‘Ecosistema Urbano’ 2023: a Torino peggiora la qualità dell’aria

Secondo il nuovo report relativo a sostenibilità e vivibilità, peggiorano quasi tutti i capoluoghi piemontesi. Preoccupa in particolar modo Torino, che perde 17 posizioni a causa dell’inquinamento atmosferico

3 Novembre 2023, 08:11

‘Ecosistema Urbano’ 2023: a Torino peggiora la qualità dell’aria

Secondo l’ultimo report “Ecosistema Urbano” di Legambiente, l’indagine che analizza 105 Comuni italiani in relazione alla loro performance ambientale, peggiorano (anche ma non solo) i capoluoghi piemontesi. Sulla graduatoria generale per vivibilità e sostenibilità, infatti, mentre Verbania mantiene il 20esimo posto, posizionandosi prima tra i grandi centri della Regione, Torino registra il calo più significativo, perdendo ben 17 posizioni rispetto all’anno precedente. Ma non va molto meglio neanche tra gli altri capoluoghi, con Vercelli che rimane stabile ma alla 68esima posizione mentre peggiorano anche gli altri 5 capoluoghi piemontesi analizzati.

Il caso di Torino

Nel rapporto di Legambiente, quest’anno alla sua 30esima edizione, Torino si colloca 82esima su 105 città. La graduatoria complessiva, tuttavia, si basa sulla combinazione di 19 criteri analizzati relativi ad aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. Su questi, se da un lato Torino mostra progressi in materia di mobilità sostenibile, raccolta differenziata e spazi pedonali, dall’altro peggiora la qualità dell’aria.

I dati sull’inquinamento atmosferico fanno collocare Torino tra le “metropoli” che più di altre affannano a reagire alla “cronica criticità urbana” rappresentata dallo smog, come sottolineano gli autori del report. Una situazione già critica e in peggioramento, che fa scendere la città dal 65esimo posto del 2022 nella classifica generale all’odierna 82esima posizione. Un crollo che, tra i capoluoghi di regione, è paragonabile solo a quello di Firenze (passata dalla 43esima alla 53esima posizione).

Torino si conferma infatti tra le città con i peggiori livelli di biossido d’azoto in Italia, insieme a Milano ed Enna. Nel 2022, la media annuale era di 37 microgrammi per metro cubo – ancora entro i 40 μg/mc stabiliti dalla Direttiva 2008/50/CE attualmente in vigore, ma di molto superiori ai 20 μg/mc proposti nella Nuova Direttiva e ai 10 μg/mc suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nelle ultime Linee guida. Guardando solo alla classifica per biossido di azoto, Torino si classifica 104 su 105.

La città è anche tra le peggiori per le polveri sottili (PM10). Con una media annuale di 34 microgrammi per metro cubo, si colloca 103esima in compagnia di Milano, Cremona, Caltanissetta e Isernia. Anche per questo inquinante, la media annua rispetta la normativa vigente ma risulta lontana dai nuovi obiettivi Ue (20 μg/mc), come anche dalla soglia limite indicata dall’OMS (15 μg/mc).

Accanto a questi dati in peggioramento rispetto al 2022, appaiono critici (anche se non tra i peggiori), quelli relativi all’ozono e le polveri sottili PM2.5. Nel caso dell’ozono in particolare, Torino registra 94 giorni di superamento della media mobile sulle 8 ore di 120 ug/mc, collocandosi 86esima su 105.

Gli altri capoluoghi piemontesi

Come già anticipato, nella classifica stilata da Legambiente la prima città del Piemonte è Verbania, collocata al 20esimo posto. La città fa particolarmente bene per il riciclo indifferenziato dei rifiuti (17° posto), la copertura di aree verdi urbane e la rete di piste ciclo pedonali (tutte e due al 9° posto), la produzione di solare termico (18° posto). Bene anche per il PM10, rispetto al quale Verbania registra la minor presenza a livello regionale e si posiziona al 13° posto. Rimangono invece alte le concentrazioni di ozono, con 43 giorni di sforamento della media mobile sulle 8 ore di 120 ug/mc.

