La professione medica, da libero professionista, può essere esercitata sia in forma singola che in forma societaria, tramite la costituzione di quella che si definisce una Società Tra Professionisti (STP). La Società Tra Professionisti nasce con il decreto ministeriale n.34/2013 per consentire l'esercizio della professione in forma societaria a coloro i quali siano iscritti in appositi albi (avvocati, medici, commercialisti) o in elenchi regolamentati nel sistema ordinistico.
Gli studi medici in forma societaria
La STP medica nasce per esercitare in via esclusiva l'attività professionale medica e viene iscritta in un’apposita sezione dell’albo professionale; la compagine sociale di una STP medica può essere costituita, alternativamente:
- esclusivamente da medici,
- da medici ed altri esercenti professioni sanitarie che richiedono l’iscrizione all’albo (ad esempio medici e infermieri),
- da medici e altri professionisti di area non medica (ad esempio medici e ingegneri, avvocati, commercialisti, ecc.).
La peculiarità della STP medica (e non solo) è quella di prevedere la presenza all'interno della compagine sociale di un socio investitore, il cosiddetto socio di capitali; sin dall'emanazione del decreto sulle STP molti ordini professionali hanno criticato tale possibilità, ritenendola poco compatibile con il concetto di professione libera e indipendente.
In effetti, si rischia che la professione (di qualunque natura) venga influenzata dal denaro, in barba al giuramento che ciascuno fa al momento dell'iscrizione all'albo.
Per ovviare alle critiche dei detrattori della STP la normativa stabilisce che i due terzi del capitale sociale deve essere rappresentato da professionisti (nel nostro caso, medici) e che il venir meno di tale condizione comporta lo scioglimento della società e la sua conseguente cancellazione dall’albo.
Il socio investitore/finanziatore può far parte di una STP medica solo quando:
- sia in possesso dei requisiti di onorabilità previsti per l'iscrizione all'albo professionale cui la società è iscritta (nel nostro caso albo dei Medici);
- non abbia riportato condanne definitive per una pena pari o superiore a due anni di reclusione per la commissione di un reato non colposo e salvo che non sia intervenuta riabilitazione;
- non sia stato cancellato da un albo professionale per motivi disciplinari
La Società tra Professionisti ha l’obbligo di stipulare una polizza di assicurazione per la copertura dei rischi derivanti dalla responsabilità civile per i danni causati ai clienti dai singoli soci professionisti nell'esercizio dell'attività professionale.
La STP offre numerosi vantaggi, legati alla possibilità di costituirsi secondo i modelli societari previsti dal codice civile (società di persone, società di capitali - anche unipersonali - e società cooperative) e di usufruire dei medesimi benefici fiscali di un'impresa, come ad esempio i crediti di imposta per l'acquisto di strumentazione e i finanziamenti agevolati.
L'odontoiatria societaria e il caso DoctorDent
La possibilità di affiancare un socio di capitali a chi esercita una professione – qualunque essa sia – può dar luogo, purtroppo, a fenomeni in cui la parte economica prevale su quella professionale, a discapito dei pazienti e con grave nocumento per l'immagine di un'intera categoria professionale.
Per quanto concerne l'attività odontoiatrica, purtroppo, vi è un ulteriore problema, in quanto a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n. 5756/2021 l'esercizio dell'attività odontoiatrica è consentito a tutte le società operanti nel settore, purchè siano dotate di un direttore sanitario e le prestazioni vengano eseguite da professionisti abilitati.
La STP, che rappresenta una garanzia per i pazienti, rimane ad oggi solo una scelta opzionale, nonostante le associazioni di categoria chiedono che l'attività venga esercitata, per legge, solo dai professionisti e non da terzi, che potrebbero perseguire l'interesse economico personale anziché la salute dei pazienti.
È quello che accade, da tempo, con i fenomeni delle cliniche odontoiatriche che, dopo aver incassato finanziamenti, scompaiono nel nulla.
