Qualità dell’aria ad Alessandria: tra passi avanti e criticità 

Nonostante alcuni miglioramenti, Alessandria progredisce troppo lentamente per poter raggiungere in tempo i nuovi obiettivi sulla qualità dell’aria stabiliti dall’Ue. 

19 Gennaio 2024, 09:13

Qualità dell’aria ad Alessandria: tra passi avanti e criticità 

Il rapporto di Legambiente “Mal’aria di città 2023” prima, e il più recente report Arpa Piemonte 2023, mostrano miglioramenti della qualità dell’aria a livello regionale e in particolar modo ad Alessandria, città da anni tra le più inquinate in Italia. Tuttavia, le concentrazioni di polveri sottili e di biossido di azoto, risultano ancora critiche e ben lontane dai nuovi parametri stabiliti dalla nuova Direttiva Ue (da raggiungere quanto prima e non oltre il 2030) e lontanissime dalle più stringenti ma sicure raccomandazioni OMS. Come concludono dall’associazione ambientalista allora, se si vuole tutelare la salute umana e risanare l’ambiente e l’aria che ci circondano, è necessario “un cambio di passo”. 

“Il 2023 è stato l’anno migliore in assoluto per quanto riguarda la diminuzione della concentrazione delle polveri sottili (PM10 e PM2.5) nell’aria, fa sapere la Regione Piemonte a seguito della recente pubblicazione dei nuovi dati Arpa Piemonte 2023. Stando alle rilevazioni dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale infatti, nell’anno appena trascorso, in tutte le stazioni piemontesi in cui è presente un analizzatore automatico, le concentrazioni medie annue rilevate nel 2023 sono risultate inferiori o uguali a quelle dell’anno 2022 e anche del 2021.  Inoltre, fanno sapere ancora da Arpa Piemonte, tutte le stazioni valutate hanno visto il rispetto del valore limite medio annuale previsto dalla normativa vigente per il PM10, pari a 40 µg/m³. 

Se tali miglioramenti sono da considerarsi indubbiamente positivi, facendo riferimento ai nuovi limiti europei e ai tassi di decrescita degli inquinanti registrati nell’ultimo decennio, la situazione risulta ancora molto critica in gran parte delle città italiane analizzate. Non solo, in Piemonte persiste, ormai da oltre un secolo, un grave problema di inquinamento ambientale legato alla produzione di sostanze chimiche, note come Pfas.

Spinetta Marengo e Pfas: al via al biomonitoraggio

Nella zona di Spinetta Marengo, sobborgo di Alessandria, dal 1902 si sono prodotte sostanze chimiche che hanno contaminato fiumi, terra e aria. Qui infatti ha sede uno dei più importanti impianti chimici europei, gestito attualmente dal gruppo belga Solvay. Dopo la scoperta nel 2008 di cromo esavalente presente nelle acque di Spinetta Marengo oltre i limiti di legge (che ha portato alla condanna per disastro ambientale colposo di tre dirigenti di Solvay nel 2019), più recenti rilevazioni hanno confermato la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), tra cui PFOA, ADV e cC6O4, anche nell’aria della frazione alessandrina e dintorni.  

La situazione ha generato, e continua a generare, enorme preoccupazione tra i cittadini e le associazioni ambientaliste, portando alla richiesta di un biomonitoraggio nella popolazione locale. Questa indagine, finalmente avviata dopo il via libera ricevuto il 21 dicembre dal comitato etico interaziendale delle Asl piemontesi, mira a verificare la presenza di PFAS nel sangue dei residenti, fornire dati fondamentali per migliorare le procedure di prevenzione e valutare la diffusione delle sostanze inquinanti nella regione di Alessandria. 

“Sarebbe bene a questo proposito – ha dichiarato Claudio Lombardi del comitato Stop Solvay – che oltre alle analisi del sangue, già significative, venissero svolte anche quelle sulle urine, visto che diversi studi mostrano come i perfluoroalchilati finiscano nei reni”. 

 

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Gli esiti delle analisi saranno disponibili tra fine febbraio e inizio marzo, e saranno comunicati ai circa 100 partecipanti che potranno condividerli con il proprio medico per valutare i valori riscontrati e l’eventuale necessità di approfondimenti.
Infine, come conclude anche Lombardi, sarebbero necessarie ulteriori indagini per valutare la diffusione di Pfas nell’aria ad ovest, e quindi su Alessandria, viste le rilevazioni che ne hanno accertato la presenza ad est, più in là di Castelceriolo, fino a Piovera.
Un inquinamento atmosferico che, se confermato, andrebbe ad aggravare ulteriormente una già critica qualità dell’aria nel capoluogo. 

