Sanità digitale in Italia: verso una trasformazione strutturale

La digitalizzazione del SSN, prevista anche nel PNRR, promette di trasformare l’approccio alla cura e al benessere della persona. Mentre i primi importanti progetti iniziano la fase di sperimentazioni, per un cambiamento strutturale sono necessari formazione e aggiornamento continuo di medici e professionisti sanitari.

Sommario
  1. Le risorse disponibili, non solo PNRR
  2. La Piattaforma Nazionale di Telemedicina
  3. Il Digital Care Program
  4. Asl online, progetti di digitalizzazione
  5. Formazione come motore del cambiamento
  6. Lifelong learning nel settore salute

Il 2022 per la Sanità italiana è stato un anno di grandi pianificazioni all’insegna dell’innovazione digitale e della riorganizzazione territoriale dei servizi di assistenza. Le importanti risorse stanziate, in primis attraverso il PNRR, l’ampia produzione di linee guida, atti normativi e la definizione dei primi progetti di telemedicina, lasciano ben sperare circa la trasformazione, inevitabile quanto improrogabile, che il SSN si appresta a vivere durante il corso di quest’anno e dei futuri.

Le risorse disponibili, non solo PNRR

A sostenere il cambiamento infatti, accanto ai 15,63 miliardi di euro previsti dal PNRR (che dedica a riforme e investimenti nel settore Salute l’intera Missione 6), contribuiranno inoltre 2,89 miliardi di euro provenienti dal Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC) e altre risorse straordinarie per un totale di circa 20 miliardi di euro. A testimonianza dell’accelerazione avvenuta in Italia c’è il crescente numero di progetti (nel pubblico come nel privato) che muovono i primi passi nel fare della tecnologia una concreta leva di innovazione nel percorso di cura e assistenza, nel tentativo di colmare il gap nella digitalizzazione del settore sanità.

La Piattaforma Nazionale di Telemedicina

Tra le principali iniziative definite dalle autorità centrali lo scorso anno, accanto al rilancio del Fascicolo Sanitario Elettronico, c’è la Piattaforma Nazionale di Telemedicina.

Questa, nata “dall’esigenza di colmare il divario tra le disparità territoriali e offrire maggiore integrazione tra i servizi sanitari regionali e le piattaforme nazionali attraverso soluzioni innovative”, vuole “creare un livello fondamentale di interoperabilità che garantisca standard comuni ai servizi di telemedicina sviluppati dalle Regioni, valorizzando quanto già disponibile nel panorama dei contesti locali, integrando o completando il portafoglio di servizi”, come scrive l’AGENAS nell’Avviso pubblico per la realizzazione e gestione della Piattaforma.

Il Digital Care Program

Tra i nuovi progetti che dovrebbero vedere la fase di sperimentazione in questo 2023, il Digital Care Program, sviluppato dall’Associazione Amici della Fondazione Corazza APIAFCO e la piattaforma di Digital Health Paginemediche “con l’obiettivo di supportare gli operatori sanitari e garantire al paziente psoriasico una presa in carico più continua, olistica e personalizzata”, come raccontano gli ideatori.

Il progetto, che consentirà ai medici di medicina generale e agli specialisti di monitorare il paziente a distanza e a quest’ultimo di ricevere in tempo reale indicazioni e prescrizioni relative a visite di controllo, percorsi terapeutici e modelli comportamentali, oltre al follow-up clinico, prevede una “messa a terra” in due centri pilota (il Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli e l’Unità Operativa Complessa del Policlinico Umberto I di Roma) per 12 mesi a partire da questo gennaio, e punta a rendere la piattaforma un supporto per il Servizio Sanitario Nazionale.

Tra i molteplici vantaggi associati alla sua introduzione nel SSN nel medio periodo un maggiore empowerment del paziente, favorendo il cambio di abitudini comportamentali, nel lungo periodo un abbattimento dei costi a carico della collettività grazie alla riduzione di accessi impropri al SSN, spesso dovuti anche a comorbidità.

Asl online, progetti di digitalizzazione

Fa da capofila invece tra le Asl quella di Latina che dopo il percorso formativo avviato nel 2021 e rivolto agli operatori sanitari con l’obiettivo di migliorare le soft skill necessarie per la gestione a distanza del paziente quanto per programmare l’attività complessiva rispetto a determinati segmenti di popolazione, ha di recente annunciato due nuovi progetti di digitalizzazione.

