Prendersi cura dell’ambiente per prendersi cura di sé

L’inquinamento climatico sta diventando un’emergenza sanitaria che ha necessità e urgenza di essere arginato. Cosa possiamo come professionisti? E se una delle soluzioni fosse la formazione? Una riflessione sul punto da parte degli esperti Consulcesi.

Sommario
  1. Molte le azioni intraprese a tutela, ma sono abbastanza? 
  2. Formazione e aggiornamento come risorse fondamentali 
Ormai da tempo è risaputo e scientificamente provato che prendersi cura dell’ambiente si traduce nella cura di sé, dei propri cari e delle generazioni future. Da ogni ambito arrivano allarmi e appelli a prestare attenzione alla nostra salute, anche tramite la cura dell’ambiente. A dirlo sono andrologi e ginecologi, pneumologi e oncologi, scienziati esperti in materia.   È una corsa contro il tempo, un modo per porre rimedio al danno già apportato dall’opera dell’uomo nei confronti dell’ambiente. A unirsi al coro, anche i meteorologi che, sottolineando le alte temperature anomale per la stagione autunnale, ci invitano a riflettere sugli effetti climatici dell’inquinamento. I dati di Legambiente sulla “Mal’aria di ottobre” hanno parlato chiaro, così come tutti i rischi per la salute analizzati dagli addetti ai lavori, compresi quelli relativi all’infertilità legata a patologie derivanti dall’emissione di sostanze chimiche. Le polveri sottili, le emissioni di ogni tipo agiscono sul nostro organismo, anche quando noi non ce ne accorgiamo.     Nel contesto globale assume, quindi, sempre più preminenza la sicurezza ambientale e tutte le figure professionali appena nate con l’obiettivo di monitorare e offrire soluzioni sempre più attuali per combattere il declino atmosferico. Solo così, si potrà avere il polso della situazione e la consapevolezza nel pensare alle soluzioni immediate da attuare nella nostra vita quotidiana.   Perché a farne le spese sono maggiormente i soggetti fragili come i bambini e gli anziani, ma la probabilità è che chi non lo è lo diventi presto, proprio a causa del continuo peggioramento delle condizioni ambientali.  

Molte le azioni intraprese a tutela, ma sono abbastanza? 

Sono davvero innumerevoli le azioni intraprese a tutela per limitare l’emergenza climatica già in atto. Già il programma ONU dell’Agenda 2030 dell’ASVIS, ma anche il pacchetto “Aria pulita” ideato dal Consiglio d’Europa con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria in Europa, riducendo sostanzialmente l’inquinamento atmosferico: sono due prese d’atto strategiche e politiche che riescono a dare contezza della consapevolezza esistente tra le classi politiche e gli ambiti professionali di ogni tipo.   Una strategia che prevede azioni entro il 2030, per prevenire 58.000 morti premature, salvare 123.000 km2 di ecosistemi dall’inquinamento da azoto, salvaguardare 56.000 km2 di spazi protetti Natura 2000, tutelare 19.000 km2 di ecosistemi forestali dall’acidificazione. Ma tutto ciò può bastare?  

Probabilmente no, potenzialmente sarebbe più utile riuscire a cambiare le nostre abitudini, agire quotidianamente, capire come fare per limitare al massimo il declino atmosferico.


  Ma come? Un primo passo potrebbe essere quello di seguire le indicazioni degli esperti a riguardo. Uno step ulteriore si potrebbe ottenere attraverso la formazione, anche a livello professionale che permetta di formarsi, informarsi e trasmettere le conoscenze acquisite, così da correggere eventuali abitudini sbagliate o prassi consolidate altamente nocive per l’ambiente e quindi per la collettività.  

Formazione e aggiornamento come risorse fondamentali 

  L’ultima novità in tema ambientale è stata attuata dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), con il supporto del Wellcome Trust. Questi tre protagonisti hanno realizzato la prima piattaforma di conoscenza globale dedicata al clima e alla salute “climahealth.info”. La nuova piattaforma globale vuole diventare il punto di riferimento tecnico per gli utenti delle scienze interdisciplinari della salute, dell'ambiente e del clima.   Come spiegato dagli stessi attori, ClimaHealth aiuterà a connettere le comunità sanitarie e climatiche e sosterrà l'accelerazione della ricerca multidisciplinare, la capacità nazionale e l'uso di prove e strumenti decisionali da parte di un'ampia gamma di destinatari, dai responsabili politici ai gruppi della comunità, per informare e sostenere azioni e investimenti.   Esistono anche corsi di formazione per professionisti sanitari, anche in relazione al binomio “clima-salute”. Scopri di più, approfondendo l’offerta formativa Consulcesi Club.     La continua informazione, l’approccio curioso, la costante analisi dei dati rimangono le armi da affilare per poter riuscire a fronteggiare il mostro dell’inquinamento.   Leggi anche Aria Pulita: risarcimento danni da inquinamento  Quanto inquina il Natale?
Di: Redazione Consulcesi Club

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