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Medici risarciti dallo Stato. Pisa: 3 milioni di euro per i mancati compensi post-laurea.

Medici risarciti dallo Stato. Pisa: 3 milioni di euro per i mancati compensi post-laurea.

Chiamiamolo risarcimento, ma anche con uno sforzo di fantasia, “trattamento di inizio rapporto” erogato a posteriori.

Di sicuro ci sono professionisti della sanità che reclamano e ottengono dallo Stato quei compensi che dovevano percepire durante gli anni della specializzazione. E ogni volta sono stangate che vanno da 1,4 a 35 milioni di euro per una somma totale, provvisoria, di 373 milioni. Altre class action sono in arrivo, anche per gli orari di lavoro e gli aspiranti specializzandi beffati dal test farsa delle scorse settimane.

L’ultimo esempio è arrivato ieri da Pisa, dove l’Ordine dei medici provinciale è in prima linea a livello nazionale per far valere i diritti dei suoi iscritti in tema di rimborsi. Con la conduzione legale della società Consulcesi, ventidue medici toscani ( dieci di Pisa, nove di Firenze, due di Lucca e uno di Massa Carrara) hanno portato a casa 3 milioni di euro. Qualcuno se li ha fatti mandare con un bonifico. Altri hanno scelto di presentarsi per incassare l’assegno firmatario dalla Presidenza del consiglio dei ministri. Uno che ha voluto partecipare alla celebrazione dell’ennesima battaglia legale vinta è il medico Enrico Arrighi dell’Asl di Massa Carrara, residente a Montignoso. Per lui lo Stato ha staccato un cheque di 26mila euro. Nel 1991 aveva iniziato la specializzazione in malattie dell’apparato digerente. Quattro anno di studio-lavoro che per le norme europee (dal 1982 al 1991) andavano remunerati. Quegli anni il dottor Arrighi e come lui migliaia di medici li trascorse in corsia senza prendere una lira. Che ora torna, con la valuta declinata in euro, a scoppio ritardato, ma esentasse perché si tratta di un risarcimento. “Con i 26mila euro ci pagherò il notaio, ho appena comprato un terreno con un rudere” scherza il dottor Arrighi. 

La vicenda che dà origine ai risarcimenti risale agli inizi degli anni Ottanta, quando furono promulgate le direttive europee che imponevano a tutti gli Stati membri di corrispondere il giusto compenso ai medici durante gli anni della scuola di specializzazione in medicina. Nonostante l’obbligo entrasse in vigore all’inizio del 1983, lo Stato italiano non ha corrisposto le borse di studi dovute ai medici immatricolatisi tra gli anni accademici 1982-1983 e 1990-1991. Più di recente si è aperto anche un secondo fronte per coloro che si sono iscritti tra il 1994 e il 2006. In questo caso le borse di studio sono state pagate, ma non comprendevano il riconoscimento della rivalutazione periodica, delle coperture previdenziali e assicurative e delle differenze retributive. Lacune che offrono il destro per nuove azioni collettive. I medici sono pronti a fare i calcoli e passare all’incasso del “trattamento di inizio rapporto”.