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Ex specializzandi: niente prescrizione, la partita si riapre

Di Amato: “Senza normative e sentenze chiare e univoche, la prescrizione ad oggi non è decorsa”

Medici ex specializzandi: la partita dei rimborsi è ancora aperta, la prescrizione non scatta. La vicenda dei camici bianchi che non hanno ricevuto la corretta remunerazione durante la scuola di specializzazione in Medicina, in aperta violazione delle direttive Ue in materia (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE), torna sotto i riflettori per l’ennesima svolta nel dibattito giurisprudenziale sul tema dei termini prescrittivi; stavolta grazie al parere pro veritate del Prof. Avv. Sergio Di Amato, già magistrato e presidente della Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione, veste nella quale ha maturato una approfondita esperienza sui temi della responsabilità civile, conferma che la prescrizione per gli specialisti 1978-1991 non è decorsa.

Secondo lo studio “in assenza di sentenze e normative chiare ed univoche sulla posizione dei medici immatricolati dal 1978 in poi, non si è formata la certezza del diritto necessaria per il decorso della prescrizione”. In particolare, secondo quanto evidenziato nel parere: “La situazione di grave incertezza, oltre che allo Stato legislatore, che ha pervicacemente disatteso i suoi obblighi anche quando ha emanato leggi espressamente definite di adempimento, è riconducibile ai tempi occorsi alla giurisprudenza nazionale per pervenire ad una definizione del rimedio ed anche all’Avvocatura dello Stato, anch’essa tenuta all’obbligo di leale collaborazione, la quale ha sollevato eccezioni di ogni tipo. Solo dal 2011 – si legge ancora nel parere redatto da Di Amato – lo Stato, attraverso l’elaborazione giurisprudenziale, ha messo a disposizione dei soggetti lesi dal suo inadempimento un sufficientemente certo e perciò effettivo rimedio giurisdizionale e può, quindi, iniziare a decorrere la prescrizione decennale”.

Nel nuovo quadro che si delinea, lo Stato sarà oggetto di una nuova valanga di ricorsi, da cui potrebbero derivare ulteriori e più salati esborsi a carico delle casse erariali. Il tutto, aggravando ulteriormente il lavoro dei già oberati tribunali italiani, senza che sia mai stata individuata una soluzione politica attraverso un accordo transattivo per porre fine alla lunga vertenza, come previsto dal Ddl 2400 durante la scorsa legislatura.