Smog a Modena: dalle polveri sottili al termovalorizzatore

Modena continua a registrare livelli di smog preoccupanti, con polveri sottili oltre i limiti. Per molti, a gravare sull’aria inquinata è il termovalorizzatore, su cui si continuano a chiedere azioni

12 Aprile 2024, 07:32

Smog a Modena: dalle polveri sottili al termovalorizzatore

Le polveri sottili continuano a soffocare la Pianura Padana, esponendo a seri rischi la salute della popolazione. Se la Lombardia che si conferma in cima alla classifica delle regioni per capoluoghi più inquinati, anche in Emilia-Romagna e in città come Modena lo smog è ancora a livelli preoccupanti.

Nella provincia modenese, in particolare, le concentrazioni di particolato fine sono tra le più alte della regione, superando di gran lunga i valori raccomandati. Molti attribuiscono questa situazione al termovalorizzatore Hera, suscitando sempre più richieste per la sua chiusura anticipata.

Esperti e associazioni di cittadini intanto continuano a portare l’attenzione sull’inquinamento causato dal termovalorizzatore Hera, continuando altresì a chiedere lo spegnimento anticipato dell’impianto.

Smog a Modena: preoccupa l’inquinamento da polveri sottili

Secondo il recente rapporto di Legambiente “Mal’Aria di città 2024“, Modena è la prima provincia in regione per concentrazioni di PM10, registrando nel 2023 una media annuale di 28 microgrammi per metro cubo (mg/mc), seguita da Parma e Reggio Emilia con 27 mg/mc e da Rimini e Piacenza con 26 mg/mc.

Anche per il biossido di azoto, Modena veste la maglia nera a livello regionale, registrando una concentrazione media di 27 mg/mc. Non va meglio neanche per il PM2.5, per il quale il capoluogo registra, insieme a Piacenza, 19 mg/mc.

Se tali rilevamenti collocano Modena ancora entro gli attuali limiti di legge previsti per questi inquinanti atmosferici stabiliti dalla Direttiva 2008/50/CE, come ribadisce anche Legambiente nel rapporto annuale, a Modena come nelle altre città italiane monitorate, la lotta allo smog procede troppo lentamente continuando ed esporre a gravi danni la popolazione.

Rispetto agli obiettivi UE e alle indicazioni dell’OMS, infatti, i livelli di inquinamento restano troppo elevati, evidenziando la necessità di misure più incisive e di un “cambio di passo” nell’affrontare il problema dello smog a livello nazionale.

Sia per il PM10 che per il biossido di azoto, l’attuale norma consente una media annua di 40 mg/mc, mentre la nuova Direttiva UE la riduce a 20 mg/mc. Analogamente, la normativa europea, su cui di recente le istituzioni UE hanno trovato un accordo provvisorio, prevede un taglio da 25 a 10 mg/mc per la concentrazione di PM2.5 consentita su base annua.

Se la nuova direttiva UE fosse già in vigore, l’Italia sarebbe oltre i limiti consentiti per il PM10 come per l’NO2, rischiando quindi di essere deferita dalla Commissione UE alla Corte di Giustizia UE, per Modena e molte altre città lungo tutta la penisola, come già successo in precedenza e di recente rispetto all’attuale normativa sulla qualità dell’aria.

Smog a Modena: i dati 2024 mostrano un peggioramento

Non sta andando meglio neanche nel nuovo anno, con i primi monitoraggi Arpae che al 20 febbraio 2024 rivelavano 29 giorni di sforamento del valore massimo di PM10 consentito su base giornaliera e pari a 50 mg/mc, su 35 giorni annui complessivamente stabiliti dalla normativa attuale. Il dato appare ulteriormente preoccupante se confrontato con la nuova soglia prevista dalla Direttiva UE 2030, che prevede solo 18 giorni l’anno di sforamenti con valori di PM10 abbassati a 45 mg/mc di media giornaliera.

 

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Il caso del termovalorizzatore di Modena

“La fonte singola di inquinamento più potente della città è – per precisa volontà politica locale – accesa 24 ore al giorno e 350 giorni all’anno”, ha ribadito di recente la Lega di Modena, annunciando la presentazione di uno specifico ordine del giorno in consiglio comunale.

Alla luce dei recenti dati sullo smog nel modenese, il Carroccio chiede lo spegnimento anticipato dell’impianto Hera e ritiene “indispensabile trovare nuove soluzioni che possano contribuire ad un sostanziale miglioramento dei valori attualmente registrati”.

Nonostante i rifiuti nel modenese siano calati del 22% (pari a circa 13 mila tonnellate rispetto al 2022), l’inceneritore continua a bruciare 240 mila tonnellate di immondizia all’anno, è la denuncia che arriva da Modena Volta Pagina.

Secondo questi, il termovalorizzatore di Hera, inaugurato nel 2006 con l’obiettivo di smaltire “solo i rifiuti urbani della città e della provincia”, ora brucia rifiuti provenienti da tutto il Paese e solo il 40% da Modena.

“E dire che ora sopportiamo i disagi di un malgestito porta-a-porta per ridurre i rifiuti prodotti ma non godremo del beneficio di respirare aria meno inquinata. Tutto ciò non ha senso”, prosegue la contestazione di Mvp.

“Hera, infatti, – spiegano questi – compensa il calo dei nostri rifiuti importandone sempre più dal resto d’Italia, anzi ha quasi triplicato la montagna di rifiuti ospedalieri ed industriali, tra i più pericolosi”.

Anche per Pietro Bertolasi, chimico ambientalista residente sul territorio, il termovalorizzatore è “la bestia, il drago, che avvelena” la popolazione emettendo 100 mila metri/cubo l’ora di fumi velenosi, con diossine, PM2.5 e altri inquinanti che vengono riversati nell’aria della città, già tra le più inquinate d’Europa a causa delle caratteristiche territoriali e delle altre attività umane.

Per Modena Volta Pagina, il termovalorizzatore “alla scadenza dell’autorizzazione ambientale deve essere spento e smantellato”, un obiettivo che, ribadiscono questi, non è solo “degli ambientalisti, ma anche dei medici che hanno quantificato in centinaia le morti arrecati nella nostra area dall’inquinamento atmosferico”.

Secondo il capogruppo di Lega Modena, Giovanni Bertoldi, anche l’aumento della piantumazione di alberi potrebbe essere di grande beneficio nel contrastare i crescenti livelli di inquinamento. Tra le varietà di alberi suggerisce Bertoldi, quello di Paulownia è particolarmente adatto a questo compito, grazie alle sue caratteristiche uniche. Secondo Bertoldi infatti, in soli 12 mesi, un singolo albero è in grado di catturare 100 kg di CO2, con una crescita media di 7 cm al giorno e raggiungendo la maturità entro 6 anni.

Per molti, il termovalorizzatore non è la soluzione al problema dello smaltimento dei rifiuti. Come racconta la storia del Copenhill, “il termovalorizzatore più sostenibile al mondo”, poi definito dal governo danese “un errore” il problema risiede nel fatto che questi impianti per funzionare hanno un bisogno incessante di essere alimentati con i rifiuti, rischiando quindi di portare, come successo in Danimarca, a bruciare anche rifiuti che possono essere riciclati.

Come stabilito anche dall’Unione Europea, la priorità deve essere produrre meno rifiuti e incentivare il riuso, infine limitare l’utilizzo delle discariche.