Il potere dell’allattamento al seno: meno ritardi neurologici, più difese immunitarie. Tutti i benefici

Uno studio su oltre 500.000 neonati ha evidenziato che l’allattamento esclusivo al seno per sei mesi riduce del 27% i ritardi nello sviluppo. Tra i principali benefici, ci sono un rafforzamento del sistema immunitario, una minore incidenza di malattie croniche e un impatto positivo sul benessere emotivo del bambino, grazie al legame affettivo con la madre.

Sommario

  1. L’allattamento materno è un investimento sullo sviluppo del neonato. Lo studio
  2. Perché il latte materno alimenta anche il cervello
  3. Lo sviluppo socio-emotivo alimentato dal contatto pelle a pelle madre-neonato
  4. Sostenere davvero l’allattamento: ostacoli concreti e azioni possibili

L’allattamento al seno va ben oltre il semplice nutrimento: favorisce lo sviluppo cognitivo, motorio e sociale del bambino. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un allattamento ottimale potrebbe salvare oltre 820.000 vite di bambini sotto i cinque anni ogni anno, prevenendo quasi la metà dei casi di diarrea e un terzo delle infezioni respiratorie. Scopriamo i principali benefici, dai meccanismi biologici all’impatto immunitario, passando per la prevenzione delle malattie croniche, il legame socio-emotivo madre-figlio e le linee guida internazionali che ne supportano la diffusione.

L’allattamento materno è un investimento sullo sviluppo del neonato. Lo studio

Un’ampia indagine pubblicata su JAMA Network Open ha seguito 570.532 bambini fino ai tre anni, dimostrando che l’allattamento esclusivo per almeno sei mesi riduce del 27% il rischio di ritardi nello sviluppo linguistico, motorio e sociale (–14 % in caso di allattamento non esclusivo). Inoltre, l’analisi condotta su 37.704 coppie di fratelli conferma un effetto protettivo analogo: i figli allattati almeno sei mesi presentano il 27 % in meno di diagnosi di disturbi neurologici rispetto ai fratelli con periodi di allattamento più brevi. Questi risultati sottolineano il valore dell’allattamento prolungato come strategia preventiva per il corretto sviluppo neuro-cognitivo e rafforzano l’importanza di politiche e sostegni familiari, sanitari e istituzionali in suo favore.

Perché il latte materno alimenta anche il cervello

Il latte materno fornisce acidi grassi polinsaturi a lunga catena – docosaesaenoico (DHA) e arachidonico (ARA) – che si incorporano direttamente nelle membrane neuronali, migliorando la conduzione degli impulsi e favorendo la mielinizzazione, due processi fondamentali per lo sviluppo cognitivo e visivo precoce. Contemporaneamente, l’azione sinergica di ormoni come leptina e ormone della crescita stimola la proliferazione dei neuroni, mentre fattori di crescita e nucleotidi supportano la sintesi proteica e il “wiring” cerebrale ottimale. In un’unica fonte, dunque, il latte materno unisce grassi strutturali, messaggeri ormonali e molecole trofiche per nutrire e plasmare il cervello del neonato fin dai primi giorni di vita.

Inoltre, sono stati rilevati effetti a lungo termine sulla salute metabolica:

  • Minore rischio di obesità, diabete di tipo 2 e ipertensione in età adulta;
  • Regolazione dell’apporto calorico e comportamento alimentare futuro;
  • Miglior profilo lipidico e glicemico proporzionale alla durata dell’allattamento.

Ogni mese aggiuntivo di allattamento migliora i parametri metabolici a lungo termine.

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Lo sviluppo socio-emotivo alimentato dal contatto pelle a pelle madre-neonato

L’allattamento al seno non favorisce solo la crescita fisica e lo sviluppo cognitivo ma ha anche un impatto profondo sulla sfera emotiva e relazionale del bambino. Durante l’allattamento, il contatto pelle a pelle tra madre e neonato stimola il rilascio di ossitocina, spesso definita “ormone dell’amore” o “del legame”. Questa sostanza è prodotta sia dalla madre sia dal bambino e ha effetti misurabili sul comportamento, sulla regolazione dello stress e sullo sviluppo affettivo.

