Allarme per le aggressioni ai medici in ospedale, ogni anno sono 1200
03/04/2018
Una media di tre episodi di violenza al giorno. Lo rivelano i dati Inail 2018: nel 70% dei casi sono donne, soprattutto guardie mediche
OGNI ANNO in Italia si contano 1200 atti di aggressione ai danni dei lavoratori della sanità, che è come dire che il 30% dei 4mila casi totali di violenza registrati nei luoghi di lavoro riguarda medici infermieri ostetriche, farmacisti… insomma coloro che curano o si prendono cura dei cittadini. E nel 70% dei casi le vittime delle aggressioni sono donne, soprattutto guardie mediche.
I LUOGHI DELLE AGGRESSIONI
Parliamo di una media di tre episodi di violenza al giorno (dati Inail 2018), che vanno dalle percosse fino ai tentativi di stupro: l’ultimo quello una dottoressa in un paese del Salento che agli inizi di marzo ha subito un’aggressione a sfondo sessuale durante il turno di notte. Secondo Consulcesi, che ha lanciato un appello all’attenzione sul fenomeno delle aggressioni del personale sanitario, i camici bianchi più a rischio operano nei pronto soccorso, nelle strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali, nei luoghi di attesa e nei servizi di geriatria e continuità assistenziale.
I CONTESTI
La violenza emerge in contesti particolari. Ci sarebbe, per esempio, una relazione tra le aggressioni ai medici e l’aumento dei pazienti con disturbi psichiatrici dimessi da strutture ospedaliere o residenziali, tra violenza e diffusione dell’abuso di alcol e droga. La mancanza di limiti all’accesso di visitatori negli ospedali e negli ambulatori rappresenterebbe un’altra situazione di rischio per lavoratori. Così come la lunghezza dei tempi di attesa nei pronto soccorso. O nelle situazioni di carenza del personale. La violenza si manifesterebbe di più nei presidi territoriali di emergenza o assistenza isolati, o dove è scarsa l’illuminazione (parcheggi di ospedali, classicamente), e infine se e dove il personale medico-sanitario non è adeguatamente formato a riconoscere e arginare l’aggressività.
UNA CARNEFICINA SILENZIOSA
Una recente nota della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, ha definito le aggressioni ai danni del personale sanitario una carneficina silenziosa, perché “spesso rimane nascosta per vergogna, per pudore di un denuncia che scoperchierebbe situazioni di inadeguatezza o perché quasi messa in conto come componente del rischio professionale“.
UN FENOMENO IN CRESCITA
Il fenomeno della violenza contro i camici bianchi sarebbe anche in crescita: secondo un’indagine realizzata su un campione di oltre 4mila infermieri da NurSind – il sindacato delle professioni infermieristiche – rispetto al 2013, nel 2017 erano aumentate sia le aggressioni verbali, passando dal 41% al 66%, sia quelle fisiche, che rappresentano un terzo di tutti i casi. A far scattare gli aggressori, stando alle informazioni raccolte da NurSind, sarebbe soprattutto l’insoddisfazione per i servizi e l’organizzazione (sempre di più negli anni: 71,8% nel 2013, 77% nel 2016). Le aggressioni 16 volte su 100 provocherebbero danni fisici.