Inquinamento atmosferico: quali sono violazioni e sanzioni in Italia?

L’attenzione all’ambiente passa soprattutto tramite le azioni per limitare l’inquinamento. Al centro di questo approfondimento, l’inquinamento atmosferico e le norme comportamentali per cittadini e Stati UE.

7 Febbraio 2024, 11:54

Inquinamento atmosferico: quali sono violazioni e sanzioni in Italia?

L’inquinamento atmosferico è un problema ambientale globale con effetti negativi sulla salute umana e sull’ambiente. Per contrastare questo fenomeno sono state adottate norme e sanzioni a livello nazionale e internazionale. Le norme stabiliscono limiti di emissione per fonti di inquinamento atmosferico come l’industria, i veicoli e le centrali termoelettriche. Questi standard servono a definire entro quali limiti possiamo muoverci per garantire un’apprezzabile qualità dell’aria e stabiliscono criteri per valutare l’efficacia delle tecnologie di controllo delle emissioni. Le sanzioni sono state pensate come incentivo per chi non rispetta le norme sull’inquinamento atmosferico. Queste possono includere multe, chiusura di aziende inquinanti o azioni legali. Lo scopo delle sanzioni è far sì che le aziende e le persone smettano di inquinare e garantiscano il rispetto dei requisiti ambientali. 

Numerosi accordi e protocolli sono stati, inoltre, adottati a livello internazionale per affrontare l’inquinamento atmosferico, come il Protocollo di Montreal sulla protezione dello strato di ozono e l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Questi accordi contengono anche meccanismi di sanzioni per i paesi che non raggiungono gli obiettivi fissati. 

A livello nazionale, molti Paesi hanno leggi e regolamenti specifici sull’inquinamento atmosferico che contengono disposizioni per sanzioni in caso di violazione di tali regolamenti. Ad esempio, le aziende che superano i limiti di emissione possono essere multate o costrette a installare dispositivi di controllo delle emissioni. Nonostante l’adozione di regolamenti e sanzioni, la lotta all’inquinamento atmosferico rimane una sfida. Ciò richiede un’applicazione e un controllo rigoroso delle normative e un monitoraggio costante delle emissioni per garantire che i livelli di inquinamento rimangano entro limiti accettabili. Inoltre, è importante sensibilizzare l’opinione pubblica ed educare sull’importanza delle pratiche sostenibili nella riduzione dell’inquinamento atmosferico. Solo un approccio olistico e la cooperazione tra governi, industria e cittadini possono affrontare efficacemente questo problema. Proprio con queste premesse, possiamo valutare tutte le norme e le sanzioni previste in Italia.  

Norme e sanzioni contro l’inquinamento atmosferico in Italia 

In Italia, la normativa in materia di inquinamento atmosferico è regolata dal Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155, che recepisce la direttiva europea sull’inquinamento atmosferico, la Direttiva 2008/50/CE. 

Le principali violazioni legate all’inquinamento atmosferico possono riguardare sia le emissioni di sostanze inquinanti provenienti da fonti industriali come gli impianti industriali o le centrali termiche, sia le emissioni diffuse, ad esempio quelle provenienti dal traffico veicolare. 

Le sanzioni previste per le violazioni della normativa in materia di inquinamento atmosferico variano in base alla gravità dell’infrazione. 

Tra le sanzioni previste, vi sono le ammende pecuniarie, la sospensione e la revoca di determinate autorizzazioni, la chiusura definitiva o temporanea degli impianti e l’obbligo di ripristino dell’ambiente. Ma non solo: recenti fatti di cronaca ci indicano anche come ad essere colpiti potrebbero essere anche gli automobilisti 

 

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Ma procediamo con ordine. Sappiamo che possono essere comminate multe amministrative di diversa entità a carico di chiunque commetta un’infrazione o non rispetti gli obblighi previsti dalla normativa. L’importo delle multe può variare in base all’entità dell’infrazione e alla reiterazione degli illeciti. 

Nel caso in cui un’azienda o un impianto industriale non rispetti i limiti di emissione stabiliti dalla legge, le autorità competenti possono sospendere o revocare l’autorizzazione all’esercizio dell’attività. In casi di gravi infrazioni o ripetute violazioni della normativa, le autorità competenti possono disporre la chiusura temporanea o definitiva degli impianti inquinanti. Inoltre, nel caso in cui un’azienda o un impianto industriale causi danni all’ambiente a causa dell’inquinamento atmosferico, le autorità competenti possono imporre l’obbligo di ripristinare o bonificare le aree interessate. 

