Medicina di emergenza-urgenza, FNOMCeO: "Riconoscerlo come lavoro usurante"

Il segretario generale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (FNOMCeO), Roberto Monaco, rilancia la richiesta di riconoscere la medicina di emergenza-urgenza come lavoro usurante: “È un’attività fisicamente e mentalmente gravosa, che richiede decisioni rapide, espone a rischi e aggressioni, e merita tutela e dignità”.

Sommario

  1. Carenza di personale, turni massacranti e burnout
  2. Riconoscere lavoro usurante per tutto il 118

"È già tardi per il riconoscimento del lavoro usurante ai medici dell’emergenza-urgenza: doveva avvenire ieri". Ne è convinto Roberto Monaco, segretario generale della FNOMCeOLa Federazione, infatti, non solo sostiene la proposta di riconoscimento del lavoro usurante per i medici che operano nei reparti di emergenza-urgenza, ma ne è stata promotrice già da tempo. “Abbiamo avanzato questa richiesta anni fa – ricorda Monaco – perché riteniamo che il lavoro in pronto soccorso comporti un impegno fisico importante, ma anche uno sforzo mentale e psicologico enorme. Il medico deve prendere decisioni in pochi istanti, spesso senza conoscere nulla del paziente che ha davanti”.Nel suo racconto, il segretario della FNOMCeO restituisce l’immagine di una professione ad alta complessità, dove ogni secondo può fare la differenza.Di ogni malattia bisogna raccogliere e riconoscere segni e sintomi, elaborarli rapidamente nella mente e arrivare a una diagnosi differenziale corretta. Una mancanza di respiro, ad esempio, può nascondere un problema bronchiale, ma anche cardiaco. In pochi minuti, dunque, il medico deve capire, decidere e agire”.

Carenza di personale, turni massacranti e burnout

A tutto questo si aggiungono le difficoltà crescenti che gravano sui pronto soccorso italiani: carenza di personale, turni massacranti, burnout e un fenomeno sempre più preoccupante, quello delle aggressioni.“Il medico dell’emergenza – sottolinea Monaco – lavora sotto pressione continua, con paura e spesso in condizioni di grande precarietà. Oggi mancano medici, soprattutto nei pronto soccorso e nelle scuole di specializzazione. Chi resta è costretto a turni sempre più pesanti per garantire la copertura del servizio”.Il riconoscimento del lavoro usurante, spiega, non si tradurrebbe solo in benefici economici o in un aumento delle ferie: “Certo, queste misure fanno parte della contrattazione collettiva e spettano ai sindacati e al governo definirle, ma per noi è soprattutto una questione di dignità. È un segno di attenzione verso chi cura gli altri, spesso in silenzio e con un carico emotivo enorme. Come medici pensiamo sempre al paziente, ma chi si prende cura di chi cura?”.

Riconoscere lavoro usurante per tutto il 118

La richiesta della FNOMCeO riguarda tutto il dipartimento di emergenza-urgenza, non solo i pronto soccorso ospedalieri. “Parliamo anche del 118 – precisa Monaco –. I medici che lavorano sul territorio affrontano condizioni difficili, talvolta estreme. Devono raggiungere luoghi impervi, intervenire in incidenti con più feriti, gestire emergenze improvvise in condizioni meteo avverse. È un lavoro logorante, sia fisicamente che mentalmente”.Secondo Monaco, riconoscere la medicina di emergenza-urgenza come lavoro usurante avrebbe anche un valore simbolico: “Sarebbe un segnale importante da parte delle istituzioni verso un servizio che rappresenta la porta d’ingresso del Servizio sanitario nazionale. In pronto soccorso e nel 118 non si sceglie chi curare, arriva di tutto, e in pochi attimi bisogna decidere della vita di una persona. Un arresto cardiaco, ad esempio, perde il 10% di probabilità di sopravvivenza per ogni minuto di ritardo: questo fa capire quanto sia delicato e stressante il nostro lavoro”.E conclude con un appello: “Non è una questione di pubblico o privato: la salute è un bene comune. Ma oggi, nel sistema pubblico, l’emergenza-urgenza è il vero fronte della sanità. Per questo chiediamo che chi ogni giorno e ogni notte mette a disposizione se stesso, il proprio corpo e la propria mente, riceva finalmente il riconoscimento che merita. È una questione di giustizia, di tutela e di rispetto”.

Di: Isabella Faggiano, giornalista professionista

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