Città green: nuovo report Legambiente boccia i comuni siciliani. Ultimo posto per Palermo e Catania

Palermo e Catania ultime in classifica per performance ambientale, ma non va meglio per gli altri capoluoghi siciliani 

27 Ottobre 2023, 09:26

Città green: nuovo report Legambiente boccia i comuni siciliani. Ultimo posto per Palermo e Catania

Città sostenibili: Palermo e Catania ultime in classifica, ma non solo. Guardando agli altri comuni capoluoghi presi in esame, è l’intera regione Sicilia ad uscirne tra le peggiori. È quanto emerge da Ecosistema Urbano” 2023, il nuovo report di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole24Ore. L’indagine, alla sua 30esima edizione, analizza 105 Comuni italiani in relazione a 19 indicatori distribuiti in sei aree tematiche: aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. 

Ecosistema Urbano 2023: classifica e trend

Per ognuno dei 19 indicatori considerati, ogni città riceve un punteggio normalizzato che varia da 0 a 100. Questo punteggio finale viene poi determinato attribuendo un peso specifico a ciascun indicatore, il quale varia da 3 a 15 punti, per un totale di 100 punti. La componente legata alla mobilità rappresenta il 25% dell’indice complessivo, seguita da aria (23%), rifiuti (20%), ambiente urbano (15%), acqua (12%) ed energia (5%). 

A guidare la graduatoria complessiva per performance ambientale ci sono, ancora una volta, i Comuni del Nord con Trento (che totalizza 85,86%), seguita da Mantova (82%) e Pordenone (81,41%). Il capoluogo trentino, seconda lo scorso anno e già vincitrice di tre edizioni fa, mantiene un buon livello di qualità dell’aria migliorando leggermente nelle medie relative all’azoto (NO2), rimanendo nei limiti per  le polveri sottili (PM10 e PM2.5), registrando però un peggioramento nei giorni di superamento dell’ozono (O3).  

Tra i 105 Comuni, Roma si classifica solo 89esima, mentre peggiorano Milano (che passa dal 38esimo posto della scorsa edizione al 42esimo), Firenze, che slitta al 53esima posizione e Genova, al 58esimo posto. Fanalini di coda sono invece tre Comuni siciliani: Caltanissetta (103esima), Catania e Palermo, entrambe in ultima posizione con un punteggio di 20,86% sulla valutazione globale. 

“I grandi centri urbani – che per numerosità della popolazione potrebbero dare il contributo più pesante alla sostenibilità ambientale – confermano sostanzialmente una maggiore fatica a rispondere alle emergenze urbane ed infatti quasi tutte peggiorano la loro performance complessiva”,  si legge nel report. Se infatti appare in crescita la raccolta differenziata, la diffusione della ciclabilità e il numero dei passeggeri del servizio di trasporto pubblico locale, i miglioramenti sono ancora troppo “lievi, lenti e altalenanti”, con smog, auto circolanti, trasporti e perdite della rete idrica che si confermano le “croniche emergenze urbane” che da 30 anni affliggono il Belpaese. 

Stando ai dati raccolti nell’ampia indagine, nelle grandi città peggiorano complessivamente i dati relativi ai tre parametri monitorati per l’inquinamento atmosferico (NO2 , ozono, PM10, PM2.5) salvo qualche eccezione. Inoltre, racconta ancora il report di Legambiente, nessuna città, riesce a invertire la tendenza dell’aumento delle auto in circolazione, tanto che “il tasso medio di motorizzazione dei comuni capoluogo italiani si conferma, come trent’anni fa, a livelli tra i più alti d’Europa: 66,6 auto ogni 100 abitanti”. 

 

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Focus Sicilia: Catania e Palermo

Se peggio di così non potevano fare i tre comuni siciliani di Caltanissetta, Catania e Palermo che si sono aggiudicati gli ultimi posti della classifica complessiva, anche le altre città siciliane non brillano per sostenibilità. La migliore a livello regionale appare Agrigento, che si classifica però solo in 72a posizione, seguita da Enna (81a), Trapani (86a), Ragusa (87a), Siracusa (94a) e Messina (96a). 