Bisogna sempre tenere a mente che le sanzioni possono variare in base alle leggi regionali e comunali, pertanto è possibile che in alcune regioni o comuni siano previste sanzioni specifiche per l’inquinamento atmosferico. Inoltre, la normativa prevede che le amministrazioni comunali possano istituire delle “Zone a Traffico Limitato” (ZTL) in determinate aree, al fine di limitare l’accesso dei veicoli più inquinanti e ridurre l’inquinamento atmosferico. L’accesso alle ZTL è regolamentato da apposite ordinanze comunali e l’inosservanza delle stesse può comportare il pagamento di multe o sanzioni specifiche. Sul punto recenti fatti di cronaca che coinvolgono Parigi vedono la sindaca Hidalgo fare una guerra ai Suv, responsabili delle emissioni più pesanti.  

Se in Italia si litiga sul limite di velocità a 30Km/h in grandi città come Bologna o Roma; a Parigi è stato indetto un referendum sulla proposta di triplicare le tariffe di parcheggio per i Suv (Sport Utility Vehicle) e i veicoli 4×4.

La multa per inquinamento atmosferico è una sanzione che viene comminata a coloro che violano le norme e le leggi che regolano l’emissione di sostanze inquinanti nell’atmosfera. 

Cosa includono le violazioni

Le violazioni includono soprattutto: il superamento dei limiti di emissioni consentiti per specifiche sostanze inquinanti come anidride solforosa (SO2), ossidi di azoto (NOx), polveri sottili e altre particelle nocive; la mancanza o malfunzionamento di dispositivi di abbattimento o di sistemi di controllo delle emissioni; l’utilizzo di combustibili non conformi o di tecnologie obsolete che causano un’elevata emissione di sostanze inquinanti. 

Dal “vietato lanciare in aria i palloncini per non incorrere in una sanzione fino a 500 euro”, alle sanzioni elevate a tutti i veicoli che non rispettano i blocchi veicolari imposti durante le giornate green, fino a chi eccede i 30 km/h e a al voto di un referendum, il vero nocciolo della questione è solo la consapevolezza. Essere consapevoli che il clima è impazzito a causa dell’opera dell’uomo, può essere un buon inizio per bilanciare interessi contingenti a diritti a lungo termine ed evitare di consegnare alle generazioni future un pianeta in pessimo stato e un Paese indebitato per le eccessive sanzioni.  

L’Italia è già stata multata per violazione dei limiti sulla qualità dell’aria 

Una prima condanna sul punto inferta all’Italia ha riguardato la presa d’atto che partire dal 2010, il nostro Paese non ha fatto nulla per limitare l’inquinamento dell’aria dal biossido di azoto, emesso in particolare dalle auto diesel e dalle centrali elettriche. Con questa motivazione la Corte di Giustizia Ue ha accolto il ricorso della Commissione europea, che ha aperto una procedura d’infrazione contro il nostro Paese. Secondo la Corte, l’Italia è venuta meno agli obblighi previsti dalla direttiva Ue sulla qualità dell’aria e quindi ai limiti imposti “sistematicamente e continuativamente oltrepassati” dal 2010 al 2018 nelle conurbazioni di Torino, Milano, Bergamo, Brescia, Firenze, Roma, nel comune di Genova e in altre zone del Paese, inclusa Catania nel 2010-12 e nel 2014-18. 

Secondo quella condanna, avremmo anche omesso di adottare, a partire dall’11 giugno 2010, le misure necessarie a garantire il rispetto del valore limite annuale di biossido di azoto nell’insieme delle zone, in particolare “per non aver provveduto a che i piani relativi alla qualità dell’aria prevedessero misure atte a limitare al periodo più breve possibile il superamento della soglia limite“. 

Un’altra condanna all’Italia per gli stessi motivi si è avuta con la sentenza 10 novembre 2020 (C644/18), Commissione / Italia, con la quale la Corte di Giustizia ha condannato l’Italia per aver superato il valore limite delle concentrazioni di particelle inquinanti, in modo continuato, dal 2008 al 2017. Si tratta di un effetto a cascata: dalle condanne all’Italia, alle multe ai cittadini.  

L’introduzione dei reati ambientali non è bastata. Quello che si sta verificando e il tumulto civile causato dai limiti di velocità o dalle multe salate per evitare maggiori emissioni deriva da una logica molto semplice. L’Unione Europea ha più volte condannato l’Italia e la sua politica “per non aver fatto abbastanza” o addirittura nulla per evitare di peggiorare la situazione. In tal senso, oltre alle normative precise che incidono su percorso produttivi e smaltimento rifiuti, non possono essere esclusi singoli cittadini Sono questi ultimi, ora, ad essere chiamati a fare la propria parte.