Cosa succederà se l’UE fallirà i suoi obbiettivi climatici? 

Cosa succede se l’Unione Europea non raggiunge gli obiettivi climatici e ambientali al 2030? L’ipotesi di un possibile fallimento e le conseguenze.

1 Febbraio 2024, 08:46

Cosa succederà se l’UE fallirà i suoi obbiettivi climatici? 

L’Unione Europea monitora i progressi contro la crisi climatica degli Stati membri per diversi motivi. Tra i principali va certamente annoverato il principio della responsabilità condivisa. I cambiamenti climatici rappresentano una minaccia globale che richiede un impegno da parte di tutti i paesi e di tutti i cittadini. L’UE ha stabilito obiettivi ambiziosi per ridurre le emissioni di gas serra e rallentare il cambiamento climatico, ma per raggiungerli è necessaria l’azione collaborativa di tutti gli Stati membri. In questa azione comune risulta necessaria la coerenza e il coordinamento. 

Monitorando i progressi degli Stati membri, l’UE può assicurarsi che i diversi Paesi stiano lavorando in modo coordinato verso gli obiettivi climatici comuni. Questo permette di evitare situazioni in cui alcuni paesi si impegnano di più nella lotta contro il cambiamento climatico rispetto ad altri. Il motivo principe, però, riguarda certamente il monitoraggio dei progressi che consente all’UE di valutare l’efficacia delle politiche adottate a livello nazionale e identificare le migliori pratiche per raggiungere gli obiettivi climatici. Questo processo di apprendimento condiviso permette di migliorare continuamente le politiche dell’UE e di fornire ai paesi membri gli strumenti di supporto necessari per raggiungere tali obiettivi. Questo garantisce una maggiore responsabilità e trasparenza dei paesi membri nei confronti dell’UE e della comunità internazionale. 

Quindi, l’UE monitora i progressi contro la crisi climatica degli Stati membri per garantire una risposta coordinata, valutare l’efficacia delle politiche ambientali nazionali e assicurare il raggiungimento degli obiettivi climatici comuni. 

 

Aria Pulita è l’azione collettiva nata per tutelare il tuo Diritto alla Salute e per sensibilizzare le Istituzioni ad adottare azioni concrete per ridurre l’inquinamento, offrendoti supporto per chiedere un risarcimento per gli anni in cui hai vissuto in aree inquinate. Registrati gratis e scopri come possiamo aiutarti.

 

Che succede se l’UE non riesce a raggiungere gli obiettivi climatici entro il 2030

In verità, il Green Deal europeo si è posto un macro-obiettivo: tutta l’unione dovrà essere a impatto climatico zero entro il 2050. 

L’ulteriore misura verso la neutralità climatica è stata decisa dopo, quando i leader europei sono stati concordi nel varare un piano d’azione importante che potesse consentire la riduzione di emissioni di almeno il 55% entro il 2030; invitando così gli Stati membri a muoversi migliorando le norme in materia di finanza verde, potenziando il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE, stimolando l’innovazione rispettosa del clima, garantendo equità ed efficacia in termini di costi. Se il monitoraggio, però, svela una dura realtà allora è meglio apprenderla prima possibile. Il rimedio è quello di rendere le politiche più efficaci e fare in modo di accelerare i tempi e le azioni a favore del clima. 

Certamente, se non vengono raggiunti tutti gli obiettivi preposti, nel 2030 non si potranno arrestare determinate conseguenze e avremo molteplici e variegate conseguenze. Ci si aspetta che il riscaldamento globale continui, con conseguente aumento delle temperature medie in tutto il mondo. Ciò potrebbe portare a estati più calde e più lunghe, nonché a un aumento dei fenomeni meteorologici estremi come ondate di calore, uragani e piogge torrenziali. L’aumento delle temperature porterà alla continua fusione dei ghiacciai e dei ghiacci polari, provocando un progressivo innalzamento del livello del mare. Ciò potrebbe portare all’inondazione costiera, perdita di habitat per la fauna marina e comunità costiere in difficoltà. Il cambiamento climatico continuerà ad avere un impatto negativo sulla biodiversità, con molte specie in via di estinzione a causa dell’alterazione dei loro habitat e dei cambiamenti negli schemi di migrazione.  

Ciò potrebbe portare a un impoverimento della diversità biologica e ad un potenziale collasso degli ecosistemi. È previsto un aumento della siccità e delle crisi idriche. Questo potrebbe avere conseguenze devastanti sull’agricoltura, sull’approvvigionamento idrico e sulla disponibilità di energia idroelettrica. E ancora potrebbero diffondersi malattie e aumentare la mortalità: l’aumento delle temperature e dei modelli climatici potrebbe portare all’espansione di malattie tropicali come la malaria e la dengue in nuove regioni. Inoltre, gli eventi meteorologici estremi potrebbero aumentare il rischio di incidenti mortali legati al clima, come inondazioni, tempeste e incendi boschivi. 

Il progressivo aumento della crisi climatica potrebbe tradursi anche in un impoverimento dell’agricoltura e della produzione alimentare, aumentando il rischio di carestie e carenza di cibo in molte regioni del mondo. Ciò potrebbe portare a una maggiore instabilità sociale e politica. 

Mitigare gli effetti negativi della crisi sembra, sin d’ora, davvero difficile ma desistere non potrà restituirci niente di positivo. Inoltre, la vigilanza serve a capire se l’Europa deve dunque mettere in pratica delle politiche più severe per riuscire ad intercettare gli Stati membri più scettici e lenti, per correggere quelle azioni che sembrano rallentare il processo ed eventualmente rivedere in maniera più realistica gli obiettivi posti. Certo è che la collaborazione tra Stati implica l’impegno dei cittadini e di tutti i protagonisti che possono, quotidianamente, cambiare le sorti del nostro Pianeta e delle generazioni future.