribuendo all’aggravarsi dell’inquinamento atmosferico, ha denunciato di recente Legambiente Veneto che esorta quindi “il governo, le istituzioni regionali e locali a prendere immediatamente provvedimenti collettivi e puntuali per affrontare l’ennesima emergenza smog in Veneto”.