Mediatore in dispute mediche: chi è e cosa fa

La mediazione in campo sanitario: i vantaggi, il dibattito e il ruolo del mediatore con l’indicazione dei principi normativi di riferimento.

Sommario
  1. Perché scegliere la mediazione?
  2. Come agisce la mediazione nelle dispute mediche? 
  3. Qual è il ruolo del mediatore in Italia?
  4. Normativa in Italia che regola la mediazione medica 
  5. Il vantaggio del professionista sanitario, grazie all’intervento del mediatore 

Il mediatore nelle dispute mediche in Italia una figura che deve cercare di risolvere le controversie tra i pazienti e i professionisti sanitari in modo veloce ed equo, senza necessità di ricorrere al contenzioso legale. Gli obiettivi della mediazione nelle dispute mediche sono diversi e sono tutti finalizzati ad evitare complicazioni nelle carriere mediche, ad evitare l’aggravio di contenzioso che possa pesare e rallentare il Sistema Giustizia, a far ottenere un ristoro immediato ai pazienti che si sono trovati in difficoltà nel rapporto con i camici bianchi.  

In particolare, i vantaggi che si possono riscontrare sono numerosi. Innanzitutto, la mediazione è atta a favorire la comunicazione tra le parti coinvolte: la mediazione offre uno spazio neutrale in cui i pazienti e i professionisti sanitari possono esprimere le proprie ragioni, preoccupazioni e speranze, promuovendo un dialogo costruttivo. Inoltre, mira a promuovere la ricerca di una soluzione condivisa: l’obiettivo primario della mediazione è raggiungere un accordo che vada incontro alle esigenze e alle aspettative di entrambe le parti coinvolte, evitando una decisione imposta unilateralmente.  

In tal senso, la mediazione mira ad assistere le parti coinvolte nella ricerca di un accordo amichevole e formulazione dello stesso. 

Perché scegliere la mediazione?

Optare per la mediazione può ridurre i tempi e i costi del contenzioso: la mediazione offre una soluzione alternativa alla via giudiziaria, permettendo di risolvere le controversie in modo più rapido ed economico, evitando l’ingolfamento dei tribunali e il rallentamento dei procedimenti giudiziari. 

Tra i vantaggi, va annoverato anche quello che mira a preservare la relazione terapeutica: la mediazione permette di mantenere una relazione di fiducia tra il paziente e il professionista sanitario, favorendo la possibilità di continuare la cura o il trattamento medico. Attraverso la pratica della mediazione, è possibile trarre insegnamenti dalle esperienze passate e apportare miglioramenti nel sistema sanitario per evitare situazioni simili in futuro. 

La mediazione nelle dispute mediche in Italia è un importante strumento per favorire la risoluzione delle controversie tra pazienti e professionisti sanitari, ampliando il dialogo e cercando una soluzione condivisa, con l’obiettivo di preservare la relazione e migliorare la qualità delle cure sanitarie. 

Come agisce la mediazione nelle dispute mediche? 

Quando si affrontano dispute mediche, il migliore obiettivo raggiungibile è quello di risolvere la questione in modo equo e ragionevole. Il primo passo è quindi stabilire una comunicazione aperta ed efficace con tutte le parti coinvolte nella disputa. Ascoltare attentamente le loro preoccupazioni e consentire loro di esprimere le proprie opinioni in modo completo, può agevolare il compito. 

Cercare di raccogliere informazioni e fatti pertinenti sulla questione in causa, anche attraverso la consultazione di documenti medici, pareri di esperti o testimonianze di terze parti affidabili è un altro possibile passo importante da compiere. È poi importante coinvolgere una terza parte neutrale qualificata, come un mediatore o un arbitrato, per facilitare il dialogo tra le parti e aiutare a trovare una soluzione accettabile per entrambe le parti. Questo può includere la negoziazione di un accordo o una decisione imparziale da parte del mediatore o arbitro. 

In tutte queste operazioni da compiere, risulta fondamentale garantire che la disputa venga risolta in modo responsabile e professionale. Questo può includere la supervisione di un sistema di controllo di qualità o l’adesione a procedure standardizzate per la risoluzione delle dispute. 

Inoltre, se una delle parti coinvolte non è soddisfatta della soluzione proposta, dovrebbe essere garantito loro il diritto di fare appello o richiedere una revisione indipendente della questione. È importante ricordare che ogni disputa medica è unica e potrebbero essere necessari approcci diversi per trovare una soluzione. In alcuni casi, può essere necessario coinvolgere anche avvocati o autorità regolamentari competenti per risolvere una disputa medica complessa. 

Qual è il ruolo del mediatore in Italia?

Il ruolo del mediatore in campo medico in Italia è oggetto di discussione e dibattito. Alcuni ritengono che la figura del mediatore sia fondamentale per risolvere le controversie e le dispute tra paziente e medico, mentre altri sostengono che ulteriori professionisti possano svolgere questo compito in modo più adeguato. 

