Errori e responsabilità in psichiatria: cosa dice la Cassazione

Danni da mancata sorveglianza, valutazioni inadeguate, omissioni: quando la Corte Suprema interviene e cosa dovrebbe fare ogni psichiatra per prevenire e proteggersi.

Sommario

  1. Quando lo psichiatra può essere civilmente responsabile
  2. Sorveglianza e pazienti autolesivi: un rischio concreto
  3. Quando la responsabilità diventa penale
  4. Quando la responsabilità diventa penale
  5. Una tutela assicurativa sempre più indispensabile

Svolgere l’attività di psichiatra implica non solo prendersi cura della salute mentale delle persone, ma anche assumersi oneri giuridici significativi. Negli ultimi anni, diverse sentenze della Corte di Cassazione (in ambito sia civile che penale) hanno affrontato casi paradigmatici, in cui lo psichiatra è stato chiamato a rispondere per presunti errori o negligenze.

In questo contesto, è fondamentale conoscere i principali scenari di rischio che possono coinvolgere chi esercita questa delicata professione.

Quando lo psichiatra può essere civilmente responsabile

Uno psichiatra può essere chiamato a rispondere civilmente, e quindi a risarcire un danno, qualora la sua condotta sia ritenuta inadeguata nello svolgimento dell’attività clinica. Un esempio significativo riguarda la sentenza n. 25288/2020 della Corte di Cassazione (Sezione III Civile), che ha esaminato il caso di una paziente al quinto mese di gravidanza, ricoverata in una struttura ospedaliera in regime volontario.

Affetta da una grave forma depressiva, il suo stato clinico si aggravò rapidamente, al punto da richiedere il TSO. Poiché non era possibile somministrare farmaci compatibili con la gravidanza, la paziente venne sottoposta a una contenzione fisica severa. Tuttavia, con un gesto “fulmineo, istantaneo ed assolutamente imprevedibile”, riuscì a lesionarsi gravemente l’occhio sinistro, perdendolo.

La famiglia citò in giudizio medici e struttura, chiedendo un risarcimento di quasi 200.000 euro, ma la Corte escluse ogni responsabilità. Secondo i giudici, pur riconoscendo l’inadeguatezza delle misure adottate, non fu dimostrato che esistessero alternative più efficaci per prevenire il danno.

Sorveglianza e pazienti autolesivi: un rischio concreto

Al di là dell’esito del caso specifico, l’episodio sottolinea quanto sia cruciale il tema della sorveglianza, in particolare nei confronti di pazienti con tendenze autolesive. Anche se eventi estremi possono risultare imprevedibili, il rischio di omissioni nella vigilanza resta un’area critica, in cui lo psichiatra può essere esposto a contestazioni. La capacità di documentare le scelte terapeutiche e le misure preventive adottate rappresenta quindi una garanzia fondamentale per il professionista.

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Quando la responsabilità diventa penale

I rischi per lo psichiatra non si limitano al risarcimento civile: in determinate circostanze, può configurarsi anche una responsabilità penale. Due casi emblematici lo dimostrano. Il primo, descritto nella sentenza n. 33609/2016 (Cassazione Penale, Sezione IV), riguarda una paziente depressa, suicidatasi dopo essersi lanciata da un’impalcatura dell’ospedale. Lo psichiatra che la seguiva fu indagato per omicidio colposo.

Il secondo caso è tratto dalla sentenza n. 6380/2017 (sempre della Cassazione Penale, Sezione IV), in cui uno schizofrenico aggressivo, durante un trasferimento in ambulanza, causò un incidente per un improvviso attacco violento. Il medico che lo aveva in cura, non avendo predisposto misure di sicurezza adeguate, fu ritenuto responsabile delle lesioni riportate dagli operatori sanitari.

Quando la responsabilità diventa penale

I rischi per lo psichiatra non si limitano al risarcimento civile: in determinate circostanze, può configurarsi anche una responsabilità penale. Due casi emblematici lo dimostrano. Il primo, descritto nella sentenza n. 33609/2016 (Cassazione Penale, Sezione IV), riguarda una paziente depressa, suicidatasi dopo essersi lanciata da un’impalcatura dell’ospedale. Lo psichiatra che la seguiva fu indagato per omicidio colposo.

Il secondo caso è tratto dalla sentenza n. 6380/2017 (sempre della Cassazione Penale, Sezione IV), in cui uno schizofrenico aggressivo, durante un trasferimento in ambulanza, causò un incidente per un improvviso attacco violento. Il medico che lo aveva in cura, non avendo predisposto misure di sicurezza adeguate, fu ritenuto responsabile delle lesioni riportate dagli operatori sanitari.

Una tutela assicurativa sempre più indispensabile

Sebbene i casi descritti siano relativamente rari, mettono in evidenza la vulnerabilità giuridica della professione psichiatrica. Errori di valutazione, omissioni nella sorveglianza o scelte terapeutiche controverse possono sfociare in procedimenti civili o penali. Per questo è fondamentale dotarsi di una copertura assicurativa adeguata, che tuteli sia sul piano del risarcimento danni, sia nella difesa giudiziaria.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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