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Ambiente e salute: l’Europa inquinata da Pfas, ma non solo

10/05/2023

Una nuova mega inchiesta mostra dati allarmanti sulla contaminazione da Pfas, in Italia e in Europa. Mentre cresce la pressione su governi e istituzioni da parte di cittadini, associazioni ed esperti, per azioni di contrasto più incisive e rapide, è fondamentale rafforzare la formazione dei professionisti della salute in materia di nuove patologie da inquinamento ambientale.

Ambiente e salute: l’Europa inquinata da Pfas, ma non solo

L’Europa è molto più inquinata di quanto fosse finora noto all’opinione pubblica. A rivelarlo è un’imponente inchiesta pubblicata di recente e frutto del lavoro congiunto di 18 redazioni giornalistiche europee, tra cui l’italiana Le Scienze.

 

Secondo quanto emerso dal “Forever Pollution Project”, che per la prima volta ha mappato su scala europea la contaminazione da Pfas, esistono:

 

  • 20 siti produttori di Pfas: impianti che sintetizzano le sostanze chimiche, poi utilizzate in molti settori
  • Oltre 17 mila siti contaminati: tramite campionamento è stata accertata la contaminazione da Pfas in acqua, suolo o organismi viventi, con livelli pari o superiori a 10 nanogrammi per litro (ng/L)
  • Tra questi, 100 siti hotspot: zone in cui la soglia di contaminanti riscontrata raggiunge livelli considerati pericolosi per la salute delle persone esposte
  • 232 utenti Pfas: siti industriali che utilizzano Pfas per produrre plastiche “ad alte prestazioni”, pitture e vernici, pesticidi, tessuti impermeabili, altri prodotti chimici.
  • Oltre 21mila presunti siti di contaminazione legati ad attività industriali in corso o del passato, che utilizzano, o hanno utilizzato, ed emesso PFAS.

 

Il “Forever Pollution Project” ha inoltre portato alla luce un ampio processo di lobbying per contrastare il divieto di PFAS di recente proposto a livello europeo dall’ECHA e da cinque Paesi UE.

 

“Diverse decine di richieste FOIA [Freedom of Information Act, ndr] a Bruxelles e in altre città europee hanno rivelato che per mesi, più di 100 associazioni di settore, think tank, studi legali e grandi aziende hanno lavorato per influenzare la Commissione europea e gli Stati membri per indebolire la proposta di divieto PFAS”, scrivono i giornalisti del Progetto.

 

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Pfas ovunque: quali conseguenze

 

Gli effetti di queste sostanze alchiliche per-epolifluorurate, note anche come “forever chemicals” (“sostanze chimiche permanenti” in quanto estremamente persistenti nell’organismo e nell’ambiente) sono una costante scoperta, ma numerosi studi hanno già dimostrato come queste sostanze agiscano da interferenti endocrini, alterando l’equilibrio ormonale e compromettendo la crescita e la fertilità.

 

“Dalle nostre case a ciò che indossiamo fino all’acqua che beviamo, i Pfas e le altre sostanze chimiche inquinanti sono presenti con sempre maggiore incidenza nelle nostre vite”, ricorda Cinzia De Vendictis, Medico Chirurgo esperta in Medicina Ambientale clinica e Medicina dello Stress, nel video introduttivo al corso di formazione multimediale “Habitat. Medicina ambientale e patologie correlate”.

 

Realizzato con Consulcesi per aggiornare i professionisti della salute sulle più recenti conoscenze scientifiche relative ai danni da contaminazione, approfondisce inoltre le più valide strategie diagnostiche e terapeutiche oggi disponibili per contrastare la crescente insorgenza di nuove problematiche legate alla “sempre più massiva e prolungata esposizione agli inquinanti”.

 

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La proposta di EPA

 

Come anche ribadito di recente dall’EPA, l’Agenzia americana per la protezione ambientale, che a marzo 2023 ha proposto per la prima volta dei limiti di legge a questi inquinanti, l’esposizione a determinati livelli di Pfas può portare a:

 

  • Effetti sulla salute riproduttiva – tra cui diminuzione della fertilità o l’aumento della pressione alta nelle donne in gravidanza.
  • Effetti sullo sviluppo o ritardi nei bambini – tra cui basso peso alla nascita, pubertà accelerata, variazioni ossee, o cambiamenti comportamentali.
  • Aumento del rischio di alcuni tumori – compreso quello alla prostata, al rene e ai testicoli.
  • Ridotta capacità del sistema immunitario di combattere le infezioni, compresa una ridotta risposta vaccinale.
  • Interferenza con gli ormoni naturali del corpo.
  • Aumento dei livelli di colesterolo e/o rischio di obesità.

