Carenza infermieri Puglia: Rsa autorizzate a sostituire infermieri con Oss. Fials e NurSind: «Scelta inammissibile e pericolosa»

Sommario

  1. La scelta della Regione: una deroga straordinaria agli standard
  2. La reazione sindacale e il ricorso al TAR
  3. Il primo passaggio davanti ai giudici amministrativi
  4. Il nodo delle competenze professionali
  5. Metodo e governance sotto accusa

La Regione Puglia ha varato una misura straordinaria per fronteggiare la carenza di infermieri nelle Residenze sanitarie assistenziali. Una scelta che ha consentito la sostituzione fino al 50% del personale infermieristico con operatori sociosanitari e che ha innescato la dura reazione di Fials e NurSind, sfociata in un contenzioso giudiziario tutt’altro che chiuso.

La scelta della Regione: una deroga straordinaria agli standard

Con la deliberazione n. 1328 del 22 settembre 2025, la Giunta regionale pugliese ha introdotto una deroga temporanea agli standard di personale nelle Rsa per soggetti non autosufficienti. Il provvedimento consente alle strutture pubbliche e private accreditate di sostituire fino al 50% degli infermieri dimissionari con operatori sociosanitari (Oss), esclusivamente in caso di dimissioni volontarie e fino al 31 dicembre 2025.

La delibera, pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia n. 80 del 6 ottobre 2025, non modificava né i requisiti di accreditamento né il tariffario regionale vigente. Le Rsa che avessero applicato la misura avrebbero continuato a ricevere i rimborsi previsti, senza oneri aggiuntivi per il bilancio regionale. Resta inoltre obbligatoria la presenza di almeno un infermiere con attestazione BLSD nel turno notturno, requisito non oggetto di deroga.

Perché la Regione ha scelto la deroga

Nel documento istruttorio allegato alla delibera, la Regione riconosceva che la difficoltà nel reperire infermieri rappresenta un problema ormai strutturale. A incidere sono l’aumento della domanda di personale nel servizio sanitario pubblico e la ridotta attrattività delle Rsa, sia in termini economici sia organizzativi.

Secondo la Giunta guidata dal presidente Michele Emiliano, molte strutture rischiavano di perdere i requisiti organizzativi e l’accreditamento a causa della carenza di personale infermieristico. La misura viene quindi presentata come uno strumento di salvaguardia temporaneo, pensato per evitare chiusure e garantire la continuità assistenziale agli anziani ospiti.

Parallelamente, la Regione aveva annunciato l’avvio di uno studio sulle cause della carenza di infermieri e sull’adeguatezza delle retribuzioni nel settore sociosanitario, da realizzare con il coinvolgimento degli Ordini professionali e delle rappresentanze di categoria.

La reazione sindacale e il ricorso al TAR

Il 21 ottobre 2025 la Fials ha presentato ricorso al TAR Puglia contro la delibera regionale, definendola «giuridicamente inammissibile e professionalmente inaccettabile». Il sindacato afferma di aver espresso il proprio dissenso già nella fase di predisposizione dell’atto, senza tuttavia essere ascoltato.

Secondo la Fials, la delibera comprometteva il mantenimento dei requisiti minimi di accreditamento e autorizzava le Rsa a operare in una condizione di «illiceità organizzativa permanente», con ricadute dirette sulla salute e sulla vita dei soggetti più fragili. La sostituzione degli infermieri, responsabili di attività cliniche complesse, con personale Oss – qualificato come non sanitario – determinerebbe un aumento significativo del rischio di errori, eventi avversi e gestione inappropriata delle terapie.

Il sindacato denuncia inoltre una disparità di trattamento rispetto ad altre strutture analoghe e una riduzione dei livelli essenziali di assistenza (Lea), aggravata dal mantenimento di tariffe e accreditamento invariati a fronte di un abbassamento degli standard assistenziali.

Il primo passaggio davanti ai giudici amministrativi

Nei mesi successivi al deposito del ricorso, il TAR di Bari è stato chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di sospensiva cautelare della delibera. I giudici hanno respinto l’istanza, ritenendo insussistenti i requisiti di urgenza necessari per un intervento immediato.

La Fials ha però chiarito che il Tribunale non si era espresso sul merito del ricorso, che resta pienamente valido e sarà esaminato nelle prossime fasi del procedimento. Un elemento rilevante, emerso in udienza, è stata la dichiarazione della Regione secondo cui nessuna Rsa aveva formalmente richiesto di applicare la deroga, circostanza che ha inciso sulla valutazione cautelare.

Le critiche del NurSind: «Scelta pericolosa per i più fragili»

Alla protesta della Fials si era affiancata quella del NurSind Puglia, sindacato maggiormente rappresentativo della professione infermieristica, che ha espresso una netta contrarietà alla possibilità di sostituire gli infermieri con operatori sociosanitari all’interno delle RSA.

Secondo il segretario regionale Francesco Balducci, la misura rischiava di incidere direttamente sulla qualità dell’assistenza garantita a una popolazione particolarmente vulnerabile. Le RSA, ricorda il NurSind, accolgono persone non autosufficienti, spesso provenienti da dimissioni ospedaliere protette, che necessitano di un’assistenza infermieristica qualificata e continuativa.

La riduzione della presenza infermieristica e la sua sostituzione con personale non sanitario comporterebbe, secondo il sindacato, un abbassamento pericoloso degli standard assistenziali, proprio a danno di soggetti fragili che richiedono competenze cliniche avanzate e capacità di valutazione continua.

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Il nodo delle competenze professionali

Il NurSind richiamava esplicitamente il quadro normativo di riferimento, a partire dal DM 739/1994, che attribuisce all’infermiere responsabilità precise in materia di prevenzione, pianificazione e valutazione dell’assistenza, educazione sanitaria e individuazione dei bisogni di salute della persona e della collettività.

Competenze che, secondo il sindacato, non possono essere surrogate da figure di supporto, pena il rischio di compromettere la sicurezza delle cure. «La sicurezza assistenziale non può essere sacrificata in nome di un’emergenza che si sarebbe potuta prevenire con politiche diverse», sottolinea Balducci.

Metodo e governance sotto accusa

Oltre al merito del provvedimento, il NurSind criticava anche il metodo seguito dalla Regione, lamentando il mancato coinvolgimento preventivo delle organizzazioni sindacali nella fase di elaborazione della misura. Un’assenza di confronto che avrebbe portato, secondo il sindacato, a una valutazione affrettata e non coerente con l’impianto normativo vigente.

Da qui la richiesta formale di revoca della delibera e l’apertura urgente di un tavolo di confronto con la Regione, finalizzato a individuare soluzioni alternative in grado di rispondere alla carenza di personale senza mettere a rischio la sicurezza delle cure.

Una vertenza che va oltre la singola delibera

La vicenda pugliese si inseriva in un contesto più ampio di crisi strutturale dellaprofessione infermieristica, segnata da carichi di lavoro elevati, retribuzioni poco attrattive e difficoltà di reclutamento. Per Fials e NurSind, intervenire sugli standard assistenziali anziché sulle cause della carenza rischia di trasformare una soluzione temporanea in un precedente pericoloso.

Il confronto resta aperto sul piano giudiziario, politico e sindacale. In gioco non c’è solo l’organizzazione delle RSA pugliesi, ma il modello stesso di assistenza destinato alle persone più fragili e il riconoscimento delle competenze professionali nel sistema sociosanitario regionale.

Di: Viviana Franzellitti, giornalista

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