Nuova tassa UE sui RAEE non raccolti: contesto, studi e impatti
Arriva una nuova tassa europea sui Raee non raccolti. Ecco cosa prevede la normativa, chi dovrà pagare e quali sono le implicazioni ambientali ed economiche.
13 Agosto 2025, 06:57

Sommario
Ogni anno, in Europa, milioni di tonnellate di rifiuti elettronici spariscono senza lasciare traccia. Televisori, cellulari, stampanti, frigoriferi… tutti dispositivi che, se non smaltiti correttamente, diventano una bomba ambientale. Per contrastare questa dispersione, l’Unione Europea ha deciso di introdurre una nuova tassa per i Paesi che non raggiungono gli obiettivi minimi di raccolta dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).
Una mossa che farà sicuramente discutere, ma che ha basi scientifiche solide. Vediamo perché.
Perché nasce la tassa sui RAEE
La nuova tassa europea punta il dito contro chi non rispetta un obiettivo fondamentale: raccogliere almeno il 65% del peso medio di dispositivi elettronici immessi sul mercato nei tre anni precedenti. Oggi, molti Stati faticano a raggiungerlo. In alcuni casi, la soglia è addirittura dimezzata. I RAEE non raccolti vengono smaltiti illegalmente, finiscono nei rifiuti urbani o restano dimenticati in casa. Il risultato? Un’enorme perdita di materiali preziosi (come oro, rame, terre rare) e un impatto ambientale fuori controllo.
Per questo nasce l’idea di una tassa “compensativa”: per ogni chilogrammo non raccolto, gli Stati dovranno pagare. Una sorta di incentivo a organizzare meglio il sistema.
Gli studi scientifici che ne giustificano l’introduzione
Ma questa tassa è solo una mossa politica? In realtà no. Diversi studi scientifici internazionali hanno dimostrato che la mancata raccolta dei RAEE è un problema strutturale che richiede strumenti forti per essere corretto.
- Modelli economici avanzati mostrano che nei Paesi più sviluppati, all’aumento del PIL corrisponde inizialmente un aumento dei rifiuti elettronici, seguito poi da una fase di miglioramento nella gestione. Tuttavia, questa inversione avviene solo se vengono adottate politiche ambientali serie, tra cui sanzioni e incentivi.
- Analisi su scala regionale hanno evidenziato che la raccolta di RAEE migliora sensibilmente in presenza di un numero elevato di punti di raccolta accessibili, di una buona raccolta differenziata generale e… di una maggiore percentuale di donne nella popolazione. Un dato sorprendente, che gli studiosi attribuiscono alla maggiore propensione femminile al riciclo e alla sensibilità ambientale.
- Valutazioni sui costi istituzionali hanno messo in luce come i sistemi collettivi di gestione dei RAEE siano spesso inefficaci a causa di burocrazia, mancanza di trasparenza e scarsa responsabilizzazione degli attori in campo. Una tassa, in questo senso, potrebbe fungere da leva correttiva.
Perché può funzionare (e dove rischia di fallire)
Chi critica questa nuova tassa sostiene che sia solo un modo per fare cassa. Ma gli studi dimostrano che, quando progettate con logica, le sanzioni ambientali possono innescare veri cambiamenti:
- Riducono la dispersione dei rifiuti elettronici
- Incentivano il miglioramento delle infrastrutture
- Coinvolgono attivamente enti locali, rivenditori e produttori
- Accelerano il passaggio verso un’economia circolare
Ma ci sono anche rischi:
- Se non accompagnata da investimenti in impianti e logistica, la tassa diventa solo una penalizzazione.
- I Paesi più fragili economicamente potrebbero non riuscire ad adeguarsi in tempo.
- La filiera illegale dei RAEE potrebbe intensificarsi per aggirare i controlli.
Aria Pulita è l’azione collettiva nata per tutelare il tuo Diritto alla Salute e per sensibilizzare le Istituzioni ad adottare azioni concrete per ridurre l’inquinamento, offrendoti supporto per chiedere un risarcimento per gli anni in cui hai vissuto in aree inquinate. Registrati gratis e scopri come possiamo aiutarti.
Il vero problema è culturale (e si può risolvere)
Molte persone non sanno neppure cosa sia un RAEE. Altre non conoscono i servizi gratuiti per lo smaltimento o non si fidano del sistema. Il primo passo, quindi, non è solo tassare: è educare, informare e semplificare.
Parallelamente, servono:
- Campagne pubbliche su cosa fare con i vecchi dispositivi
- Ritiro gratuito a domicilio per i grandi elettrodomestici
- Coinvolgimento dei negozianti, che spesso ignorano l’obbligo di ritiro “uno contro uno”
- Tracciabilità digitale dei dispositivi dismessi
RAEE: una tassa può fare bene, se nasce con intelligenza
La nuova tassa UE sui RAEE non raccolti è una risposta concreta a un problema sottovalutato. Ma, come spesso accade, il successo dipenderà da come verrà implementata: se diventerà una semplice sanzione o un motore di trasformazione.
I numeri, la scienza e la logica suggeriscono che una spinta fiscale può migliorare l’efficienza del sistema. Ma dovrà essere affiancata da azioni educative, investimenti strutturali e una vera cultura del riciclo.
Perché ogni cavo, ogni scheda, ogni vecchio caricatore dimenticato in un cassetto… può essere molto più prezioso di quanto immaginiamo.