La tecnologia sta entrando sempre più a far parte del modo in cui ci prendiamo cura della nostra salute. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la 
telemedicina una 
priorità a livello globale e, nelle linee guida definite per il migliore utilizzo della tecnologia a favore del paziente, evidenzia i possibili benefici legati alle operazioni di 
decision-making, nella 
gestione dei farmaci e nei 
servizi di telemedicina.
 
Se in 
Europa la
 sanità digitale ha iniziato a svilupparsi con maggiore incidenza e rapidità negli ultimi dieci anni, arrivando oggi a rappresentare il secondo più grande 
mercato mondiale dopo gli Stati Uniti con un valore di 41 miliardi di dollari, equivalente a un 
+412% in 5 anni, il nostro Paese, causa una mancanza di risorse e strumenti organizzativi, sta vedendo solo in questi ultimi anni significativi investimenti per adeguare medici e SSN al resto del continente.
 
Ad oggi in Italia, il più grande contributo alla 
transizione digitale, pari a oltre 12 miliardi di euro, è contenuto nel 
Pnrr che nella 
digitalizzazione di servizi e informazioni vede il futuro del 
Servizio Sanitario Nazionale.
 
I benefici della telemedicina
Sotto il grande ombrello delle 
soluzioni di “e-health” (o salute digitale) la 
telemedicina rappresenta sicuramente uno dei principali strumenti.
Questa, basata sull’
integrazione tra le tecnologie dell’
informazione e della 
comunicazione con i 
tradizionali metodi di visita medica e nuove tecniche diagnostiche e terapeutiche, se implementata in modo efficace, permette di migliorare i servizi d’assistenza riducendo 
tempi e 
costi sia per il paziente che per il SSN, permettendo di raggiungere coloro che vivono in 
aree remote e quindi il raggiungimento di un più ampio numero di persone.
 
Ma la telemedicina può potenzialmente interessare ogni aspetto del processo di assistenza: dalla 
prevenzione, attraverso strumenti di 
tele-monitoraggio, ai 
tele-consulti e all’utilizzo del 
Fascicolo sanitario elettronico (FSE)  che permette di raccogliere la storia clinica di una persona 
in modo sicuro e accessibile, all’
intelligenza artificiale per una migliore analisi dei dati e quindi di diagnosi, fino alla 
stampa 3D e alla 
chirurgia robotica.
 
Recenti ricerche mostrano un aumento del numero di medici e degli altri professionisti sanitari che utilizzano la telemedicina, come testimonia l’ultimo “
Rapporto civico sulla salute”, a cura della onlus Cittadinanzattiva e il Report TeleDerma realizzato da Deloitte Consulting in collaborazione con AbbVie e Galderma, secondo cui negli ultimi anni sono cresciti in modo esponenziale le pratiche di 
teledermatologia. In Italia, per far sì che la tecnologia da sperimentazione entri a far 
parte integrante del sistema sanitario, è necessaria una maggiore 
formazione del personale.
 
 
Non a caso alcune università italiane hanno iniziato a sviluppare programmi attorno alle 
nuove tecnologie e alla loro 
applicazione clinica, sia in ambito diagnostico che terapeutico. È questo il caso del progetto 
MEET, programma d’insegnamento comune di 
Medicine Enhanced by Engineering Technologies realizzato dall’Università di Pavia, dall’Università di Pisa, dalla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa e dalla Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia.
 
Non meno virtuoso è l’esempio dell’
Università degli Studi di Brescia che attraverso il progetto Light - 
Lifescience Innovation Good Healthcare Technology - nato dalla collaborazione tra pubblico e privato prevede di investire 19,5 milioni di euro per sviluppare tecnologie sanitarie che guardano all’
intelligenza artificiale, ai 
big data e alla costruzione di piattaforme per la condivisione dei dati raccolti.
 
Anche per quanto riguarda l’aggiornamento delle conoscenze, sempre più corsi si stanno sviluppando attorno al tema della tecnologia e allo stesso tempo sfruttando questa.
 
