Rapporto CREA Sanità, la carenza di infermieri è grave. La ricetta FNOPI

Gli infermieri del SSN sono troppo pochi e senza un cambio di rotta saranno sempre meno. La professione è poco attrattiva per salari molto bassi, rispetto a quelli dei colleghi europei, e la possibilità di specializzarsi o fare carriera è quasi nulla. L’analisi della FNOPI nel 19° Rapporto del CREA Sanità.

Sono sempre meno i giovani che ‘sognano’ di fare l’infermiere: agli ultimi test di ingresso per la laurea in infermieristica hanno preso parte 22.957 candidati per 20.059 posti, con un rapporto domande/posti pari a 1,1. Questi sono solo alcuni dei dati emersi dal 19° Rapporto del CREA Sanità, Centro di ricerca riconosciuto da Eurostat, Istat e Ministero della Salute, composto da economisti, epidemiologi, ingegneri biomedici, giuristi, statistici.Tra le principali cause della perdita di attrattività della professione infermieristica c’è il salario poco soddisfacente: gli stipendi italiani, a parità di potere d’acquisto, sono inferiori a quelli di molti colleghi europei. Tra gli esempi più eclatanti ci sono: il Regno Unito dove la retribuzione annua è superiore del 20%, la Svizzera dove la differenza è di ben 46,2 punti percentuali in più, e la Germania, Paese in cui gli infermieri guadagnano il 56% in più dei colleghi italiani.

Mancano all’appello 60mila infermieri

Il trattamento economico degli infermieri in Italia non è migliorato neppure con l’ultimo contratto chiuso nel 2021. Se la retribuzione media del comparto sanitàè aumenta del 9% rispetto al 2012, passando da una media annua di 38.900 a 42.400 euro, per gli infermieri l’aumento si è fermato al 4%, passando da 32.636 a 33.940 euro.La perdita di interesse per la professione infermieristica si traduce, inevitabilmente, in una carenza di personale. Il Sistema Sanitario Nazionale avrebbe bisogno di 60mila infermieri in più. Una carenza drammatica che, nel giro di 10 anni, sarà destinata ad aggravarsi ulteriormente: i pensionamenti porteranno fuori dal Sistema oltre 100mila professionisti.

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Rivedere i percorsi formativi

Dal Rapporto CREA Sanità emerge, dunque, come la difficoltà di reperire il personale e la perdita di attrattività del SSN stiano diventando un’emergenza che, come tale, va affrontata con un’adeguata programmazione. Da un lato è necessario incrementare l’offerta formativa, dall’altro bisognarestituire attrattività al lavoro nel Sistema Sanitario Nazionale garantendo agli infermieri un riconoscimento sia sociale, che economico.Per far fronte alla situazione la Federazione nazionale degli infermieri (FNOPI) ha pubblicato un proprio contributo nel 19° Rapporto del CREA Sanità. La FNOPI, dopo aver proposto una fotografia dei bisogni di salute attuali, emersi nel post pandemia e per il progressivo invecchiamento della popolazione, suggerisce delle soluzioni concrete. 

La professione infermieristica deve evolvere, ecco come

Le proposte della Federazione nazionale degli infermieri prevedono l’evoluzione della professione infermieristica su due assi: uno orizzontale, che prevede uno sviluppo delle competenze cliniche, e uno verticale, volto ad inserire gli infermieri nel management aziendale, offrendo concrete possibilità di carriera.Sull’asse orizzontale (clinico) la FNOPI colloca l’emergente figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, lo specialista in stomaterapia, wound care, gestionedevicepic team, pain nurse, rischio infettivo, etc... In senso verticale (asse del management), la dirigenza infermieristica dovrà essere compresa nella direzione strategica aziendale, occupando ruoli di pari livello gerarchico con il management aziendale.

‘Skill mix’ e ‘task shifting’

Per far fronte sia all’aumento del peso della cronicità, che alla progressiva riduzione dell’organico, la FNOPI, così come esplicitato nel contributo pubblicato nel Report CREA,ritiene necessario il superamento di tabù che, in Italia, sono tuttora associati ai concetti di ‘skill mix’ e ‘task shifting’. Le professioni sanitarie andrebbero valorizzare agendo sul ripensamento delle competenze necessarie (skill mix) e su un cambio di ruoli in sostituzione(task shifting) o in affiancamento (task evolution) alle altre professioni sanitarie. Un mutamento tale di ruoli e responsabilità, se progettato in modo adeguato, potrebbe restituire quell’attrattività della professione, dalla cui perdita è scaturito il fenomeno delle greatresignation in sanità.

Il valore aggiunto del digitale in Sanità

Un ulteriore valore aggiunto è rappresentato dall’utilizzo delle nuove tecnologie in sanità che permetterebbero di erogare servizi più sostenibili e più personalizzati. Per la FNOPI introdurre il digitale insanità permetterebbe di progettare nuovi modelli di presa in carico, semplificare i percorsi rivolti al paziente, migliorando l’aderenza terapeutica e l’appropriatezza. Ancora potrà essere garantita una partecipazione attiva del cittadino e dei caregiver. Tutta questa evoluzione,infine, non può trascurare il personale di supporto all’assistenza infermieristica. 

La FNOPI, in tal senso, propone l’istituzione all’interno degli ordini delle professioni infermieristiche di un albo speciale dedicato al personale di aiuto e supporto all’attività dell’infermiere per la verifica, il controllo deontologico e la tutela dell’attività svolta a beneficio del cittadino. Il tutto prevedendo anche una formazione complementare di tale personale di supporto che possa sviluppare nuove e maggiori competenze, da utilizzare sia in autonomia, che su indicazione dell’infermiere. “Solo innovando le professioni a partire da quella infermieristica in ambito formativo, in ambito di esercizio professionale, in ambito di autonomia- conclude la presidente FNOPI, Barbara Mangiacavalli - si può garantire la sostenibilità del sistema e l’universalità del Servizio sanitario nazionale”.

Di: Isabella Faggiano, giornalista professionista

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