Catania, penultima in classifica complessiva due anni fa (precedendo proprio Palermo), era ultima anche lo scorso anno, subito dopo Palermo. Il capoluogo etneo, nonostante abbia risposto positivamente alla maggior parte delle domande di Legambiente, mostra un pessimo rendimento in diversi indicatori del rapporto. I consumi di acqua potabile pro capite al giorno sono infatti quasi triplicati (passando da 92 litri a 246 litri), mentre le perdite nella rete idrica sono migliorate solo leggermente, scendendo dal 71% dichiarato l’anno scorso al 61%, rimanendo comunque uno dei dati più alti nell’indice. Anche la produzione di rifiuti pro capite è diminuita leggermente, passando dai 723 kg all’anno dell’edizione precedente ai 621 di quest’anno, che però non basta a far rimuovere Catania dalla lista delle peggiori tra le principali città italiane.  

Non va meglio, e anzi continua a preoccupare particolarmente anche l’inquinamento atmosferico.  Se infatti come riporta l’indagine, nel 2022 il numero di città in cui le concentrazioni medie di Biossido di Azoto (NO2) misurate nelle aree urbane superano il limite attuale di 40 μg/mc è sceso a zero, sale il numero delle città “con situazioni critiche, in cui almeno una centralina ha registrato concentrazioni medie annuali superiori a 40 μg/mc”.  Tra queste c’è proprio Catania, insieme a Bergamo, Firenze, Genova, Napoli, Roma, Teramo e Torino.

Mentre i dati di PM2.5 per Catania non sono disponibili e per quanto riguarda il PM10 la città registra una media dei valori medi annuali pari a 27 μg/mc, le concentrazioni di NO2 si assestano a 31 μg/mc nel 2022, rimanendo inferiori ai 40 μg/mc stabiliti dalla Direttiva 2008/50/CE attualmente in vigore. Tuttavia, tali concentrazioni risulterebbero significativamente superiore ai limiti previsti dalla Nuova Direttiva Ue pari a 20 μg/mc, come anche a quelli suggeriti dalle Linee guida OMS (pari a 10 μg/mc). 

Palermo 

Palermo come anticipato era penultima lo scorso anno, ultima due anni fa e ancora penultima nel rapporto Ecosistema Urbano 2020. “Il capoluogo regionale siciliano colleziona una serie di mancate risposte (ad esempio su ozono, consumi idrici, perdite della rete o sulle zone a traffico limitato) e pessime performance che pesano come macigni e non le permettono di sollevarsi dal fondo della graduatoria”, si legge nel report. 

Tutt’altro che buoni i dati che si riferiscono al settore rifiuti “dove cresce ancora la produzione pro capite annua (dai 536 della passata edizione ai 572 di quest’anno) mentre la percentuale di raccolta differenziata si ferma ad un poco incoraggiante 16,3% che le vale l’ultima piazza nell’indicatore”. Non va meglio neanche nella mobilità, con le rilevazioni che mostrano una crescita delle auto circolanti nella città.

In materia di inquinamento atmosferico, la media dei valori medi annuali relativi al PM2.5 è pari a 14 μg/mc. Anche nel caso di Palermo, la soglia rilevata rispetta gli attuali limiti in vigore (25 μg/mc) ma supererebbe quelli suggeriti in sede Ue (10 μg/mc) e quelli inseriti nelle Linee guida OMS (pari a 5 μg/mc). Similmente, in relazione al PM10 Palermo registra una media dei valori medi annuali pari a 28 μg/mc, mentre preoccupa l’elevata concentrazione di biossido di azoto (NO2), che registra una media annua pari a 35 μg/mc.

Emergenza urbana: come uscirne?

Per superare la crisi urbana che perdura da almeno tre decenni, concludono allora da Legambiente, è fondamentale adottare una strategia nazionale in grado di sostenere e finanziare scelte che rendano le nostre città autenticamente sostenibili e vicine alle esigenze dei cittadini. Nell’allarmante situazione raccontata anche dal report, esistono tuttavia esempi virtuosi di progetti di transizione ecologica, che devono essere quindi seguiti e replicati. L’unico modo sostenibile per rilanciare il Paese, a partire dalle città, è pianificare il futuro urbano riducendo l’uso delle auto e promuovendo mezzi di trasporto meno inquinanti, aggiungono allora gli esperti, adottando una maggiore mobilità sostenibile ed economia circolare, e investendo in infrastrutture intelligenti e altamente connesse. Insomma, molto di più si può e si deve fare per rendere le nostre città green.