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Tre bambini su mille soffrono di ipoacusia infantile: ecco i segnali per accorgersene

06/11/2017

Tre bambini su mille soffrono di ipoacusia infantile: ecco i segnali per accorgersene

Secondo i dati Istat la sordità è la seconda causa di invalidità più diffusa in Italia, dopo quella motoria. L’ipoacusia infantile presenta dei chiari campanelli d’allarme.

Fino a 3 bambini ogni 1000 nati hanno problemi uditivi gravi che è necessario individuare e affrontare il più rapidamente possibile, perché l’ipoacusia infantile impedisce il corretto sviluppo delle abilità linguistiche influendo sulla comunicazione, sul comportamento, sullo sviluppo socio emotivo e sull’andamento scolastico del bambino.

Ma come riconoscere i campanelli d’allarme dell’ipoacusia nel bambino?

A fornire un’utile guida ai genitori, il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione e il professor Giuseppe Attanasio, medico specialista in Otorinolaringoiatria presso il Policlinico Umberto I di Roma, con il corso ECM FAD “Ipoacusia infantile e protesizzazione acustica”. Abbinato al corso, il Film Formazione “Matilde”, un cortometraggio la cui protagonista è una bambina sorda che con una forza d’animo fuori dal comune riesce ad abbattere le barriere della comunicazione che troppo spesso imprigionano chi non può sentire.

«È il linguaggio quel segno che aiuta i genitori a comprendere che c’è un problema uditivo. – spiega il professor Attanasio, responsabile scientifico del corso – Se il bambino a 6-9 mesi ha un balbettamento ancora molto povero già si può cominciare a pensare a qualche problema. Può essere considerato un altro campanello d’allarme se a 12 mesi se non risponde a dei comandi semplici o quando viene chiamato per nome. È ovvio che se i genitori non riescono a cogliere questi segni, verso i 18-24 mesi il bambino ipoacusico non ha la capacità di pronunciare parole o frasi».

Ma quali sono i fattori scatenanti dell’ipoacusia infantile acquisita? «Le cause infettive e tossiche sono le più frequenti – illustra Attanasio – innanzitutto le malattie trasmesse dalla madre durante la gravidanza, il cosiddetto complesso TORCH (Toxoplasma, Rosolia, Citomegalovirus ed Herpes Simplex), tutti agenti patogeni molto pericolosi per il feto».
«Ci sono poi sordità legate ad ipossia durante il parto,- continua Attanasio – e quelle post-natali infettive, causate ad esempio da parotite, meningite, morbillo ma anche legate a farmaci ototossici come alcuni antibiotici o anche ipoacusie derivanti da traumi, per esempio fratture o lesioni a carico della teca cranica».

Considerando che il 30% dei bambini ipoacusici sono soggetti a patologie che sfuggono agli screening uditivi prenatali perché non si manifestano alla nascita ma solo nei mesi o negli anni successivi, «è essenziale che il medico, soprattutto il neonatologo e il pediatra, sia formato e sappia essere sollecito in termini di diagnosi precoce, che in questi casi è fondamentale» conclude Attanasio.

“Ipoacusia infantile e protesizzazione acustica” è a disposizione dei medici all’interno del catalogo corsi offerti dal provider ECM 2506 Sanità in-Formazione, a cui di recente è stato assegnato dall’Annuario della Formazione in Sanità il primo posto della classifica “The Best Provider Ecm 2016” nella categoria “Formazione a Distanza FAD”. I corsi sono realizzati in partnership con Consulcesi Club e sono on line gratuitamente sul sito www.corsi-ecm-fad.it.