Cancro al colon under 50: studio ridimensiona l’allarme

Il BMJ analizza l’aumento del cancro al colon tra gli under 50, ma ridimensiona l’idea di un’epidemia giovanile. Scopri i dati e le implicazioni.

Sommario

  1. Lo studio del BMJ: cosa dice e cosa non dice
  2. Quali fattori possono contribuire all’aumento tra gli under 50?
  3. Perché la nozione di “epidemia” è messa in discussione
  4. Implicazioni pratiche e raccomandazioni per la salute

Il tema del cancro al colon (o più correttamente del cancro colorettale) tra i giovani adulti è diventato oggetto di allarme: molte pubblicazioni hanno segnalato un aumento nei casi tra le persone di età inferiore ai 50 anni. Tuttavia, un nuovo studio del BMJ (“Bowel cancer rising fastest in under‑50s but study challenges “cancer epidemic” in young adults”, 2025) propone una lettura più sfumata del fenomeno. In questo articolo vedremo i dati principali dello studio, i possibili fattori in gioco, cosa significa per la prevenzione e quali sono le implicazioni pratiche per i giovani adulti.

Lo studio del BMJ: cosa dice e cosa non dice

Secondo lo studio pubblicato dal BMJ, se è vero che il cancro al colon sta aumentando più rapidamente tra gli under 50 rispetto alle fasce più vecchie, ciò non significa necessariamente che ci sia una “epidemia” incontrollata nei giovani adulti.
Ecco i punti chiave:

  • I tassi di incidenza del cancro colorettale tra le persone di età inferiore ai 50 anni mostrano incrementi annuali più elevati rispetto a quelli nelle fasce d’età ≥ 50.
  • Tuttavia, in termini assoluti, le casistiche rimangono molto inferiori rispetto a quelle degli over 50, che continuano ad avere la maggior parte dei casi. Lo studio evidenzia che, anche se la percentuale di incremento è maggiore nei giovani, l’impatto assoluto e la base di popolazione sono minori.
  • Lo studio sottolinea che parte dell’aumento può essere dovuto a miglioramento della diagnosi, maggiore consapevolezza, o riduzione dell’età di screening, più che a un cambio radicale nella patogenesi del cancro nei giovani.
  • I ricercatori invitano quindi a “ridimensionare” l’idea che si stia verificando un’epidemia di cancro al colon tra i giovani, pur mantenendo alta l’attenzione.

Quali fattori possono contribuire all’aumento tra gli under 50?

Lo studio non attribuisce un’unica causa ma segnala vari fattori che potrebbero contribuire all’incremento:

  • Aumento dell’obesità, sedentarietà, diete ipercaloriche e consumo di carne rossa/trasformata: tutti fattori già noti per il cancro colorettale.
  • Migliore e più precoce diagnosi: la maggiore attenzione verso sintomi nei giovani può portare a una “diagnosi anticipata”, generando apparenti aumenti.
  • Cambiamenti ambientali, stile di vita e microbioma intestinale: benché lo studio non approfondisca tutti questi aspetti, la letteratura segnala che l’eco del microbioma, dell’uso di antibiotici o di esposizioni precoci può avere un ruolo.

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Perché la nozione di “epidemia” è messa in discussione

Ecco i motivi per cui lo studio invita alla cautela nell’uso del termine “epidemia” per il cancro al colon nei giovani:

  1. Base numerica più piccola: anche se in crescita, il numero assoluto di casi in under 50 resta una frazione rispetto agli over 50.
  2. Effetto screening e migliorata diagnosi: parte dell’incremento può derivare da maggiori controlli e sensibilizzazione, non necessariamente da un vero aumento di rischio biologico.
  3. Variazioni geografiche e metodologiche: i dati variano significativamente tra paesi, registri e fasce d’età, rendendo difficile generalizzare.
  4. Importanza della distinzione tra tasso e numero assoluto: un tasso di crescita elevato non equivale necessariamente a un’emergenza sanitaria su vasta scala.

Lo studio conclude che serve attenzione e azione preventiva, ma non allarmismo generalizzato.

Implicazioni pratiche e raccomandazioni per la salute

Per i giovani adulti e per chi opera nella prevenzione sanitaria, ecco gli elementi da tenere in considerazione:

  • Riconoscere i sintomi: anche nei under 50 è importante non ignorare sintomi come sangue nelle feci, cambiamenti nelle abitudini intestinali, dolore addominale persistente.
  • Stile di vita e prevenzione: mantenere un peso sano, fare attività fisica regolare, ridurre il consumo di carne rossa o trasformata, aumentare fibre e vegetali, limitare l’alcol e il fumo.
  • Valutazione del rischio individuale: chi ha familiarità con il cancro colorettale, polipi intestinali pregressi o sindromi ereditarie dovrebbe parlarne con un medico e considerare screening anticipati.
  • Sensibilizzazione e politiche sanitarie: pur non parlando di “epidemia”, va comunque rafforzata la consapevolezza del rischio anche nei giovani, e valutata l’eventualità di estendere o anticipare lo screening laddove giustificato.
  • Non abbassare la guardia sugli over 50: poiché la prevalenza maggiore resta in questa fascia, le misure screening e prevenzione non possono essere trascurate.

Lo studio del BMJ offre una lettura più temperata rispetto all’idea che il cancro al colon tra gli under 50 sia diventato una vera e propria epidemia. Aumenti di incidenza ci sono, ma la reale dimensione del fenomeno richiede un’interpretazione attenta, considerando tassi, numeri assoluti, fattori diagnostici e stili di vita.

Detto questo, la prevenzione resta fondamentale: anche se non si tratta (almeno per ora) di un’emergenza incontrollata, ogni caso evitabile di cancro colorettale è importante e gli under 50 non devono sentirsi “immuni”.

Di: Cristina Saja, giornalista e avvocato

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