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COVID-19: perché includere le donne in gravidanza nelle campagne vaccinali

10/06/2021

COVID-19: perché includere le donne in gravidanza nelle campagne vaccinali

Editoriale di Virginia Rasi, medico, assistente ricercatore presso University College of London (UCL)

 

 

 

 


Diverse sono le evidenze a sostegno dell’importanza di vaccinare le donne durante la gravidanza, questo perché lo stato gravidico di per sé le rende più suscettibili a determinate infezioni ed aumenta il rischio di esiti più gravi dell’infezione.

La vaccinazione materna in precedenti epidemie/pandemie si è dimostrata un’importante arma, sicura ed efficace, per ridurre l’ospedalizzazione e la progressione severa della malattia, nonché nel ridurre il rischio di eventi avversi peri- e neonatali, come ad esempio l’infezione da influenza A (H1N1).

Eppure, da un recente studio inglese (una mini-review basata su un sondaggio in diversi paesi del mondo) è emerso che l’Italia avrebbe tra le più basse coperture vaccinali contro l’influenza e la pertosse dei Paesi valutati. Inoltre circa il 46% delle donne intervistate non era a conoscenza della capacità di questi vaccini di proteggere i propri neonati dall’infezione e un 35% non sapeva dei rischi aumentati di complicazioni sia materne sia neonatali qualora si contragga l’influenza in gravidanza.

Un altro importante dato emerso da questo studio, che tuttavia conferma dati già noti, è che gli stessi medici hanno posizioni molto differenti nel prescrivere queste vaccinazioni in gravidanza, anche in presenza di linee guida nazionali ed internazionali. Inoltre nei Paesi dove la figura della midwives (ostetriche) esercita un ruolo più prominente è emerso che proprio loro sono le meno propense a discutere di vaccinazione e a raccomandarla, e che solo chi ha più di 10 anni di esperienza sul campo consiglia la vaccinazione contro l’influenza (dati provenienti dalla Francia).

 

Anche il nuovo virus SARS-CoV-2 sembra indurre una malattia da COVID-19 più severa nelle donne in gravidanza rispetto a quello che si verifica nelle donne non in gravidanza di pari età, con un aumento sia del rischio di ospedalizzazione sia del ricorso alla terapia intensiva. Per di più recenti dati epidemiologici ci informano che il rischio di mortalità materna nelle donne in gravidanza con infezione da COVID-19 sarebbe addirittura 22 volte superiore rispetto alle donne senza infezione.

Per questo la comunità scientifica si è espressa con diversi position paper chiedendo che le donne in gravidanza siano incluse nelle campagne vaccinali, considerando la crescente evidenza dell’effetto che il virus ha sia sulla salute della donna sia sull’andamento della gravidanza e le sempre più solide evidenze della sicurezza ed efficacia del vaccino anti-COVID-19. Infatti oltre 90.000 donne americane sono ad oggi state vaccinate durante la gravidanza con i vaccini Pfizer e Moderna e non è stato riportato alcun rischio. A questo punto si impongo due imperativi, da un lato includere negli studi clinici le donne in gravidanza per avere a disposizione dati solidi e dall’altro diffondere rapidamente tra i medici i dati raccolti mano a mano che vengono generati, cosi da consentire loro di prescrivere in tutta tranquillità le vaccinazioni in gravidanza.

Attualmente per il COVID-19 abbiamo una sola certezza: che con la scarsità di dosi, se vacciniamo durante la gravidanza, proteggiamo due persone.


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