L’Europa prescrive 11 ore di riposo tra un turno e l’altro: le vertenze sono 430. “Occorre più personale”
Una marea di ricorsi depositati in tribunale e tre class action pronte a essere presentate. Le proteste dei medici pugliesi contro la violazione della direttiva europea che disciplina il riposo dopo turni massacranti in corsia, rischiano di trasformarsi in una vera e propria bomba economica per le casse dello Stato.
I camici bianchi pugliesi sono sulle barricate per la difesa dei loro diritti. Non a caso sono già 430 i ricorsi, presentati dai medici nei tribunali della nostra regione, per denunciare ancora una volta la violazione della direttiva europea 88 del 2003 che prescrive 11 ore di riposo fra un turno e l’altro. È quanto rende noto Consulcesi, società nazionale che tutela i diritti dei medici tramite azioni legali, che ha raccolto in tutta Italia oltre 7mila ricorsi. Solo dai medici baresi sono stati presentati 185 ricorsi, altri 92 da Taranto, 83 da Lecce, 32 da Foggia, 21 da Brindisi e 17 dalla Bat. “I medici – commenta il presidente Massimo Tortorella – hanno compreso che l’azione legale è mossa contro lo Stato, non contro la propria azienda ed è sempre più spesso appoggiata dagli stessi direttori sanitari. Stiamo predisponendo una nuova azione collettiva ad hoc. Siamo di fronte all’ennesima ingiustizia nei confronti dei medici e siamo pronti a tutelarli con i nostri mille tra avvocati e consulenti legali“.
Dai 430 ricorsi pugliesi, oltre 200 sono stati raccolti negli ultimi due mesi mentre gli altri erano arrivati tra novembre e dicembre, quando il tema era caldo per via dell’entrata in vigore della legge 161 del 25 novembre scorso varata dal governo per mettersi in regola con la direttiva europea del 2003.
Come ha evidenziato Bruxelles, non vengono rispettate le 11 ore di riposo tra un turno e l’altro, l’orario settimanale va oltre le 48 ore settimanali e ci sono problemi su guardie, reperibilità e ore di lavoro prestate in libera professione all’azienda sanitaria. Ed è per questo che le cause dei medici contro lo Stato, inadempiente dal 2008 rispetto alla direttiva comunitaria. Ora però il rischio è che questa massa di ricorsi possa trasformarsi in un’emergenza economica proprio per lo Stato, visto che per ogni ricorso vinto dai medici si calcolano rimborsi che variano da 40mila a 80mila euro.
Per Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari, il problema non si risolve se non con un aumento del personale in corsia: “L’impegno preso dalle istituzioni per adeguarsi alla norma è stato diatteso perché negli ospedali pugliesi c’è una grossa carenza di personale. Così è molto difficile andare avanti per i medici, a meno che non si vogliano chiudere altri ospedali per recuperare un pò di personale nelle altre strutture. Ma questo significherebbe un’ulteriore abbassamento del livello di assistenza per i cittadini pugliesi“.