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Endometriosi: ricerca e formazione nella lotta alla “patologia invisibile”

09/03/2023

In occasione del mese della consapevolezza dell’endometriosi guardiamo ad alcune delle ultime e più promettenti ricerche in materia. Un nuovo trattamento promette di ridurre le lesioni e il tessuto cicatriziale, mentre nuovi corsi ECM contribuiscono ad un approccio multifattoriale e personalizzato.

Endometriosi: ricerca e formazione nella lotta alla “patologia invisibile”

È tra le patologie più diffuse nel mondo femminile, con circa il 10% di donne in età riproduttiva affette a livello globale (circa 190 milioni) di cui oltre 3 milioni di diagnosi conclamate solo in Italia, secondo gli ultimi dati rilasciati dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dall’OMS.

 

Parliamo dell’endometriosi, patologia fortemente invalidante che è spesso causa di infertilità (30-40% dei casi), dismenorrea secondaria, ma non solo.

 

Nonostante i numeri però, la patologia infiammatoria benigna ad andamento cronico e recidivante, è ancora oggi una patologia “invisibile” poiché la diagnosi arriva spesso anche dopo 8-9 anni (secondo quanto rilevato dalla Fondazione Italiana Endometriosi, ma non solo) e tante visite dagli specialisti, che inevitabilmente aumentano il malessere psicologico delle donne affette e già spesso fortemente provate dai dolori dovuti all’infiammazione.

 

Marzo: un mese dedicato all’endometriosi

 

Così in Italia per aumentare la consapevolezza attorno a questa patologia l’intero mese di marzo è dedicato ad attività di sensibilizzazione e informazione, tra la popolazione come tra gli specialisti della salute.

 

Anche quest’anno si moltiplicano le iniziative: dalle “Endopank”, le panchine gialle arrivate a 160 in tutto il Paese “per fare luce su una malattia invisibile” e promosse dall’associazione “La voce di una è la voce di tutte Odv”, alle “vetrine consapevoli” dei commercianti di Ravenna, iniziativa organizzata dall’A.P.E. (Associazione Progetto Endometriosi), ma non solo.

 

 Endometriosi: parlano le donne affette

 

“Se avessi una bacchetta magica, cosa cambieresti dell’assistenza sanitaria?” è questa la domanda che un gruppo di ricercatori ha posto a oltre 1000 donne affette da endometriosi.

 

Dal quesito aperto contenuto nella ricerca pubblicata sul Journal Womens Health a gennaio 2023 sono emerse 5 aree su cui più di altre le pazienti esortano ad intervenire:

 

  • la formazione degli operatori sanitari sull’endometriosi;
  • una migliore gestione del dolore quotidiano e degli attacchi di dolore;
  • una maggiore attenzione ai sintomi – spesso “non presi seriamente” dai camici bianchi; secondo la percezione della maggior parte delle pazienti intervistate;
  • la standardizzazione dei processi diagnostici;
  • un maggiore ascolto delle pazienti.

 

Novità dalla ricerca

 

A lasciar ben sperare sulla lotta alla patologia oggi contribuisce un crescente numero di scoperte scientifiche favorite da maggiori investimenti nella ricerca.

 

Tra le più recenti e promettenti quella presentata al 44esimo meeting annuale della Japanese Endometriosis Society, e pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine. Secondo quanto riportato dai ricercatori dell’azienda farmaceutica giapponese Chugai sarebbe stato sviluppato un farmaco innovativo in grado di bloccare una proteina infiammatoria (l’Interleuchina 8), dimezzando le dimensioni delle lesioni, del tessuto cicatriziale e delle adesioni agli organi causate dall’endometriosi.

 

Lo studio è stato condotto su scimmie poiché “l’endometriosi su questi animali si comporta in maniera molto simile a quella umana”, raccontano i ricercatori. Sebbene siano necessari ulteriori studi per verificare se il farmaco riesca a ridurre anche il dolore causato dalle lesioni o ad aumentare la fertilità, la scoperta rappresenta un importante passo avanti nella cura della patologia.

 

L’endometriosi ad oggi resta incurabile e viene principalmente gestita con farmaci antidolorifici (spesso antinfiammatori non steroidei FANS) e trattamenti ormonali che impediscono alle ovaie di produrre estrogeni; nei casi in cui la paziente non risponda alla cura farmacologica o desideri intraprendere una gravidanza la scelta ricade spesso sull’intervento chirurgico.

 

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L’importanza della formazione degli specialisti sull’endometriosi

 

Ma grazie alla ricerca oggi sappiamo anche che molti altri fattori possono concorrere alla gestione o al peggioramento della patologia. È necessario un approccio multifattoriale alla patologia, che permetta anche di individuare, oltre alla strada farmacologica – l’importanza degli stili di vita. Una corretta nutrizione, l’uso di integratori e l’attività fisica hanno mostrato di essere elementi validi alla gestione delle pazienti.

 

Per aiutare queste ultimi è fondamentale prima di tutto formare medici e specialisti in maniera più consapevole, per cambiare la storia di questa malattia. “Ancora troppo spesso si sottovalutano i sintomi, e si considerano normali i forti dolori pelvici, soprattutto se in concomitanza del ciclo”, aggiunge Alessandro Cavaliere docente del corso ConsulcesiEndometriosi: Conoscerla per capirla. Natura, caratteristiche, classificazione e impatto sulla donna”.

 

Nel corso, oltre ad approfondire il legame della patologia con i problemi legati alla fertilità e le cure al momento disponibili, Cavaliere, specializzato in Ginecologia e Ostetricia, ritorna sull’importanza di “un nuovo approccio alla patologia da parte dei professionisti della salute che includa diagnosi differenziali per una diagnosi precoce”.

 

Ad approfondire il legame tra alimentazione e patologia si dedica invece Serena Missori nel nuovo corso di formazione: “Gusto è Salute. La dieta giusta per l’endometriosi”, lanciato di recente per Consulcesi.

 

“Sempre più evidenze scientifiche ci mostrano come ciò che mettiamo sulla nostra tavola può contribuire notevolmente a contrastare l’endometriosi”, racconta l’endocrinologa e nutrizionista che nella formazione multimediale approfondisce nutrienti e integratori utili ad alleviare i dolori come anche quelli meno adatti.

 

Accanto ad alimenti comunemente noti per i loro benefici come verdure, cereali integrali, legumi e frutta, tanti altri quelli meno noti come la Curcuma, l’Agnocasto e il lampone rosso approfonditi nel corso dall’esperta.

 

Fabiola Zaccardelli, BA (Hons) Journalism, University of Westminster