Come quelli realizzati da Consulcesi Club che, partendo da un quadro generale sulle nuove tecnologie applicate al mondo della sanità, come il corso 
“E-Health. Il futuro dell’assistenza sanitaria”, si vanno poi a ramificare attraverso le varie specializzazioni mediche con approfondimenti sulle ultime novità in termini di impiego delle tecnologie: dalla 
telemedicina nell’ambito diabetologico e dell’obesità fino al 
follow-up a distanza della maternità, passando per il 
nuovo quadro normativo che dovrà necessariamente seguire allo sviluppo dei nuovi sistemi.
 
 
Da soggetto a strumento: la tecnologia può divenire un potente alleato del medico in formazione che, desideroso di migliorarsi, per senso di responsabilità deontologica e in ultimo per adempire all’
obbligo formativo sancito dalla Legge, decide di svolgere 
corsi di formazione a distanza. 
 
 
Ma non solo, innovazioni come 
visori 3D e 
strumenti chirurgici virtuali permettono di 
simulare tecniche e 
migliorare le abilità manuali in campi come la chirurgia mininvasiva in cui era quasi impossibile fare esperienza diretta prima.
 
C’è poi il ‘
paziente virtuale’ che si può incontrare tra i 
nuovi corsi ECM di Consulcesi Club.
Come in una sorta di gioco di ruolo, il medico partecipante si ritrova virtualmente 
seduto di fronte ad un paziente che lamenta disturbi specifici.
 
Nel corso interattivo il professionista dovrà quindi interagire (attraverso frasi e opzioni proposte dal menu) con il paziente: può effettuare una 
visita virtuale, 
prescrivere farmaci, 
terapie ed esami, oltre a controllare e modificare gli stili di vita del paziente per arrivare alla completa guarigione.
 
Nel catalogo di Consulcesi questo approccio innovativo alla formazione è risultato essere particolarmente funzionale per una migliore preparazione dei professionisti su una molteplicità di tematiche come 
diabete, 
problemi cardiovascolari, 
ipertensione in gravidanza, fino a 
politraumi, sindrome astenica e 
alimentazione.
 
Come nel caso del corso “
Paziente virtuale: i disturbi da ipoglicemia. Diagnosticare e curare una sindrome ipoglicemica non comune”, il professionista viene guidato attraverso il caso clinico di una persona con una 
sindrome ipoglicemia e attraverso snodi decisionali arriverà a definire la diagnosi e la corretta cura, supportato da spiegazioni e rimandi alla
 letteratura scientifica. 
 
Anche nel corso relativo alla 
gestione dell’ovaio policistico attraverso una corretta alimentazione, grazie all’uso del paziente virtuale, i professionisti possono approfondire abitudini e stili di vita per andare a definire la dieta più adatta per intervenire sul calo ponderale e in generale sul disordine metabolico che riguarda le pazienti affette da questa patologia.
 
La nuova tecnologia permette, oltre ad apprendere “
per prove ed errori”, ponendo il professionista in un ruolo attivo e permettendogli di testare le proprie conoscenze, di 
rinnovare la capacità d’ascolto che ogni camice bianco dovrebbe avere e coltivare per poter instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione con il paziente.
 
Questo risulta particolarmente vero nel 
caso di malnutrizione, come può essere quella proteicocalorica che interessa molti gli anziani con conseguenze significative sui tempi di recupero da una patologia acuta, ritardando la guarigione delle ferite, indebolendo il sistema immunitario e le capacità dell’individuo. Sarà compito dello specialista, in primo luogo, diagnosticare la gravità del disordine, le eventuali complicanze e 
supportare il paziente attraverso terapie alimentari che prevedano l’integrazione con specifici supplementi nutrizionali orali, integratori di vitamine e sali minerali o di aminoacidi essenziali e, eventualmente, ponendo l’indicazione alla nutrizione artificiale, o all’ospedalizzazione nei casi più gravi.
 
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