Negli ultimi anni, i neurologi stanno osservando una tendenza che fino a poco tempo fa sembrava impensabile: sempre più giovani, perfino adolescenti e bambini, vengono colpiti da ictus cerebrale. Una patologia da sempre associata all’età avanzata, ora inizia a coinvolgere anche fasce d’età molto più basse, con conseguenze importanti sia a livello clinico che sociale.
Secondo i dati più recenti, a livello globale si stima un aumento dei casi di ictus tra i giovani adulti – in particolare tra i 18 e i 45 anni – che va dal 30% al 40% negli ultimi vent’anni. In Italia il fenomeno è meno evidente, ma comunque in crescita, e sempre più reparti di neurologia segnalano l’arrivo di pazienti colpiti da ictus in età insolitamente giovane.
Ma cosa sta succedendo? Perché una patologia così grave sta facendo breccia anche tra i giovanissimi?
Stili di vita a rischio già in età precoce
Una delle spiegazioni principali sta nei cambiamenti profondi degli stili di vita. Sempre più adolescenti e giovani adulti conducono vite sedentarie, passano molte ore davanti agli schermi, hanno un’alimentazione squilibrata, fanno poco movimento e – soprattutto – iniziano a fumare o a fare uso di alcol e droghe già in età molto giovane.
Anche patologie come ipertensione, colesterolo alto e diabete di tipo 2, un tempo rare tra i giovani, sono ora in aumento costante. “Vediamo ragazzi di 25 o 30 anni con valori pressori preoccupanti, ma spesso non se ne accorgono fino al primo evento acuto,” racconta un neurologo dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Tutti questi fattori aumentano il rischio di ictus, e lo fanno molto prima di quanto si pensasse in passato
Non solo adulti: colpiti anche bambini e adolescenti
E non si tratta solo di giovani adulti. Anche i bambini e gli adolescenti possono essere colpiti da ictus. In questi casi le cause sono spesso diverse: malformazioni vascolari, problemi di coagulazione, cardiopatie congenite, infezioni virali o batteriche che causano infiammazioni ai vasi cerebrali.
Un esempio frequente nei più giovani è la forame ovale pervio, una piccola apertura nel cuore presente alla nascita che in alcuni casi può non chiudersi del tutto, permettendo il passaggio di microemboli che raggiungono il cervello.
Diagnosi difficile e ritardi nei soccorsi
Uno dei problemi principali quando l’ictus colpisce un giovane è che nessuno se lo aspetta. Né i familiari, né a volte i medici. I sintomi – improvvisa debolezza a un lato del corpo, difficoltà nel parlare, perdita della vista da un occhio, mal di testa violento – vengono spesso scambiati per ansia, attacchi di panico, emicranie o problemi psicosomatici. Questo porta a un pericoloso ritardo nel riconoscimento del problema.
Eppure, come ripetono da anni i neurologi: nell’ictus ogni minuto conta. Prima si interviene, maggiori sono le possibilità di recupero. In alcuni casi, se si agisce entro le prime 4 ore e mezza, si può somministrare un farmaco (trombolitico) che scioglie il coagulo e limita i danni cerebrali.
L’allarme dei medici: servono prevenzione e consapevolezza
“È fondamentale che anche i giovani conoscano i sintomi dell’ictus e sappiano che può colpire chiunque, non solo gli anziani,” avverte la dottoressa Lucia Ferretti, neurologa esperta in malattie cerebrovascolari. “Il primo passo è riconoscere che la prevenzione non è un tema solo per gli over 60.”
Prevenire l’ictus significa adottare uno stile di vita sano fin da giovani: non fumare, mantenere un’alimentazione equilibrata, fare attività fisica regolare, controllare la pressione, dormire bene, ridurre lo stress e fare check-up periodici anche se si è in buona salute.
Un problema anche sociale
L’ictus nei giovani non è solo un’emergenza sanitaria, ma anche sociale. Le conseguenze possono essere devastanti: invalidità permanente, perdita del lavoro, difficoltà cognitive e motorie, impatto sulla qualità della vita. E quando colpisce un bambino o un adolescente, coinvolge tutta la famiglia e spesso richiede anni di riabilitazione.
Inoltre, un giovane colpito da ictus ha davanti a sé decenni di vita, e spesso deve affrontare il peso psicologico e pratico di una condizione cronica in un’età in cui si pensa alla costruzione del futuro.
Un allarme da non ignorare
L’ictus non è più solo una malattia della terza età. I numeri parlano chiaro: colpisce sempre più giovani, e le cause vanno cercate nei cambiamenti sociali, negli stili di vita e, in alcuni casi, nelle patologie genetiche o congenite.
La buona notizia è che molti ictus sono prevenibili. Ma serve più informazione, diagnosi più rapide e un’attenzione concreta anche per le fasce d’età che – fino a ieri – si pensavano al sicuro.