Migliora la sostenibilità generale anche di Asti, che sale di 10 posizioni e si colloca 63esima. Anche in questo caso però, preoccupa l’inquinamento dell’aria, in particolare il PM10: con una concentrazione media di 33 ug/mc la città è 98esima su 105.

 

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Anche Vercelli, stabile in classifica, mostra livelli preoccupanti di smog. Con 113 sforamenti da ozono, si colloca 91esima, mentre per il PM10 registra una concentrazione media annua pari a 30 ug/mc, posizionandosi 83esima.

Scendono invece nella classifica generale gli altri capoluoghi piemontesi: Cuneo passa dalla 16esima posizione nel report 2022 alla 33esima, registrando tra i peggiori livelli di PM2.5. Biella era 32esima e nel 2023 si classifica 45esima, Novara oggi 64esima (era 47°) ed infine, fanalino di coda regionale ma non solo, Alessandria: 101esima per performace complessiva.

Quest’ultima, d’altronde, già dal report “Mal’aria di città 2022. Cambio di passo cercasi” di Legambiente risultava tra le prime dieci città fuorilegge per polveri sottili PM10, con 63 giorni di superamento.

Cambiamento e città

A trent’anni dal primo report, i dati raccolti mostrano progressi lenti ma costanti in vari settori, conclude Legambiente nel report. Dalla riduzione degli sprechi di acqua al miglioramento del trattamento dei rifiuti liquidi; dall’incremento della raccolta differenziata all’espansione recente dei mezzi di trasporto sostenibili come monopattini e biciclette elettriche, spinta dalla pandemia. Tuttavia, emergono anche segnali di preoccupazione. La produzione totale di rifiuti continua a crescere, sebbene con qualche rallentamento negli ultimi decenni. Il trasporto pubblico, fortemente colpito dalla pandemia di Covid nel 2020-21, ha mostrato progressi modesti dalla scorsa edizione, ma rimane al di sotto delle medie europee. Nel contempo, il tasso di motorizzazione nelle città italiane continua a salire, mentre la crescita delle aree verdi urbane e degli spazi dedicati ai pedoni procede lentamente.

Per vincere la sfida ambientale e climatica “servono urgentemente politiche ambientali più ambiziose, accompagnate da interventi concreti sia a livello nazionale sia a livello europeo, cominciando dalle realtà urbane – ribadiscono gli autori del report -. Siamo in grado di farlo, ma serve quella volontà politica, a livello nazionale e locale, che è mancata finora e che anno dopo anno diventa sempre più urgente”.

Decreto Aria: ultime novità

Con la qualità dell’aria peggiore del Paese, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto sono le 4 regioni sorvegliate speciali chiamate dal Dl 121/2023 “ad aggiornare i rispettivi piani di qualità dell’aria, modificando ove necessario i relativi provvedimenti attuativi, alla luce dei risultati prodotti dalle iniziative già assunte per la riduzione delle emissioni inquinanti”.

Il decreto, nato a seguito delle sentenze della Corte di Giustizia Ue (del 10 novembre e del 12 maggio 2022) con cui sono state accertate le violazioni della normativa europea sulla qualità dell’aria in relazione al superamento dei valori limite applicabili al PM10 e al biossido di azoto, contiene misure a tutela dell’ambiente, per la riqualificazione e il turismo green, oltre che in materia di pianificazione della qualità dell’aria e di limitazione della circolazione stradale.

il vìa libera definitivo dall’Aula della Camera è arrivato lo scorso 24 ottobre. Tuttavia, il termine per l’aggiornamento dei piani, inizialmente fissato a 6 mesi decreto-legge, è stato differito di ulteriori 6 mesi nel corso dell’esame del provvedimento al Senato.