Mancano meno di sei mesi alla scadenza del triennio formativo 2023-2025. Questo periodo è stato caratterizzato da importanti novità normative per l’aggiornamento professionale, tra cui la recente delibera della Commissione Nazionale ECM del 3 luglio 2025, che permette a tutti i professionisti sanitari in ritardo con gli obblighi formativi passati di recuperare fino al 2028. La possibilità di compensare i debiti ECM, insieme al sistema premiale dedicato ai professionisti più virtuosi, sono occasioni preziose per regolarizzare la propria posizione.
Il 31 dicembre 2025 chi non sarà in regola con almeno il 70% dell’obbligo formativo rischierà, dal 1° gennaio 2026, la mancata copertura assicurativa in caso di contenzioso per responsabilità professionale, come previsto dal decreto attuativo della Legge Gelli-Bianco. Un allarme concreto per tutti, anche per i professionisti come chimici e fisici, entrati nel mondo sanitario solo dal 2018. Qual è, allora, la situazione attuale tra gli iscritti all’Ordine dei Chimici e dei Fisici? E quali riforme servono affinché il sistema ECM rispecchi davvero la realtà lavorativa di queste professioni versatili e trasversali? Lo abbiamo chiesto a Nausicaa Orlandi, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici (FNCF).
Formazione ECM: la realtà dei chimici e dei fisici
Presidente, il 31 dicembre segna la scadenza del triennio. Qual è la situazione formativa, ad oggi, tra gli iscritti all'Ordine dei chimici e dei fisici?
La Federazione nazionale si avvale ovviamente dello strumento del Consorzio Cogeaps per monitorare l'andamento delle scadenze degli iscritti sugli adempimenti formativi ECM. Anche i nostri iscritti, come la maggior parte dei professionisti sanitari, per buona parte hanno assolto quello che è l'obbligo formativo, ma ci sono ovviamente dei colleghi che devono recuperare il loro debito, per cui abbiamo una situazione mista. Ricordiamo che comunque siamo a luglio, quindi abbiamo ancora dei mesi davanti per conseguire l'obiettivo. Vorrei però fare un appunto, premettendo che la Federazione nasce nel 2018, per cui noi siamo entrati in questo sistema già con la consapevolezza, in particolare i chimici, della necessità di formarsi che ci derivava da quelli che erano gli obblighi formativi precedenti previsti dal DPR 137 2012.
L'ordine ha messo in atto delle strategie per ricordare la scadenza e supportare gli iscritti?
Sia la Federazione che gli Ordini si sono attivati per informare di quest'obbligo gli iscritti. Proponiamo corsi ai nostri iscritti in modo tale da cercare di supportarli nell'adeguamento dell'obbligo formativo, in quanto lamentiamo da tantissimi anni la carenza dell'offerta formativa. I chimici fisici non operano solo nell'ambito ospedaliero, sono professioni versatili presenti nell'industria, nel comparto privato, nell'ambito ambientale. Sono trasversali a livello nazionale nel tessuto sociale del Paese e quindi hanno delle esigenze formative molto estese che attualmente non sono colmate con quello che viene proposto e quindi risulta difficile adempiere all'obbligo ECM.
Le proposte della FNCF
Quali dovrebbero essere le direttive sulle quali dovrebbe orientarsi l'evoluzione della formazione per le professioni di materia chimica e fisica?
L'offerta formativa dovrebbe sempre di più contemplare quella che è la nostra esigenza, che i colleghi manifestano. Più volte abbiamo chiesto alla Commissione Nazionale della Formazione Continua e ad Agenas di riconoscere anche quei corsi che i nostri colleghi fanno per abilitarsi a svolgere delle funzioni. Un esempio potrebbe essere il professionista antincendio: il chimico lo è per legge e i corsi sono organizzati dagli Ordini insieme ai comandi dei vigili del fuoco. E questi corsi comportano 100 ore, inizialmente, poi 40 ore di aggiornamento professionale. Per non parlare della normativa che prevede il tecnico competente in acustica, anche essa con un aggiornamento e una formazione iniziale lunga e mirata, i gas tossici, la qualifica e l'aggiornamento ADR, tutte formazioni che non trovano riconoscimento ECM ma vengono svolte e soprattutto sono necessarie per gli iscritti per poter continuare a svolgere le proprie attività, oltre ad essere strettamente collegate con la salute. Noi abbiamo fatto richieste di considerarli come esoneri a livello formativo, dal momento che non vi è un riconoscimento automatico ECM perché i nostri iscritti magari potrebbero essere formati per quello che fanno, ma non possono essere certificabili ECM poiché i corsi offerti non sono sempre di nostra pertinenza.
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Nel 2026 senza aver completato almeno il 70% di crediti ECM si rischia di perdere anche la copertura della polizza assicurativa. I vostri scritti sono consapevoli di questo rischio e quanto potrebbe impattare sul loro lavoro?
I nostri iscritti sono consapevoli della necessità di essere in regola con la formazione, prima ancora dell'aspetto della polizza assicurativa: è stato spiegato dalla Federazione, da tutti gli ordini a livello territoriale e ricordato nell'ambito delle varie assemblee che vengono fatte. Non essere in regola potrebbe avere un impatto soprattutto per coloro che operano in ambito di enti pubblici o in ambito ospedaliero e per coloro che operano a livello libero professionale. Pensiamo di aver fatto abbastanza informazione ai nostri colleghi affinché provvedano nei tempi necessari.
L’evoluzione del sistema ECM
Si è parlato a lungo di evoluzione del sistema ECM. Quali sono i punti da attenzionare e quale potrebbe essere la proposta della FNCF?
La proposta dell'ordine sulla formazione ECM è quella di permettere una formazione che serva. È inutile formarsi su corsi aperti a qualunque settore che non hanno nulla a che fare con la nostra attività perché è tempo dedicato a conoscenze che non sono specifiche e non sono di ausilio nell'ambito lavorativo. Quindi riconoscere questa formazione e questi aggiornamenti che vengono fatti veramente dai colleghi, riconoscere l'investimento che i nostri colleghi stanno facendo pesantemente sull'innovazione tecnologica e sull'intelligenza artificiale che nel campo della chimica e della fisica si applica ed è sempre più preponderante. Dall’11 gennaio 2018, quando è stata istituita la professione di fisico, non sono ancora state emanate le competenze dal Ministero. Per il chimico la formazione ECM è importante, lui le competenze le ha previste in una norma, ma gli manca un qualcosa in più per lavorare in ambito ospedaliero. Sarebbe necessario che, dopo oltre 25 anni, certe scuole di specializzazione in ambito sanitario venissero effettivamente riattivate. Stiamo depauperando un sistema di professionalità, perché se non verranno riattivate queste specializzazioni, i reintegri non riusciranno a colmare i pensionamenti dei chimici in ambito sanitario.