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Orario di lavoro, stop alle deroghe

Orario di lavoro, stop alle deroghe

Dopo una prima fumata nera medici e comparto convocati all’ Aran per un secondo incontro tecnico

Anaao: adeguare gli organici – CIMO: “assumere per tamponare le emergenze”

Nuova convocazione all’ Aran il 18 e 19 novembre per dirigenza medica e comparto sulla questione orari di lavoro e riposi. Il secondo incontro segue la fumata nera della scorsa settimana. Sul tavolo eventuali deroghe alla normativa europea sugli orari di lavoro – la direttiva 2003/88/CE – che tornerà applicabile in Italia a partire dal 25 novembre prossimo. Intanto la ministra della Salute Beatrice Lorenzin chiarisce che una soluzione entro la deadline ci sarà e nega la possibilità di mini-proroghe, auspicate dalle Regioni: “la normativa sui nuovi orari di lavoro, per i medici, deve entrare in vigore: non ci saranno slittamenti“.

Come base di discussione l’Aran ha presentato il documento approvato la scorsa settimana dal Comitato di settore. Che i camici bianchi hanno respinto al mittente. ” Le Organizzazioni sindacali – si legge in una note dell’ Intersindacale medica – denunciano il tentativo strumentale di Governo e Regioni di cercare un accordo in extremis per procedere a una proposta legislativa di dubbia legittimità sull’applicazione della direttiva sull’orario di lavoro. E insieme il fallimento di chi ha avocato a sé da tempo l’organizzazione del lavoro e che oggi dichiara che essa è fondata sull’uso intensivo fino all’abuso del lavoro professionale tanto sa rischiare il crollo se riportata a legittimità. Le Oo.Ss con senso di responsabilità manifestano disponibilità ad un approfondimento a valenza contrattuale non sulle deroghe, alle quali rimangono contrarie, ma sulle ripercussioni dell’applicazione della normativa su orario, dotazione organica, sicurezza delle cure, quantità e qualità dei servizi erogati. A condizione che siano integralmente rispettate le prerogative esclusivamente nazionali della contrattazione, ripristinati gli istituti organizzativi contrattuali del lavoro, che l’invarianza di spesa non continua a giustificare i  fenomeni scandalosi del precariato e dei contratti atipici e che si manifestino segnali di attenzione verso chi sostiene quello che resta del Ssn, anche attraverso provvedimenti legislativi in itinere”.

Per Costantino Troise, segretario nazionale Annao Assomed, si tratta di un ricatto vero e proprio: “Non è accettabile una trattativa subordinata a una derogazione d’urgenza. Noi abbiamo dimostrato una disponibilità ad approfondire la questione ben superiore rispetto alle Regioni, che sono i nostri datori di lavoro e che hanno fatto marcire il problema per anni, dimostrando il fallimento della loro capacità organizzativa”. E se non si arriverà a una soluzione, si vedranno le conseguenze. “Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Non è pensabile – conclude Troise – che un sistema crolli perché si torna alla legittimità. C’è qualcosa che non va. Parliamo invece di adeguamento degli organici, di sicurezza e qualità dei servizi. Le regioni e i dg hanno voluto attribuirsi in via esclusiva l’organizzazione di lavoro. Abbiamo visto come lo hanno fatto: a colpi di esternalizzazioni, sfruttamento strutturale e precariato. È ora di dire basta”.

Duro anche il commento di Annao Giovani. “L’Anaao e le altre sigle sindacali – sottolinea Domenico Montemurro, responsabile nazionale di Anaao Giovani – non hanno mai accettato deroghe, né lo faranno. Qui c’è in gioco la “pelle” dei colleghi e dei cittadini. Se si vuole riaprire la partita, allora Anaao Giovani vuole ascoltare dai ministri Lorenzin e Padoan notizie su una stabilizzazione totale dei precari medici con soldi “freschi”, cestinando il Dpcm precari. La normativa europea non può e non deve creare ostacoli se gli organici sono corretti. È  chiaro che questo non deve essere un alibi per licenziare giovani colleghi come già avviene in diverse Regioni. Ricordo che un medico di notte da solo lavora su almeno 100 letti e non può garantire sicurezza. E la pronta disponibilità usata “impropriamente” non servirà da paracadute se non verrò ripensato anche il sistema formativo e forse la stessa “mission” degli ospedali”.

A premere sul tasto delle assunzioni anche la CIMO. “Hanno avuto tutto il tempo – sottolinea Riccardo Cassi, presidente CIMO. E non hanno fatto nulla. Ora la questione è politica. C’è una legge di Stabilità in Parlamento, quindi c’è la possibilità di prevedere l’assunzione di un numero di medici sufficiente almeno a tamponare le situazioni più difficili, ad esempio nei piccoli e medi ospedali, soprattutto al Centro Sud, e nei servizi di emergenza”. All’incontro il convitato di pietra è stato il Comitato di settore Regioni–Sanità, che pure la scorsa settimana aveva inviato all’ Aran un documento con proposte molto incisive per dribblare l’applicazione della normativa. “Se avessero la lungimiranza di prevedere 2-3mila assunzioni – conclude Cassi – si potrebbe per esempio pensare all’applicazione temporanea di deroghe fino all’assunzione di nuovo personale, ma questa è solo un’ipotesi”. Il tema è spinoso non solo per il futuro delle cure in corsia e la salute dei cittadini ma anche per l’elevato rischio di contenziosi. “Negli ultimi mesi – spiega Simona Gori, direttore generale di Consulcesi Group – abbiamo già avviato 5mila ricorsi ai quali se ne stanno aggiungendo, giorno dopo giorno, tantissimi altri”.

 

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