Nel contesto dell’implantologia moderna, uno degli aspetti fondamentali per garantire la stabilità a lungo termine e la salute degli impianti dentali è rappresentato dalla qualità e dalle caratteristiche dei tessuti molli e duri che li circondano. La corretta integrazione dell’impianto non dipende solo dalla tecnica chirurgica o dal materiale utilizzato, ma anche - e soprattutto - dalla risposta biologica dei tessuti peri-implantari.
In questa intervista-video, l’igienista dentale Alessandra Sironi approfondisce il concetto di fenotipo peri-implantare, analizzando come determinati aspetti anatomici e istologici, come lo spessore della mucosa o la presenza di mucosa cheratinizzata, possano influenzare direttamente il comportamento dei tessuti e quindi il successo clinico dell’impianto. La dottoressa evidenzia l’importanza di una valutazione personalizzata del fenotipo peri-implantare, sia nella fase chirurgica che nel follow-up, al fine di prevenire complicanze, ottimizzare la stabilità dei tessuti e garantire risultati estetici e funzionali duraturi.
Fenotipo peri-implantare: cosa osservare nei tessuti molli e duri
Dottoressa, parliamo degli aspetti anatomici che possono influenzare la risposta dei tessuti peri-implantari. A quali è importante prestare attenzione nei pazienti?
Direi che l’elemento fondamentale è il fenotipo peri-implantare, ovvero l’insieme delle caratteristiche dimensionali e volumetriche dei tessuti molli – e anche dei tessuti duri – che circondano un impianto osteointegrato. In particolare, è importante valutare se ci troviamo di fronte a una mucosa sottile o spessa, e se vi sia presenza o carenza di mucosa cheratinizzata.
Strategie cliniche e di mantenimento in base al fenotipo peri-implantare
E in questi casi, come si dovrebbe delineare una strategia di gestione?
La strategia deve essere personalizzata. In base alla situazione clinica, è necessario definire un approccio attivo in poltrona, cioè specifico per le caratteristiche del fenotipo del paziente. Successivamente, è altrettanto importante impostare una corretta gestione del mantenimento, perché è proprio questa fase che può fare la differenza in termini di risultato clinico e prognosi dell’impianto.