I benefici dell’ossitocina nel neonato includono:

  • Maggiore senso di sicurezza e fiducia: il neonato sperimenta una condizione di calma e benessere che facilita l'attaccamento alla figura di riferimento;
  • Miglior regolazione del cortisolo, l’ormone dello stress, con un effetto positivo sulla stabilità emotiva nel tempo;
  • Più alti livelli di empatia e cooperazione nei bambini allattati al seno per periodi più lunghi, come mostrato da diversi studi longitudinali;
  • Sviluppo di relazioni sociali più solide, grazie alla precoce capacità di riconoscere le emozioni e rispondere in modo adeguato agli stimoli esterni.

Durante l’allattamento, il neonato manifesta comportamenti istintivi che riflettono la sua connessione profonda con la madre. Uno di questi è il sorriso riflesso, che può comparire già nelle prime settimane di vita, spesso durante il sonno o momenti di rilassamento. Questo tipo di sorriso, sebbene non ancora legato a stimoli sociali, rappresenta una risposta neurologica precoce che precede il sorriso sociale, il quale emerge tra il mese e mezzo e i tre mesi di età.

Un altro comportamento significativo è il riflesso di prensione: quando si sfiora il palmo della mano del neonato, egli tende a stringere automaticamente le dita attorno all'oggetto. Questo riflesso, presente già nella vita prenatale, simboleggia un primo gesto di connessione fisica e affettiva con la madre.

Questi comportamenti non solo evidenziano le capacità innate del neonato, ma sottolineano anche l'importanza del contatto fisico e dell'interazione precoce nel rafforzare il legame madre-figlio e nel promuovere lo sviluppo emotivo e sociale del bambino.

Inoltre, l’allattamento frequente promuove una sintonia relazionale tra madre e figlio, basata sul contatto visivo, il riconoscimento del pianto e l’adattamento reciproco. Questa interazione rafforza il senso di autostima nel bambino e ne incoraggia la capacità di autoregolazione emotiva, una competenza fondamentale per affrontare le sfide sociali e scolastiche future.

Il contatto fisico regolare e il tempo condiviso durante le poppate costruiscono le basi neurobiologiche della relazione, attivando le aree cerebrali coinvolte nella socialità e nell’empatia. Secondo l’OMS e la Società Italiana di Pediatria, questi aspetti sono così centrali da consigliare l’allattamento prolungato anche per il beneficio relazionale, oltre che nutrizionale.

Sostenere davvero l’allattamento: ostacoli concreti e azioni possibili

Le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e della Società Italiana di Pediatria (SIP) indicano chiaramente: l’allattamento esclusivo al seno è consigliato per i primi sei mesi di vita e dovrebbe proseguire, insieme ad altri alimenti, fino ai due anni o oltre.

Tuttavia, nella pratica quotidiana molte madri incontrano ostacoli che rendono difficile seguire queste indicazioni. I problemi più frequenti includono:

  • assenza di un supporto concreto e personalizzato nei giorni successivi al parto, soprattutto in ospedale;
  • difficoltà legate al rientro al lavoro e alla mancanza di spazi o tempi adeguati per continuare ad allattare o per tirare il latte;
  • informazioni spesso frammentarie o discordanti sull’allattamento ricevute da diversi operatori sanitari.

Per sostenere davvero l’allattamento, servono azioni strutturate e accessibili, tra cui:

  • sportelli dedicati e corsi preparto, come quelli attivati da strutture ospedaliere specializzate;
  • gruppi di sostegno tra mamme, promossi dalle ASL o da associazioni locali, per condividere esperienze e ricevere supporto concreto;
  • formazione obbligatoria e aggiornata per tutto il personale sanitario, affinché ogni operatore sia in grado di fornire assistenza qualificata e coerente.

Sostenere l’allattamento significa costruire un sistema che accompagni davvero le madri, con informazioni corrette, risorse pratiche e una rete di aiuti vicina e competente, garantendo al bambino migliori difese immunitarie, un corretto sviluppo neurologico e cognitivo, minore rischio di infezioni e malattie croniche, maggiore benessere emotivo e una crescita più sana e armoniosa fin dai primi mesi di vita.

 

Di: Viviana Franzellitti, giornalista

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