Il 5 agosto il Ministero della Salute ha reso pubblica la nuova composizione del NITAG, il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni. Un organismo fondamentale, incaricato di fornire al governo pareri basati su prove scientifiche per guidare le politiche vaccinali.
Tra i nominati figuravano anche due medici la cui presenza è stata subito oggetto di discussione, poiché associata a posizioni considerate critiche rispetto ad alcune politiche vaccinali. La loro designazione ha sollevato forti reazioni da parte del mondo accademico e medico, innescando una controversia che ha animato l’intero mese di agosto. Uno dei diretti interessati, tuttavia, ha respinto con decisione l’etichetta di “no-vax”, inviando una lettera a Quotidiano Sanità in cui ha rivendicato la propria adesione al metodo scientifico, la disponibilità al confronto basato sulle prove e una lunga carriera professionale senza ombre disciplinari.
Un organismo cruciale per il futuro delle vaccinazioni
Il NITAG, istituito con i decreti del 29 settembre 2021, 15 dicembre 2021 e 26 aprile 2022, è un organo indipendente che fornisce al Ministero della Salute raccomandazioni basate su evidenze scientifiche in materia di vaccinazioni e politiche vaccinali. Il comitato opera secondo l’approccio dell’Health Technology Assessment, in linea con le linee guida dell’OMS, valutando la solidità e l’indipendenza delle fonti e garantendo l’assenza di conflitti di interesse.
Tra i suoi compiti figurano la predisposizione di un compendio scientifico per il Piano nazionale di vaccinazione triennale, l’analisi dell’impatto della pandemia di Covid-19 sulle strategie preventive, il monitoraggio dell’incidenza delle malattie prevenibili e delle coperture vaccinali, lo studio dei fenomeni di esitazione vaccinale, e l’aggiornamento dei programmi e del calendario vaccinale alla luce di nuove evidenze e prodotti.
Inoltre, il NITAG ha il compito di promuovere la corretta informazione verso il pubblico e i professionisti sanitari e di collaborare con organismi internazionali come OMS, UE ed ECDC, anche in relazione a piani vaccinali globali quali quelli contro polio, morbillo e rosolia.
La rivolta delle società scientifiche
Le prime reazioni sono arrivate dalle società scientifiche. La Società Italiana di Igiene (SItI) ha espresso sconcerto, ribadendo che il NITAG “non può trasformarsi in un’arena ideologica”, ma deve mantenere un’impostazione tecnico-scientifica basata esclusivamente sulle evidenze. La SItI ha inoltre denunciato l’assenza dei servizi vaccinali territoriali, ossia dei professionisti che ogni giorno rendono possibile la somministrazione dei vaccini.
Anche la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha criticato la nuova composizione, sottolineando la mancanza di neonatologi, figure fondamentali per avviare la prevenzione vaccinale fin dalla nascita. Entrambe le società hanno chiesto al Ministero di correggere le nomine e garantire una rappresentanza adeguata delle competenze.
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La mobilitazione del Patto Trasversale per la Scienza
Parallelamente, il Patto Trasversale per la Scienza (PTS) ha promosso una petizione online il 7 agosto, raccogliendo in pochi giorni oltre 16.000 firme. L’iniziativa ha ricevuto il sostegno di scienziati di primo piano, tra cui il Nobel Giorgio Parisi.
Il 16 agosto le adesioni avevano già superato quota 35.000, grazie anche al supporto di figure come Silvio Garattini e Nino Cartabellotta. Il messaggio era inequivocabile: le decisioni sulle vaccinazioni devono basarsi su evidenze e non possono convivere con posizioni che negano i fondamenti della scienza.
La revoca e il rilancio del NITAG
Sotto la pressione crescente di cittadini e comunità scientifica, il ministro Orazio Schillaci è intervenuto il 16 agosto revocando l’intero NITAG e annunciando l’avvio di un nuovo processo di nomina, “più inclusivo e aperto a tutte le categorie interessate”. La decisione è stata salutata come una vittoria dal PTS, che l’ha definita un passo a difesa della scienza e della salute pubblica.
Nei giorni successivi, medici di famiglia, pediatri, infermieri e farmacisti hanno espresso gratitudine al ministro e alla premier Giorgia Meloni, chiedendo però che nel nuovo comitato trovino spazio anche i professionisti che lavorano quotidianamente sul territorio e dialogano direttamente con i cittadini.
Le federazioni sanitarie hanno inoltre proposto di coinvolgere i veterinari, nell’ottica “One Health”, e di prevedere una rappresentanza dei cittadini per rafforzare trasparenza e fiducia.