 

“Per troppo tempo, anche a causa di una scarsa conoscenza e dati scientifici frammentati, i professionisti della salute hanno sottostimato i danni all’organismo causati dall’inquinamento, sia outdoor che indoor”, aggiunge la De Vendictis.

 

Soprattutto su quest’ultimo poi, spiega l’esperta di Medicina ambientale, esiste ancora confusione e scarsa preparazione tra i professionisti della salute.

 

Le conseguenze sulla salute

 

Un problema di non poca rilevanza questo, se si considera che ad oggi gli inquinanti sono presenti nelle nostre case con una media di circa 7 volte superiore rispetto all’ambiente esterno: “Pensiamo di proteggerci dall’inquinamento stando chiusi in casa o in ufficio, quando è proprio tra queste mura che sono intrappolate sempre più esalazioni dannose”, prosegue la De Vendictis anticipando alcune delle tematiche al centro del corso “Habitat. Medicina ambientale e patologie correlate”.

 

“Se è ormai noto l’aumento di problemi cardiaci e respiratori legati all’inquinamento, meno note sono le patologie psichiche e neurologiche che si stanno diffondendo in modo preoccupante in Italia come nel resto dei paesi industrializzati”, aggiunge la dottoressa.

 

“Dalla sindrome dell’edificio malato a quella da sensibilità chimica multipla, fino a nevriti, paralisi, dolori neuro-muscolari”, tante le problematiche legate all’inquinamento indoor approfondite dall’esperta nel corso di formazione al fine di contrastare la sottodiagnosi e favorire un approccio multidisciplinare nel trattamento.

 

L’impatto sulla salute dell’inquinamento domestico legato ai device tecnologici è altresì approfondito dalla De Vendictis nel corso di formazione “Covid-19, ambiente e salute. Elettrosmog, inquinamento domestico e sovraesposizione alla tecnologia”.

 

In formato ebook e da 3 crediti formativi ECM, esplora i rischi per la salute legati allo smart working, oltre che il rapporto tra ambiente e salute, le sostanze inquinanti che si accumulano e circolano negli ambienti chiusi, test, analisi e monitoraggi oggi disponibili per contrastare la diffusione di patologie legate a queste.

 

Pfas: come contrastare l’inquinamento

 

“Mentre studiamo modi più efficaci per agire sulla contaminazione da Pfas, come sugli altri inquinanti ambientali – riflette la De Vendictis – è compito di ogni professionista della salute lavorare sulla prevenzione e la sensibilizzazione della popolazione. Inoltre, come dimostrato da numerose ricerche scientifiche, l’approccio alle “vecchie” come alle “nuove” patologie legate all’inquinamento, in quanto multifattoriali e multisistemiche, non può che essere multidisciplinare e integrato”, conclude lei.

 

L’impatto dell’Healthcare sull’ambiente

 

In questo contesto, risulta altresì inevitabile riflettere sull’impatto dei servizi Healthcare sull’ambiente. Anche prima della pandemia globale, si calcolava che l’impronta climatica [dei sistemi sanitari] fosse di 2,0 GtCO2 (equivalente al 4,4 per cento delle emissioni nette a livello mondiale). Per contribuire a cambiare questo drammatico scenario, Consulcesi è da anni impegnata nella formazione dei professionisti della salute anche in materia di sostenibilità ambientale nello svolgimento della pratica medica, convinti che è dalla consapevolezza e dall’azione del singolo che si può e si deve partire per migliorare radicalmente il Sistema salute.

 

Tra i corsi ECM più esaustivi e attuali presenti nell’ampio catalogo FAD sulla tematica, “La gestione dei rifiuti sanitari: normativa e sostenibilità ambientale”. La formazione, affidata a Gian Piero Trasolini e disponibile in formato ebook, permette di aggiornarsi sulla normativa vigente, informando e formando il personale medico-sanitario sulla corretta gestione del rifiuto, dalle fasi operative a quelle gestionali.

 

Fabiola Zaccardelli, BA (Hons) Journalism, University of Westminster