Ftalati: fanno male, ma non sono vietati. Troppo persistenti per liberarcene

Gli ftalati sono una famiglia di composti chimici usati per migliorare la flessibilità delle materie plastiche. Hanno effetti negativi sui sistemi endocrino e riproduttivo, ma il loro utilizzo non è vietato, fatta eccezione per i giocattoli. Ad aumentarne la pericolosità è l’alto grado di persistenza negli ambienti, soprattutto indoor.

Sommario
  1. Che cosa dice la legge
  2. Gli effetti sulla salute umana
  3. Gli ftalati sono resistenti e persistenti
  4. Gli ambienti confinati
  5. Esisterà un mondo libero dagli ftalati?

Dalla cover del cellulare al tappetino del mouse. Sono tanti gli oggetti in plastica morbida di uso quotidiano, molti dei quali devono agli ftalati la loro consistenza malleabile. Gli ftalati sono una famiglia di composti chimici usati per la fabbricazione di materie plastiche per migliorare la flessibilità e la modellabilità del prodotto finale. Stando ai volumi di produzione, il PVC è la principale materia plastica contenente ftalati.

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Che cosa dice la legge

“Nonostante la tossicità degli ftalati sia stata dimostrata da numerose ricerche scientifiche, questi composti chimici continuano ad essere utilizzati, fatta eccezione per la fabbricazione di giocattoli per bambini, per cui l’uso è stato bandito”, spiega Gianluigi de Gennaro, membro del Comitato Scientifico della SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) e docente di Chimica dell’Ambiente e Valutazione d’Impatto Ambientale presso l’Università Aldo Moro di Bari. Più in generale, la normativa vigente non ne vieta l’utilizzo, piuttosto, dal 1999 ne ha limitato la concentrazione allo 0,1%. Il regolamento REACH, poi, ha introdotto le norme per la commercializzazione di queste sostanze, imponendo al produttore di esplicitarne in etichetta gli effetti sulla salute umana e le precauzioni da adottare per l’utilizzo.

Gli effetti sulla salute umana

I ricercatori hanno finora dimostrato gli effetti negativi degli ftalati sui sistemi endocrino e riproduttivo. “Alcuni ftalati sono degli interferenti endocrini – spiega de Gennaro -, ovvero sostanze capaci di alterare le funzioni del sistema endocrino, con conseguenze sulla salute dell’organismo umano del singolo individuo esposto, ma anche sulla sua progenie”. Gli ftalati, infatti, possono danneggiare il sistema riproduttivo, compresi gli spermatozoi dell’uomo, e compromettere il corretto sviluppo fetale.

Gli ftalati sono resistenti e persistenti

Ad aggravare la loro pericolosità è la loro persistenza nell’ambiente, sia indoor che outdoor. “Ne sono state trovate tracce anche in ambienti e su oggetti che di fatto non dovrebbero contenerne”, aggiunge il professore. Questo perché gli ftalati sono facilmente trasferibili da una superficie all’altra, attraverso l’aria o per contatto. Di conseguenza, oggetti prodotti con macchinari che precedentemente utilizzavano ftalati continueranno ad averne traccia ancora per molto tempo.

Gli ambienti confinati

“Le maggiori concentrazioni sono solitamente rilevate negli ambienti confinati, dove la scarsa areazione ne aumenta la persistenza”, dice il professore. La ventilazione, soprattutto quella naturale, resta l’alleato numero uno contro l’inquinamento, compreso quello da ftalati. Non ci sono evidenze scientifiche, invece, che attestino l’efficacia della ventilazione meccanica per l’eliminazione degli ftalati dagli ambiti indoor così come, invece, è stato accertato per gli altri inquinanti atmosferici.

Esisterà un mondo libero dagli ftalati?

È difficile immaginare un ambiente completamente libero dagli ftalati, anche se da oggi fosse disposto il divieto assoluto di utilizzo in tutto il mondo, in quanto continuerebbero ad essere rilasciati dalle plastiche precedentemente prodotte, in grado di deteriorarsi solo con il trascorre di diversi decenni. “Di conseguenza anche gli effetti negativi sulla salute umana continueranno ad essere osservati a lungo, poiché – conclude de Gennaro – quelli finora riscontrati si manifestano tutti a medio e lungo termine”.

Isabella Faggiano, giornalista professionista

Di: Redazione Consulcesi Club

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