Una ricerca del Brigham and Women’s Hospital, coordinata da Sina Kianersi, ha rilevato che tra gli adulti over 50 una durata del sonno irregolare può aumentare significativamente il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Lo studio ha coinvolto oltre 84.000 persone della Biobank del Regno Unito, che hanno indossato un accelerometro per sette notti. Dopo un follow-up di circa 7,5 anni, è emerso che chi dormiva con variazioni quotidiane di durata superiori a 60 minuti presentava un rischio maggiore del 34% rispetto a chi dormiva in modo più regolare, anche considerando altri fattori di rischio come obesità, familiarità o comorbidità.
Sonno disturbato e diabete: un legame che si autoalimenta
Fino a un terzo delle persone con diabete presenta disturbi del sonno, tra cui risvegli frequenti, insonnia, apnea notturna e sindrome delle gambe senza riposo. Questi disturbi sono associati a peggioramento del controllo glicemico, aumento dell'insulino-resistenza e disfunzione delle cellule beta del pancreas.
I problemi del sonno possono precedere la diagnosi di diabete e aggravare i sintomi della malattia, instaurando un circolo vizioso difficile da interrompere. L’influenza del sonno sul metabolismo riguarda anche l’appetito, le scelte alimentari e l’infiammazione sistemica.
Leggi anche
Russamento e sonnolenza diurna: segnali da non sottovalutare
Nelle donne con una storia di diabete gestazionale, dormire poco e russare frequentemente rappresentano due fattori di rischio rilevanti per la progressione verso il diabete di tipo 2. Secondo lo studio NHSII, chi russava regolarmente o dormiva meno di 6 ore a notte aveva un rischio aumentato fino al 106% rispetto a chi dormiva bene.
Inoltre, il russamento si è mostrato associato a profili glicemici peggiori (HbA1c, insulina, C-peptide). Anche la sonnolenza diurna frequente è un campanello d’allarme che può riflettere un sonno notturno non riposante e quindi un rischio aumentato.