Conigli Frankenstein e scoiattoli zombie: quando la natura sembra un film horror

Le immagini virali hanno scatenato paura e curiosità. Ma gli esperti spiegano che sono patologie naturali, circoscritte agli animali, e invitano a non toccarli.

3 Settembre 2025, 09:26

Conigli Frankenstein e scoiattoli zombie: quando la natura sembra un film horror

Prima i conigli dal Colorado, ora gli scoiattoli nei cortili e nei parchi del Nord America. Sempre più residenti negli Stati Uniti e in Canada segnalano animali dall’aspetto raccapricciante: orecchie e teste dei conigli ricoperte da escrescenze dure e nere simili a corna, roditori con bubboni, piaghe glabre e lesioni che trasudano liquido. Sui social network sono stati ribattezzati “conigli Frankenstein” e “scoiattoli zombie”, definizioni che evocano scenari da incubo. In realtà, spiegano gli esperti, si tratta di patologie note da tempo, ma che le immagini virali hanno trasformato in un caso mediatico.

Cause e rischi: due virus diversi, stesso impatto visivo

I conigli sono colpiti dal papillomavirus di Shope, un agente che provoca corna e protuberanze sul capo e sul corpo. Gli scoiattoli, invece, sono vittime dello Squirrel Fibromatosis Virus (SFV), un poxvirus imparentato con quello del vaiolo, che causa tumori e verruche spesso trasmesse da insetti pungitori come zanzare e pulci. Le mangiatoie per uccelli contribuiscono ad amplificarne la diffusione, creando punti di contatto tra individui malati e sani. L’aspetto inquietante però inganna: la malattia è specie-specifica e non costituisce un pericolo per esseri umani, cani o gatti. Nella maggior parte dei casi, i fibromi regrediscono spontaneamente senza compromettere le popolazioni di scoiattoli o la biodiversità.

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Consapevolezza e comportamenti sicuri

Nonostante il clamore online, biologi e autorità naturalistiche invitano alla calma: né i “Frankenstein” né gli “zombie” mettono in pericolo l’uomo. Il vero rischio è l’ignoranza. Sapere che si tratta di malattie conosciute e circoscritte ai roditori aiuta a contrastare la disinformazione e ad adottare semplici precauzioni: non toccare gli animali malati, non favorire la diffusione con mangiatoie o acqua stagnante, e lasciare che la natura segua il suo corso. Quello che appare come un incubo da film post-apocalittico è, in realtà, una sfida sanitaria ordinaria per la fauna selvatica.