Alessandria si conferma tra le più inquinate d’Italia 

Alessandria, nonostante alcuni miglioramenti nelle concentrazioni medie annuali e nei giorni di sforamento, in particolar modo negli ultimi anni, si conferma infatti tra le città italiane più colpite dal problema dell’inquinamento atmosferico e che devono lavorare di più per migliorare la qualità dell’aria. 

È il caso, ad esempio, di Alessandria che nonostante alcuni miglioramenti nelle concentrazioni medie annuali e nei giorni di sforamento, in particolar modo negli ultimi anni, si conferma tra le città italiane più colpite dal problema dell’inquinamento atmosferico e che devono lavorare di più per migliorare la qualità dell’aria. 

Dal report Mal’Aria di città 2023, relativo alla qualità dell’aria in Italia nel 2022 e rappresentativo di 96 città capoluogo di provincia, Alessandria emerge al primo posto a livello regionale e tra le prime 10 in Italia per concentrazioni di PM10, subito dopo Torino, Milano, Cremona ed Andria. Con una concentrazione media annua pari a 34 μg/mc per questo inquinante, come confermato dal report Arpa Piemonte 2023, la città risulta entro i limiti di legge attualmente in vigore. Tuttavia, rispetto alla nuova soglia massima di 20 μg/mc stabilita dalla nuova Direttiva Ue 2030, Alessandria si colloca tra le più distanti, con una riduzione necessaria pari al 40%. Un obiettivo che appare particolarmente difficile da raggiungere entro i tempi stabiliti se si considera che per questo inquinante il tasso di variazione medio annuo è pari a -2%. 

La città risulta la peggiore in Regione anche per l’inquinamento da PM2.5 e NO2. Per il particolato più fine e pericoloso, nel 2022 Alessandria mostra una concentrazione media annua pari a 22 μg/mc, ancora una volta conforme ai 25 μg/mc attualmente consentiti ma risultando fuorilegge se si considerano la nuova soglia Ue fissata a 10 μg/mc e la più bassa soglia OMS che suggerisce di non superare il limite di 5 μg/mc di media annua.
Se come emerge da Mal’aria 2023 ben 71 città analizzate (pari all’84% del campione) presentano valori superiori a quelli previsti al 2030 dalla prossima direttiva, sono Alessandria, Monza, Milano, Cremona, Padova, Vicenza, Bergamo, Piacenza, Torino e Como le città che di fatto ad oggi doppiano quello che sarà il nuovo valore di legge. 

Solo leggermente meno critico, si fa per dire, l’inquinamento da biossido di azoto (NO2) in città. Alessandria mostra infatti una media annua pari a 27 μg/mc e un tasso di riduzione medio pari al -3%. Entro il 2030, dovrebbe ridurre le sue concentrazioni del 26% per rientrare nel nuovo limite Ue pari a 20 μg/mc mentre deve portarle ad un terzo per eguagliare le raccomandazioni OMS, che fissano la soglia dell’NO2 a 10 μg/mc, contro i 40 μg/mc attualmente consentiti dalla Direttiva 2008/50/CE in vigore in Italia. 

“Il rispetto dei limiti normativi sulla qualità dell’aria è una condizione necessaria di partenza per poter parlare di risanamento dell’ambiente e dell’aria che ci circonda – concludono da Legambiente nel rapporto Mal’aria 2023 – ma le recenti evidenze scientifiche riportate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sui limiti delle concentrazioni da non superare per tutelare la salute delle persone da una parte, e la revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria dall’altra, la cui proposta uscita nell’autunno del 2022 ha rivisto – a ribasso – i limiti che dovremo rispettare nel prossimo futuro (dal 1 gennaio 2030), rendono il solo rispetto degli attuali valori normativi una condizione necessaria ma non più sufficiente per tutelare la salute delle persone”. 

“Le soglie indicate dall’UE per il 2030 sono significativamente più alte dei valori indicati dall’OMS per evitare danni alla salute e sono quindi da considerare una tappa intermedia, mentre sono proprio le indicazioni OMS l’obiettivo da raggiungere nell’ottica di una vita salubre nelle nostre città”, concludono quindi dall’associazione ambientalista.