È molto recente il caso della clinica Doctor Dent di Mestre, uno studio dentistico che, secondo quanto riportato sulla sua pagina Google si presenta come “una struttura sanitaria privata che opera in regime ambulatoriale erogando servizi specialistici di odontoiatria. Nata nel 2018 da un progetto imprenditoriale che si propone di fondere le conoscenze e le competenze della professionalità medica con una moderna organizzazione manageriale del servizio, Doctor Dent si presenta come un modello di innovazione ed un punto di riferimento nell'ambito della assistenza odontoiatrica privata. Porre i pazienti al centro di un sistema, offrendo medici e odontoiatri di alta professionalità; personale tecnico ed amministrativo addestrato, strutture confortevoli, attrezzature ad alta tecnologia, servizi sanitari ed amministrativi orientati all'utenza, è la filosofia che guida l'organizzazione”.
Una presentazione molto accattivante, che ispira fiducia: il problema è che la clinica ha chiuso i battenti da un giorno all'altro, anche il sito è stato improvvisamente oscurato, e i pazienti si sono ritrovati con lavori lasciati a metà, per i quali avevano sottoscritto dei finanziamenti ancora da pagare.
Non si tratta, ripetiamo, di un caso isolato: è di pochissimi giorni fa una vicenda analoga, accaduta in Sicilia, dove le cliniche Visodent, che promettevano cure dentarie a prezzi appetibili, hanno improvvisamente abbassato le serrande, lasciando i pazienti senza cure e trattenendo indebitamente tutta la documentazione clinica.
I danni subiti dai pazienti sono di varia natura:
- Danno alla salute, connesso al mancato completamento del servizio odontoiatrico (ad esempio una devitalizzazione non ultimata, un impianto non terminato) ma anche a tutto ciò che è legato alla sfera psicologica,
- Danno estetico, sempre legato alla mancata esecuzione della prestazione professionale pattuita (pensiamo all’interruzione improvvisa delle terapie legate all’apparecchietto ai denti dei bambini oppure a chi ha perso tutti i denti per una patologia e ha iniziato la procedura per l’impianto, rimanendo a metà dell’opera),
- Danno patrimoniale, derivante dall’aver pagato in tutto o in parte le cure e ad aver sottoscritto (spesso e volentieri) dei finanziamenti per sostenere i costi delle cure odontoiatriche,
- Danno legato alla violazione dei dati personali e sanitari, perchè le cliniche spesso e volentieri scompaiono senza consegnare nulla ai pazienti, che rimangono sprovvisti di cartelle cliniche e referti e non hanno idea di che fine abbiano fatto questi documenti, che erano custoditi presso le cliniche.
I pazienti si rivolgono alle Associazioni dei Consumatori e denunciano i fenomeni alla Procura della Repubblica, ma oramai l'immagine della categoria è compromessa: la clientela, rimasta con in mano un pugno di mosche, sta oramai perdendo la fiducia nei confronti dei dentisti, che nel 99,99% dei casi sono professionisti onesti, infangati da qualche mela marcia, fisiologica in ogni settore e in ogni famiglia.
Il presidente nazionale dei Dentisti Italiani, il dott. Carlo Ghirlanda, tuona contro il rischio connesso allo svolgimento dell'attività odontoiatrica da parte di società commerciali in cui la parte economica va, materialmente, a prevalere su quella professionale, chiedendo a gran voce un freno a questi scandali, da anni segnalati dall'Andi, che chiede che l'attività odontoiatrica sia solo consentita alle STP sotto il controllo degli Ordini professionali.
Proprio in questi giorni il Senatore Pietro Lorefice ha presentato in Parlamento una mozione alla Commissione Affari Sociali al Senato, con cui chiede al Ministro della Salute e al Ministro del Made in Italy di porre in essere interventi specifici per portare l'attività odontoiatrica in forma societaria sotto l'esclusivo vincolo della STP,.
Consulcesi seguirà l'iter della mozione per aggiornare i suoi odontoiatri sugli sviluppi della normativa.