Questi, che prevedono il rilascio di copie delle cartelle cliniche direttamente online e la lettera di dimissione ospedaliera informatizzata e inviata al fascicolo sanitario elettronico, permetteranno quindi ai pazienti di accedere alla propria cartella clinica senza la necessità di recarsi in ospedale e di aumentare le informazioni sanitarie del paziente a disposizione del medico di medicina generale e degli specialisti.

Ma il progetto di digitalizzazione della Asl pontina non si ferma qui, prevedendo l’implementazione di ulteriori servizi: come l’immissione digitale nel Fascicolo Sanitario Elettronico del referto di anatomia patologica, e la digitalizzazione della cartella clinica ambulatoriale, alimentata dai referti di specialistica ambulatoriale che permetterà ai medici di medicina generale totale accessibilità in tempo reale ai dati dei pazienti, sempre nel rispetto della normativa della privacy, spiegano dall’azienda sanitaria locale.

Formazione come motore del cambiamento

Se a dettare il passo della digitalizzazione dell’ecosistema sanitario sarà la capacità di sviluppare in tempi rapidi programmi e riforme che consentiranno al Paese di accedere ai fondi messi a disposizione dalle Istituzioni Europee, una concreta trasformazione strutturale “non può prescindere dal fattore umano e, in particolare, dalla cultura e dalle competenze degli attori coinvolti”, oltre che dalla capacità di oltrepassare le difficoltà legate all’attuale frammentazione della governance del sistema sanitario pubblico, come ha anche sottolineato Emanuele Lettieri, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano durante la presentazione degli ultimi dati raccolti da questo.

Sebbene gli anni della pandemia, infatti, abbiano determinato una maggiore conoscenza e un più diffuso utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico, “il livello di alimentazione dei documenti del nucleo minimo nella gran parte delle Regioni è ancora molto limitato”, come ha aggiunto Paolo Locatelli, sempre dell’Osservatorio Sanità Digitale. Inoltre, come anche confermato dalle rilevazioni, l’uso degli strumenti di Telemedicina, dopo un boom a seguito del Covid-19, già nel 2021 ha registrato un calo significativo da parte di medici di medicina generale come degli specialisti (seppur mantenendo percentuali superiori rispetto a quelle pre-pandemia), segnale di un cambiamento che deve ancora diventare strutturale andando oltre il periodo emergenziale.

A costituire un blocco all’innovazione secondo il 38% delle Direzioni Strategiche delle aziende sanitarie consultate dall’Osservatorio nel corso della ricerca è la mancanza di competenze digitali, che necessitano di essere colmate con la formazione del personale sanitario, “soprattutto su ambiti come la Cartella Clinica Elettronica, privacy e sicurezza dei dati e Telemedicina, oltre alla formazione sugli strumenti informatici di base, necessaria per fornire ai professionisti una preparazione più completa”, come hanno ricordato anche gli esperti dell’Osservatorio.

Lifelong learning nel settore salute

Secondo la definizione di Lifelong Learning durante tutto l’arco della vita, al variare e al crescere dell’individuo, si prefigurano nuove necessità di formazione.

Il costante aggiornamento delle competenze e del bagaglio delle conoscenze personali, secondo questo concetto, dovrebbe avvenire attraverso un processo dinamico in grado di tenere conto non solo delle abilità e delle motivazioni individuali ma anche di alcuni importanti aspetti di tipo sociale tra cui: i cambiamenti demografici, il mismatching nell’ambito lavorativo e lo sviluppo delle nuove tecnologie.

Niente di più indispensabile allora se guardiamo al settore sanità, particolarmente investito da tali trasformazioni. Con una popolazione in costante invecchiamento che vede quindi crescere i malati cronici a cui è necessario garantire cure anche a distanza e l’incremento nell’uso delle tecnologie a partire dai processi di diagnostica, molti professionisti rischiano di rimanere under-skilled e di conseguenza inadatti al mondo del lavoro del futuro. In questo contesto, si conferma l’importanza della cosiddetta Educazione Continua in Medicina, processo attraverso il quale il professionista della salute si mantiene aggiornato per rispondere ai bisogni dei pazienti, alle esigenze del Servizio sanitario e al proprio sviluppo professionale.

Fabiola Zaccardelli, BA (Hons) Journalism, University of Westminster

Di: Redazione Consulcesi Club

News e Approfondimenti che potrebbero interessarti

Vedi i contenuti