I sostenitori del mediatore dicono che questa figura possa svolgere un ruolo importante nel facilitare la comunicazione tra le parti coinvolte in una controversia medica. La figura professionale potrebbe aiutare a migliorare la comprensione reciproca delle diverse posizioni e bisogni, promuovendo così una soluzione che soddisfi entrambe le parti. Inoltre, potrebbe contribuire alla creazione di un clima di fiducia e rispetto tra medico e paziente, favorendo una collaborazione più efficace nel processo decisionale. 

 

Tuttavia, alcuni critici sostengono che il mediatore non sia l’attore più idoneo ad affrontare le problematiche delle controversie mediche. Essi suggeriscono che altri professionisti, come avvocati specializzati in diritto sanitario, potrebbero avere una comprensione più approfondita delle leggi e dei diritti dei pazienti e quindi essere in grado di fornire una consulenza migliore durante la disputa medica. È ovvio che essere mediatore non esclude il fatto di essere un legale o un consulente specializzato. Inoltre, si può sostenere che i medici stessi abbiano la responsabilità primaria di risolvere le controversie con i loro pazienti, sia attraverso il dialogo diretto sia tramite l’ausilio di commissioni etiche o arbitrati medici. 

 

In termini normativi, non esiste ancora una legge specifica che regolamenti il mediation in ambito medico in Italia. Tuttavia, alcune regioni italiane stanno sperimentando l’uso della mediazione medica come strumento alternativo per risolvere le dispute tra medico e paziente. Questi programmi prevedono l’intervento di mediatori appositamente formati, che collaborano con le parti coinvolte nella risoluzione del conflitto. La mediazione può essere richiesta su base volontaria da entrambe le parti o su base obbligatoria dal giudice.  

Normativa in Italia che regola la mediazione medica 

La situazione normativa in Italia in merito alla mediazione medica è ancora in evoluzione, con alcune regioni che stanno sperimentando programmi pilota. Quello che certamente si sa è che dal 20 marzo 2011, il tentativo di mediazione è stato reso obbligatorio in varie materie, tra le quali il risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria. Con la mediazione le parti cercano di raggiungere in maniera autonoma la soluzione che esse stesse ritengono più appropriata e reciprocamente vantaggiosa al fine di trovare un accordo. 

Alternative Dispute Resolution, ADR, indica esattamente questo: una risoluzione alternativa, senza ricorrere al giudice. 

In materia sanitaria, i riferimenti sono: il d.lgs. C.P.S. del 13 settembre 1946, n. 233, relativo alla ricostituzione degli Ordini delle professioni sanitarie e per la disciplina dell’esercizio delle professioni, che individua le attribuzioni spettanti al Consiglio direttivo di ciascun Ordine nell’interporsi, se richiesto, nelle controversie fra sanitari o fra sanitario e altri; alcune leggi regionali; il D.L. 21 giugno 2013, n. 69 che ha aggiunto la responsabilità sanitaria e, infine, la Legge 8 marzo 2017, n. 24 c.d. Gelli-Bianco che l’ha configurata addirittura come condizione di procedibilità. 

 

Da ultimo, la delega al Governo per la riforma del processo civile in materia sanitaria, ha lasciato assolutamente immutati principi e criteri generali. Per questo, il riferimento può essere sempre e comunque il d.lgs. n. 28 del 2012 che prevede la mediazione come condizione di procedibilità e ne detta i rapporti con il processo, nonché la L. 8 marzo 2017, n. 24 che all’art. 8 introduce il tentativo obbligatorio di conciliazione.  

Il vantaggio del professionista sanitario, grazie all’intervento del mediatore 

Questo tipo di mediazione non va confusa con il procedimento di conciliazione e nemmeno con la transazione che indicano la fine di un processo di mediazione e sono finalizzate solo al riconoscimento di diritti e doveri e non a reciproche concessioni.  

Tra l’altro, questo metodo può essere utilizzato anche per le controversie già pendenti dinanzi all’autorità giudiziaria e un’altra caratteristica riguarda proprio la volontarietà: nessuna decisione viene imposta, essendo le parti a pervenire volontariamente a un accordo risolutivo della controversia. Tra i vantaggi, inevitabile riconoscere anche la rapidità, la mediazione non può durare più di 4 mesi e l’economicità in quanto i costi, contenuti e predeterminati, variano in relazione al valore della controversia in oggetto e, infine, alla riservatezza, professionalità e terzietà del mediatore. 

Dopo il Covid, l’acceleratore tecnologico ha investito anche le ADR ed esistono oggi anche le ODR cioè la cyber-mediazione, interamente online. 

La scelta del mediatore nelle dispute sanitarie è un passo delicato e la consulenza di un esperto è sempre un buon punto di partenza per avere più chiare le idee e valutare i pro e i contro di una proposta, la riformulazione di una proposta di mediazione e il risultato di quest’ultima.  

È per questo che un consulente legale esperto in diritto sanitario e con un’oculata esperienza pro sanitari potrebbe essere un valido aiuto.  

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Di: Redazione Consulcesi Club